Lilloni, l'oriente e il mare
Il mare ha significato molto per gli artisti. Nessuno tra questi credo possa essersi definito indifferente alla sua possenza, alla sua calma, alla sua vitalità. Nessuno con una sensibilità, anche minima, ha mai potuto ignorarne la grandezza, la maestosità.
Per Lilloni giovanetto l'oriente ed il mare si coniugano nel suo desiderio di diventare ingegnere navale e salpare lontano da una città d'acqua dolce, quale era Milano allora, verso esotiche mete. Un esotismo ritrovato forse anni dopo nelle letture salgariane dei figli Lalla e Luciano che, negli anni di passaggio cromatico che lo portarono al progressivo schiarimento della tela, avevano un'età in cui il fascino di mondi lontani facilmente poteva avere presa sui loro animi infantili (Adele, detta Lalla nasce nel 1927 e Luciano nel 29) rendendo contagioso il loro entusiasmo e facendo ritornare al maestro, così sensibile, quel desiderio di esotismo e di mare che tanto lo avevano solleticato prima di intraprendere gli studi d'arte. Il mare comunque non era quello suggestivo dei Sargassi, ma il domestico e tranquillo mare della nostrana Liguria.
Inizialmente un mare affollato di bagnanti e via via reso solitario ed intimo. Un elemento sempre più simbolico.
Molti critici hanno notato l'aspetto allegorico del lavoro di Lilloni. Tra questi mi piace ricordare le parole di Emilio Radius che scrive: "... le acque passano in questa pittura con una Sapienza che ha del allegorico. ... acque del mare abbandonate a se stesse senza speranza di requie ... a specchio della sua coscienza di artista maturo. ..."