L’ARTE DEL COMUNICARE
di Luca Violo
La globalità dei consumi e dei desideri ha portato a percepire l’arte come un prodotto di immagine e contenuto: simili a una crema di bellezza l’artista e l’opera sono soggetti e vittime, loro malgrado, di una precisa strategia marketing, volta ad accrescerne il valore economico attraverso un sapiente dosaggio di contributi critici, fonti storiche, gossip pruriginoso. Una involuzione dell’atto creativo, che induce a misurare nella reazione a una provocazione l’acme della ricerca artistica, con risultati a volte stupefacenti, ma più spesso desolanti per l’esiguità del contributo poetico. Alcuni argomentano che l’arte contemporanea altro non è se non lo specchio dei nostri anni. Di contro, potremmo aggiungere che questi appaiono anacronistici e un poco noiosi, nel credere ancora che la contaminazione dei generi e delle tecniche è strumento, e non fine, a disposizione dell’artista, per narrare i segni e i colori di un presente sempre più veloce a divenire passato. L’arte non viene più riconosciuta come valore in sé, con precisi metri di valutazione dell’oggetto, all’interno di un dibattito che ne determina la valenza allegorica e di contenuto, rispetto al contesto sociale al quale è rivolta: sia che si parli di manufatti dei nostri giorni che antichi di alcuni secoli, ci troviamo di fronte ad un intreccio di icone del mondo pubblicitario, che poco o nulla hanno a che fare con il mistero inesplorabile del gesto artistico. Una strada che, se percorsa, porta a leggere l’antico come un inaccessibile labirinto di significati, celati da una cultura del sapere e da una curiosità per l’erudizione assai poco suggestive al frenetico costume odierno; mentre il moderno e il contemporaneo si riducono a sterili immagini del potere. L’arte e la cultura divengono così riflesso e non sostanza dell’attività umana, necessarie ma non indispensabili per raccontare le angosce e i sogni del quotidiano. Smarriti questi punti cardinali, non esisterebbe più il pensiero come insieme di emozioni e concetti che si fanno azioni. Cadute le ideologie, l’unico simulacro è la fede nella scienza e nella tecnologia, elementi che presuppongono anch’essi una cultura, che se non sapientemente gestita, può trasformarsi in strumento di dominio politico, economico e sociale. Contro questa prospettiva è indispensabile che ogni persona sia spontanea germinazione di un libero confronto, che attraverso il giudizio diventi espressione di libertà della conoscenza, bene fondamentale alla crescita di ogni uomo.