MAX OPPENHEIMER
EXPRESSIONIST PIONEER

Leopold Museum, Vienna

Curator: Hans-Peter Wipplinger
Curatorial Assistant and Projectcoordination: Aline Marion Steinwender

by Henry Thoreau

Autore difficile, Oppenheimer. Riscoperto di recente  e reinserito nella rosa dorata dei magnifici tre dell’espressionismo viennese, assieme a Schiele e Kokoschka, in virtù di un’importante retrospettiva che il Leopold Museum di Vienna ha dedicato a questo scomodo autore.

Egon Schiele, The Painter Max Oppenheimer, 1910 © Albertina, Vienna | Photo: Albertina, 

Max Oppenheimer muore a New York nel 1954, in esilio e in povertà, votato all’oblio dai suoi contemporanei, affascinati più dalle esibizioni del mago Duchamp, l’Oudinì dell’arte d’America di quegli anni, mentre stava progettando un ritorno in patria mai avvenuto e forse mai veramente desiderato.

Max Oppenheimer, Portrait of Egon Schiele, 1910 © Wien Museum | Photo: Wien Museum/Birgit und Peter Kainz

La sua vita contiene le stigmate della damnatio memoriae. Incarna le virtù della perfetta vittima dell’orco nazista. Ebreo, omosessuale dichiarato, vive una vita nomadica, spostandosi tra Svizzera, Austria e Germania, e nel 1939 in piena tempesta europea, sfuggendo alla morsa della Gestapo, pone in atto una rapida fuga a volo d’uccello verso l’America. Dalla Svizzera a New York, verso il nuovo Eldorado dell’arte europea, accolta dagli americani come promessa di un rinnovamento culturale che avrebbe fatto diventare, negli anni a venire, NY la capitale dell’arte contemporanea.

Max Oppenheimer, Portrait of Tilla Durieux, 1912 © Leopold Museum, Vienna | Photo: Leopold Museum, Vienna

Nato nel 1885 da genitori ebrei, enfant prodige, inizia a studiare pittura prima a Vienna e poi a Praga, città allora attraversate dallo spirito del modernismo secessionista, movimento cui il nostro si dichiara molto sensibile, pur restando nell’ottica di una rivolta radicale che lo spingerà a fraternizzare con le frange più estreme dell’arte di quegli anni.

Max Oppenheimer, The Scourging, 1913 © Private collection | Photo: Leopold Museum, Vienna/Photo: Lisa Rats

Così lo ritroviamo a Zurigo, città dove per qualche tempo frequenta le avanguardie europee, partecipando in presa diretta alla fondazione di quel movimento dadaista che vedrà proprio nella capitale svizzera, in quel del Cabaret Voltaire, la nascita di una delle più importanti espressioni della poesia artistica contemporanea, i cui effetti sono tutt’oggi attivi e operanti nel fare di molti, fortunati, autori.

Max Oppenheimer, Samson, 1911 © Private collection, Photo: Leopold Museum, Vienna | Photo: Lisa Rast

Ma il suo destino si compie a Vienna, dove diviene protagonista della rivoluzione espressionista, prima partecipando nel 1908, giovanissimo, alla Kunstschau, una mostra d’arte organizzata da Gustav Klimt, e poi, nel 1912, con una prima personale alla galleria Tannhauser a Monaco, divenendo membro attivo, con Klee e Alfred Kubin, del gruppo SEMA.

Max Oppenheimer, The Rosé Quartet, 1924 © City of Nuremberg’s Art Collections Photo: City of Nuremberg’s Art Collections | Photo: Richard Krauss

La sua particolare lettura della poetica espressionista lo porta a cercare nei segni espressivi dei suoi ritratti di importanti personalità artistiche e culturali, il riflesso maniacale e psicotico del difficile periodo che il mondo stava attraversando. Così i volti di Sigmund Freud, in primis, di Adolf Loos, di Ferruccio Busoni, di Thomas Mann e Arthur Schnitzler, di Peter Altenberg, si esprimono attraverso un tratto radicale che rendeva ragione della nuova poetica, così vicina alla sensibilità dei tempi. Espressionismo appunto.

Max Oppenheimer's Portrait of Heinrich Mann is a 1910 painting now in the Wien Museum, Vienna, that was shown in the 2013 National Gallery, London, exhibition

A questo si aggiunse infine un’intensa collaborazione con Gustav Mahler e Anton Webern, frutto della grande passione di Oppenheimer per la musica, passione che produsse una serie di importanti lavori a soggetto musicale.

Max Oppenheimer, Gustav Mahler dirige la Wiener Philarmoniker, 1935/40

Tra questi un grande dipinto che ritraeva la filarmonica di Vienna diretta da Mahler, un’opera che lo vide impegnato per diversi anni, e che trovò la sua conclusione durante gli anni dell’esilio newyorkese.