Selbstportrait

by Egon Schiele 

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Sono nato a Tulin, un piccolo paese della provincia di Vienna  nel giugno del 1890, in una bella stagione, alberi in fiore e carichi di buona frutta. Molto sensuale. Così credo che il mio carattere ne sia rimasto in qualche modo influenzato, diviso a metà tra l’aspirazione divina e il desiderio carnale. Mio padre, che amavo molto, faceva il capostazione. Ne ammiravo la divisa e il piglio autoritario. Ma non mi capiva e non stava molto bene. Problemi psicologici, credo. Dopo la sua morte, ero molto piccolo, venni adottato da mio zio che capì finalmente le mie inclinazioni e mi consentì di seguire la mia vocazione. Amavo molto la mia famiglia, mia madre, ma soprattutto mia sorella Gerti. Era molto bella e mi sarebbe piaciuto sposarla. Ma non si poteva. Andai a Vienna e frequentai per un po’ l’Accademia, ma me ne stancai presto. Capite, i miei disegni, la mia pittura disturbavano e, francamente, anch’io ero disturbato dall’accademismo viennese.

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Erano anni frizzanti, qualcosa stava accadendo e la mia, diciamo così, predisposizione per una sessualità un po’ spinta trovava qualche timido sostenitore. Gustav, in particolare, un caro amico, quasi un padre per me, un pittore che stimavo molto. Le prime mostre, un po’ di successo, mi garantirono una certa autonomia. Ma le cose, soprattutto sul piano personale, non andarono così bene. Venivo attaccato.

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Mi spostai con la mia fidanzatina in un paesino vicino a Vienna, ma, peggio che andar di notte. Venni arrestato, una cosa orribile, accusato da un padre bigotto di aver sedotto la sua figliolina quattordicenne. Non era vero, ma la fama mi aveva preceduto. Il giudice si esibì in una performances d’autore, bruciando un mio disegno davanti ai miei occhi.

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Chissà se qualcosa è cambiato oggidì. Per farla breve, dopo quest’infame esperienza me ne tornai a Vienna. Scoppiò la guerra, ma fui fortunato. Anche sotto le armi mi consentirono di continuare a dipingere e così feci. Finita a guerra decisi di sposarmi con Edith, una ragazzona bruttina ma molto materna e comprensiva.

Ebbi un figlio da lei, ma arrivò la pandemia, la Spagnola, così la chiamavano, non ho mai capito perché. Se li portò via in un attimo, tutti e due. Io li seguii dopo pochi giorni, non fu piacevole, ma forse fu un sollievo. Non aspettatevi che vi racconti cosa ho trovato dall’altra parte.

Vi rovinerei la sorpresa,

il vostro affezzionatissimo,

Egon Schiele

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