Un'aura possibile
di Andrea Schubert
Tutti si guardano di fronte a uno specchio e lo specchio risponde con uno sguardo. Se questo specchio è collocato sull'anta di un armadio, probabilmente i ricordi accumulati e conservati nell'armadio, nei suoi cassetti, sopra gli scaffali ed appesi a staffe traverse, contribuiscono a ingigantire la sua aura domestica.
L'unicità dell'immagine riflessa, la sua lontananza dalle nostre immediate aspettative, sono elementi che non possono svanire semplicemente volgendo lo sguardo altrove. Uno specchio è quella forma che si nutre di noi, dei nostri ricordi, dei nostri rimpianti, della nostra immagine desiderata ma mai conseguita. Forse bisognerebbe girare la questione ad Harry Haller, personaggio che Hermann Hesse descrive nel "Lupo della steppa", che rompendo lo specchio e guardando le numerose immagini di sé riflesse dai suoi frammenti, scopre che l'uomo non è un essere unico, ma molteplice.
Cosa che forse già sapeva Walt Whitman. Infatti in “Foglie d'erba” ammette candidamente la molteplicità della propria natura: "Mi contraddico? /Molto bene, allora, mi contraddico, /Sono largo, contengo moltitudini". (Poem of Walt Whitman, an American: "...Do I contradict myself? / Very well then, I contradict myself, / I am large, I contain multitudes. ..."). Ma poi l'unità si impone e lo specchio è sempre là, disponibile a raccogliere l'ennesimo frammento dell'individuo specchiato, di quella moltitudine di Sè a cui meglio arrendersi piuttosto che combatterli. Impeccabilmente corretti nella nostra quotidiana rappresentazione, il frammento specchiato ci lascia uscire nel mondo per condividere la nostra nuova maschera.
Michelangelo Pistoletto di questo ha fatto una propria cifra stilistica. Antesignana, all’inizio di tutto, è stata la serigrafia su acciaio specchiante uno specchio, unica parte non riflettente dell'opera. Una cancellazione non sempre presente nella serie de "I Quadri specchianti", ma significativa nella sua apparente contraddizione. Le opere specchianti esistono solo nel momento in cui lo sguardo le inquadra e le anima con l’immagine che vi si riflette. Ed è proprio in questo riflettersi che se ne costituisce l'aura, l’aura da cui abbiamo iniziato.