Dell’immagine
Focus
Che cosa sarebbe la vita di un uomo senza l’ausilio della memoria? La memoria, una memoria dell’immanenza, del presente del passato e una premonizione del futuro, anch’essa memoria, rendono giustizia al tempo dell’uomo. La memoria diviene superficie assoluta, quel punto all’infinito con cui ci giochiamo il senso dello spazio e lo proiettiamo nel tempo. Così la fotografia cessa di essere testimonianza immanente, specchio di un presunto mondo reale e si spezza, si trasforma e si deforma, si moltiplica usurpando il piano divino per rendere conto di un altrove che trascende i sensi dell’uomo. Cessa di essere immagine per divenire pittura, testimonianza resa attraverso una memoria che superi il semplice dato sensoriale per bussare alle porte dell’infinito.
In questo modo la fotografia, fatta pittura, si pone al di là del semplice statuto figurale e attraverso l’elemento stocastico, attraverso la magia dei dadi lanciati con mano ispirata, diviene eidolon, memoria di un tempo che non appartiene più all’uomo, ma a uno spirito paracleto che appare e scompare attraverso un’eterna cangianza del Se.