I Live I Die I Will Be Reborn
by Maurizio Barberis
Il Los Angeles County Museum of Art (LACMA) ha presentato recentemente la prima mostra che espone negli Stati Uniti gli ottant’anni della straordinaria carriera dell'artista novantanovenne Luchita Hurtado (Venezuela, 1920).
Luchita Hurtado è stata recentemente (2019) inserita nella lista del Time come una delle 100 delle persone più influenti del pianeta, ed è stata inoltre onorata con un premio alla carriera dall’importante associazione Americans for the Art. Artista novantanovenne, realizza nel 1974, a cinquant’anni suonati (cinquantaquattro per la precisione), la sua prima personale in una galleria di Los Angels.
La seconda mostra nel 2016, a cui segue nel 2019 un’altra importante mostra alla Serpentine curata da Hans Ulrich Olbrist. Infine, a novantanove anni, la consacrazione con una esposizione al Lacma di Los Angeles.
Un percorso davvero curioso questo, che incomincia a New York, quando bambina si trasferisce con la famiglia dal Venezuela e inizia a lavorare per la Condé Nast come fashion illustrator. Ma la storia le riserva un destino diverso. Come molti americani di cuore sente il richiamo della prateria e delle culture primitive della Mesoamerica legate allo sciamanesimo.
Ma non è la sola. Molti artisti americani, Pollock, Mothewell, Georgia O’Keefe e tanti altri, sono sedotti della sirena surrealista della lontana Europa. Fatale l’incontro con un grande protagonista del movimento, Wolfgang Paalen, emigrato come tanti alla ricerca di un luogo accogliente abbastanza lontano dalle vicende europee di quegli anni.
Amato da Breton, inserito da Duchamp nel cuore della grande esposizione dedicata al movimento surrealista che terrà a Parigi nel 1938, Paalen incontra e seduce la giovane Luchita e con lei si trasferisce in Messico, dando luogo ad un sodalizio che coinvolgerà un altro grande interprete della versione surrealista dell’arte mesoamericana, Lee Mullican. Da questo triangolo nasce una piccola ma importante rivista, Dyn, abbreviativo del termine Dynaton, dal greco “ciò che è possibile”, e un omonimo movimento che vede come protagonisti la parte maschile del gruppo, a cui la mitica curatrice, nonché direttrice e fondatrice del San Francisco Museum Of Art, Grace McCann Morley, dedica una grande mostra nel 1951.
La rivista ebbe molta influenza nell'ambiente artistico dell'epoca e sugli artisti europei in esilio. L'articolo Totem Art, per esempio, influenzò artisti quali Martha Graham, Isamu Noguchi, Jackson Pollock, Mark Rothko e Barnett Newman a causa della definizione dell'arte totemica quale parte dell'azione e dei rituali estatici.
Ma l’infelice destino di Paalen spinse definitivamente Luchita tra le braccia di Lee Mullican, con cui visse e lavorò per molti anni nella Bay Area. Insomma, questa è l’America che amiamo, capace di rendere onore ad una artista indipendente che ha attraversato in punta di piedi un bel pezzo di storia di questo paese, con una scelta apparentemente in controtendenza rispetto alle miopi logiche del mercato dell’arte contemporanea.