Ricordi:

Gianpaolo Barbieri

di Patrizia Catalano

Triste e un po’ retorico ricordare le persone quando ci lasciano. Ma inevitabile. Il castello di carte della nostra vita viene sistematicamente messo a dura prova mentre via via si sfilano le carte e si cerca comunque di tenerlo in piedi, di far sì che non crolli. E quindi non solo le persone che ci sono vicine ma anche coloro che hanno costruito i nostri credo. Una passione incontrollata per la fotografia, per esempio che mi ha accompagnata fin dall’adolescenza.

Gianpaolo Barbieri è stato un grande fotografo italiano, un grande protagonista degli anni in cui moda e fotografia andavano a braccetto. Negli anni in cui collaboravo con la rivista femminile Marie Claire Italia feci tantissime interviste, Intervistare le persone al telefono o di persona era davvero divertente. Intanto si trattava di rintracciare: recuperare i contatti telefonici e di fax, non era cosa semplice

A maggior ragione, per un fotografo sempre sul set e magari in viaggio come fu per Gianpaolo Barbieri Il motivo per cui lo intervistai (saranno stati i primi anni ’90) francamente non lo ricordo. Ma ricordo perfettamente alcuni dettagli marginali all’intervista che da allora mi resero caro il personaggio. Barbieri come succede sempre a coloro che non temono di rispondere alle domande dell’intervistatore mi raccontò della sua passione per l’acqua.

Gli esotismi anche immaginari che hanno costellato il suo lavoro. Ma la cosa che più mi colpì fu il racconto della sua prima esperienza con l’acqua e con il nuoto. Mi confessò con grande semplicità che aveva imparato a nuotare a Milano. Non in una piscina, macché. Barbieri imparò a tuffarsi nel Naviglio e a nuotare nel canale milanese che ai tempi, era pulito e pieno di alghe. Questo suo nuotare tra le alghe del canale mi sembrò magnifico e vivido. Le acque trasparenti, le alghe di un verde intenso: qualcosa di onirico e mitico che mi sono portata dietro per sempre e a cui ho associato l’immagine del fotografo

Mi sono disinteressata per molti anni della fotografia di moda, un po’come è successo a molti, in fondo la fotografia epica, gli straordinari reportage risalgono principalmente alla seconda metà del secolo scorso. Apprendendo della morte di Barbieri ho avuto un sussulto, ed ecco riaffiorare alla memoria quel canale e quel ragazzino che vi nuotava dentro e che ha saputo portare tanto del suo immaginario dentro l’obiettivo. Scopro così che il professionista che successivamente è diventato anche artista nel 2016 aveva creato la sua fondazione. Operazione nobile e assai utile per trasmettere alle generazioni del futuro quella passione che accompagnò Barbieri tutta la vita.

Dal sito della Fondazione ho guardato le sue campagne fotografiche. Lui davvero fu capace di portare il suo stile fotografico nelle corti dei grandi stilisti. Pur mantenendo fede alla sua poetica era capace di sposare la sensibilità dei vari couturier. La sobrietà impeccabile di Giorgio Armani, lo stile fiabesco di Valentino, fu incredibilmente onirico con Vivienne Westwood: le sue campagne del ’97 e del ’98 per la stilista inglese ispirate ai pirati dei caraibi così cariche, barocche, trash forse hanno ispirato la Disney con il suo Pirata nel Mar dei Caraibi oppure il fantomatico mondo mitologico subacqueo di Damien Hirst portato a Venezia a Palazzo Grassi nel 2017 con "Treasures from the wreck of the unbelievable" …chissà.