Le vie del Signore

by Alberto Vannetti, direttore Artistico MAAC (Museo Archeologico e d’Arte Contemporanea di Cisternino, Puglia)

photo by Lucio Bracco

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Le vie del Signore sono infinite ? Per me, ateo rispettoso delle credenze religiose e spirituali forse sì o forse la sintonia con un parroco, considerato difficile per tutti, ma con me no, mi ha permesso di dirigere di fatto per quattro anni l’Area Archeologica di Cisternino gestita da una associazione che poco aveva a che fare con il contemporaneo che mi dava, però,  disponibilità di portare circa 14 iniziative espositive tematiche contemporanee nei suggestivi spazi come artista/curatore.

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Ho avuto già molte esperienze non semplicemente espositive ma anche organizzative come la più particolare e ‘pericolosa’ nel Museo Nazionale di Algeri all’inizio del periodo iper terroristico estremista islamico. A ripensarci, grazie all’opportunità offertami da HoperAperta, credo di aver iniziato in quello strano luogo di architettura anni ’60 trionfalistica, dominante la città ad avere un approccio ampio, interdisciplinare e indipendente  con le tecniche espositive e dialogare, pure in francese che poco sapevo, con culture e persone che mai avevano sentito il tuo nome e per smentire il luogo comune degli ‘artisti colonialisti’ solo perché venivano dalla civile e ricca Europa.

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Comunque per tornare al concetto museale e alla sua funzione oggi, credo, ammesso e non concesso di poter disporre sempre di risorse minime sufficienti, che si debbano avere alcune precise visioni  innovative, socialmente e tecnicamente in relazione all’arte moderna e contemporanea. Per l’antico il discorso è altro, per quanto esista  il detto di massa “roba da museo” per me è, invece, una peculiarità.  Ma torniamo fra i vivi. Ad esempio: quello che indicherei ai direttori dei musei pubblici, ai curatori delle più svariate manifestazioni artistiche contemporanee a partire dalla Biennale, è un cambio di passo deciso in senso aperturista. Ri/Partire da una ricognizione totale del presente, tenendo ben saldo i riferimenti del passato, e portando sia all’interno dei musei che nei luoghi deputati alle arti come le gallerie in collaborazione o in situazioni ‘inaspettate’ ma strutturate per valorizzare il contenuto, le ricerche più varie e interessanti oggi in Italia.

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Le cattedrali espositive possono essere belle e firmate, ma troppe volte connesse e ammanettate a tendenze mercantili imposte, per glorificare il potere di turno (non mi scandalizzo, è nel nostro DNA)  e forse si può ingannare un pubblico occasionale con gigantismo e spettacolarizzazione fine a se stessa ma non gli artisti e chi vive di arte da sempre. Utopia? Ingenuità? Velleitarismo? Per fare e crescere bisogna esserlo ragionevolmente.  Mi pare che le maggiori espressioni artistiche degli ultimi 150 siano partite dal ‘basso’, molti hanno fatto letteralmente la fame, altri rivisti da morti,  e sarebbe bello e opportuno che oggi le istituzioni, dopo o in corso COVID19, blocchi e lutti, revisioni comportamentali ed economiche, rovesciassero almeno in parte questo schema antico e fossero più difensive e analitiche di quello che gli passa sotto il naso, anche rischiando: risorse intellettuali ed energie non mancherebbero.

 Alberto Vannetti