Dal barocco alla maniera

La sicilianità ineludibile di Tommaso Bilardo

di Andrea Schubert

Non gli è bastato girare il mondo. Non gli è bastato lavorare a New York, con tutti i grandi della fotografia.

Per qualcuno, o forse sotto sotto per tutti i siciliani, di nascita o di genia, la "sicilianità" rimane radicata. La troviamo diffusa nel mondo; la troviamo nelle pieghe dell'immaginario artistico di quanti vengano da quella terra, isola quasi per caso, ma sufficientemente isolata da essere a se stante locus amoenus per eccellenza.

Bilardo, come ogni artista che si rispetti, è il risultato di un coacervo di esperienze: il retaggio della sua memoria genetica, coadiuvata dalla memoria atavica, arricchita da personali esperienze di una vita vissuta, sono l'origine del suo lavoro. Nei suoi scatti traspare la sapienza tecnica dei maestri con cui ha lavorato. La puntigliosa ricerca della qualità materiale della stampa completano l'opera.

La nostra società moderna, soprattutto quella di massa, ha portato ad una progressiva perdita dell'ego diversità. La tendenza all'omologazione verso un pensiero unico appare, a prima vista, la caratteristica dominante. Ma l'artista, pur partecipe di questo processo di postmodernizzazione, mantiene la propria identità, anche se collettiva della propria cerchia, condivisa con i propri simili, inserendovidei gradi di personalità. In quetsto, Tommaso Bilardo non è da meno. Le sue esperienze lavorative maturate all'estero hanno arricchito il suo linguaggio, la sua tecnica,senza togliergli l'accento avito. Si potrebbe dire che la nostalgia traspaia in molti scatti mentre in altri ne emerga la "maniera". Barocco quanto basta, manierista di tanto in tanto; così come lo è la Sicilia nella sua lunga storia dall'Islam ai giorni nostri.