Herzog e De Meuron, Lo studio di Remy Zaugg a Pfastatt, ph. by Maurizio Barberis

Herzog e De Meuron, Lo studio di Remy Zaugg a Pfastatt, ph. by Maurizio Barberis

 I am not I

di Maurizio Barberis

Ho conosciuto Ramy Zaugg nel 2004, quando, grazie ai buoni auspici di un’amica gallerista, mi ero presentato a Pfastatt, sobborgo di Mulhouse, una graziosa cittadina francese a pochi chilometri da Basilea e dal confine svizzero, con la mia Contax e con l’idea di ritrarre il suo studio e la sua casa. In realtà mi resi conto che tra il meraviglioso studio, opera di Herzog e De Meuron, che lì avevano sperimentato le idee sull’illuminazione naturale che avrebbero utilizzato nel progetto della Tate Gallery, e la sua casa, un edificio di fine ottocento che aveva ospitato la scuola del paese, non esisteva alcuna soluzione di continuità.

Herzog e De Meuron, Lo studio di Remy Zaugg a Pfastatt, ph by Maurizio Barberis

Herzog e De Meuron, Lo studio di Remy Zaugg a Pfastatt, ph by Maurizio Barberis

Come un monaco, Remy viveva in uno spazio privo di comfort borghesi e tutte le stanze della casa erano dedicate al suo lavoro. Tranne una, la cucina, dove troneggiava una grande moka all’italiana, segno di un cedimento insospettabile verso culture latine, di cui, forse, provava una sotterranea e inconscia nostalgia.

La cucina della casa di Remy Zaugg, Pfastatt, ph. by Maurizio Barberis

La cucina della casa di Remy Zaugg, Pfastatt, ph. by Maurizio Barberis

Difatti trovai un uomo prima ancora che un artista, un uomo curioso, che scoprì di me cose nascoste, con un intuito da veggente, cosa di cui spesso gli artisti sono dotati. La sua ricerca: ossessionato dalla relazione tra l’io e il mondo, esplorava attraverso il linguaggio, la parola scritta, i limiti della percezione, considerando l’io come il risultato di una sintesi tra vista e coscienza. Credeva infatti che la vista e la coscienza fossero effettivamente collegate e che attraverso la loro sovrapposizione si sviluppasse la nostra relazione con il mondo. Una relazione messa però, socraticamente, in continua discussione attraverso slogan che colpivano l’osservatore come uno schiaffo.

Interno della casa di Remy Zaugg, Pfastatt, ph. by Maurizio Barberis

Interno della casa di Remy Zaugg, Pfastatt, ph. by Maurizio Barberis

Interno della casa di Remy Zaugg, Pfastatt, ph. by Maurizio Barberis

Interno della casa di Remy Zaugg, Pfastatt, ph. by Maurizio Barberis

Pochi mesi dopo venne a mancare per le complicazioni di una grave malattia. Nel 2014 la figlia venne accusata della morte della madre, nonché vedova di Remy Zaugg, e ricoverata in una clinica psichiatrica. Nel 2016 il Museo Reina Sofìa presentò a Madrid una importante selezione delle sue opere dal titolo “ The question of Perception”.

Interno della casa di Remy Zaugg, Pfastatt, ph. by Maurizio Barberis

Interno della casa di Remy Zaugg, Pfastatt, ph. by Maurizio Barberis

Giardino della casa di Remy Zaugg, Pfastatt, ph. by Maurizio Barberis

Giardino della casa di Remy Zaugg, Pfastatt, ph. by Maurizio Barberis

“ …fatte dunque le mestiche,…, volendo lavorare o a olio o a tempera o in fresco, si va coprendo il lineamento, e mettendo a’ suoi luoghi i chiari e gli scuri et i mezzi e gli abbagliati de’ mezzi e de’ lumi, che son le tinte mescolate de’ tre primi, chiaro mezzano e scuro, i quali chiari e mezzani e scuri et abbagliati si cavano dal cartone o vero altro disegno che per tal cosa è fatto per porlo in opra; il qual’è necessario che sia condotto con buona collocazione e disegno fondato, e con giudizio et invenzione, atteso che la collocazione non è altro nella pittura, che aver spartito in quel loco dove si fa una figura, che gli spazi siano conformi al giudizio dell’occhio, e non siano disformi;…” ( Giorgio Vasari, Della Pittura) 

Interno della casa di Remy Zaugg, Pfastatt, ph. by Maurizio Barberis

Interno della casa di Remy Zaugg, Pfastatt, ph. by Maurizio Barberis