MANIFATTURA TABACCHI, Firenze

di Martina Barberis Casagrande

Firenze. Lorenzo De Medici, grande stratega del Quattrocento nella Firenze repubblicana (città-stato), vero erede di suo nonno Cosimo, altro mecenate che della cultura si serviva per diletto ma anche per politica, diventando amico di Donatello e avvicinandosi a grandi come Brunelleschi, grazie a cui terminò il Duomo. Ogni volta che si visita Firenze, ça va sans dire, è sempre forte l’impatto di quell’ immensa architettura che culmina con la meravigliosa cupola brunelleschiana. Lorenzo proseguì l’astuzia politica di Cosimo, ma anche l’arte del mecenatismo attraverso altri strumenti, come la scuola di scultura, grazie a cui scoprì talenti quali Michelangelo. I politici dell’epoca proteggevano infatti gli artisti considerandoli sudditi speciali, “servendosi” di loro per potenziare l’ascendente culturale della città-stato. Lorenzo De Medici risulta quindi ancora oggi una figura davvero affascinante, per astuzia e abilità politica. Inoltre, c’erano le botteghe, come quella di Verrocchio - orafo, scultore allievo di Donatello, pittore, ingegnere, “artigiano” a 360° - dove si formarono grandi come Leonardo Da Vinci, Botticelli, Perugino. Dalle botteghe una scuola per scultori, per artisti e artigiani.

Cambio di scenario e di epoca. Recentemente è stata inaugurata nel capoluogo Toscano Manifattura Tabacchi, un progetto contemporaneo che deve “fare i conti” con il passato fiorentino, distaccandosi dal fulcro artistico di quel periodo ma, forse, accogliendone (inconsciamente?) gli insegnamenti.

Fenomeno (Smiley)_Davide Sgambaro_ph.Leonardo Morfini, ADRYA.

Manifattura Tabacchi, valorizza nei suoi 10'000 metri quadri, il design (e l’arte), utilizzando questi due strumenti per un rinnovamento storico e sociale. L’Italia, oltre al valore artistico del passato, ha tuttavia un’altra eredità interessante, legata all’industria e all’artigianato, e nata nel 900: ancora oggi, grazie alla (contemporanea?) maestria del Made in Italy, vengono da tutto il mondo per produrre oggetti di moda, design e non solo. Alcuni spazi industriali italiani sono spesso affascinanti, pura emozione, puro cinema, letteratura o forse arte. Certamente il confronto con il passato è sempre difficile, ma il modus Italiano è sempre presente, più o meno consapevolmente, nonostante il paese sia relativamente giovane: lo spirito che si respira in questo luogo è in fondo ancora quello, solo attualizzato e reso contemporaneo grazie a un fondo inglese e a un team italiano. Negli enormi spazi di Manifattura Tabacchi ritroviamo infatti le “botteghe”, o meglio, gli studi di architetti, designer, artisti che si confrontano e stimolano a vicenda. Una scuola, Poli.Moda, gremita di giovani che danno vita a nuove idee e progetti, ricercando materiali e forme diverse per poi “scorrazzare” liberi per il giardino o nei diversi spazi.

Poi ci sono i primi progetti residenziali, appartamenti restaurati e disegnati dalla designer Patricia Urquiola e dallo studio di architettura Q-bic, che hanno cercato di valorizzare la tradizione industriale di Manifattura Tabacchi: la prima, firmando Anilla, edificio che, con una caratteristica pianta curva, dedica lo spazio alla figura dell’operaia (Anilladora), la quale, all’interno della produzione, aveva il compito di inserire la fascetta (anilla) di sigari. Q-bic si è invece occupato di un altro spazio, Puro (in spagnolo sigaro), che delinea la forma lunga e stretta del building e lo stile essenziale del progetto. Obiettivo di Manifattura Tabacchi, è rendere gli spazi accessibili al pubblico, in modo che possa usufruire degli edifici, visitando atelier e mostre.

È stata recentemente inaugurata l’esposizione Nel paese delle ultime cose, seconda edizione del bando internazionale per l’assegnazione di sei residenze d’artista, a cura di Caterina Taurelli Salimbeni. Il progetto è ideato e prodotto da NAM – Not A Museum, il programma d’arte contemporanea di Manifattura Tabacchi.

Roi de Coupe_Roberto Fassone_ph.Leonardo Morfini, ADRYA.

Gli autori selezionati sono invece Irene Adorni, Roberto Fassone, Beatrice Favaretto, Lorenzo Lunghi, MERZBAU e Davide Sgambaro, mentre il tema della mostra è Riflessione dell’azione umana come traccia, impressa o imprimibile, nella storia, sui luoghi e nel tempo. Molteplici sono le tematiche indagate: la traduzione del movimento del corpo in principio di costruzione del reale; la fattibilità di realizzare un collettivismo ecologico a fronte di una cultura individualista; il collasso dello spettacolo attraverso la sperimentazione di pratiche e fantasie apocalittiche; i comportamenti generazionali alla luce dell’ideologia contemporanea del lavoro; la realizzazione di progetti editoriali slegati da finalità produttive di consumo; la rappresentazione della sessualità liberata da dinamiche patriarcali.

Roi de Coupe_Roberto Fassone2_ph.Leonardo Morfini, ADRYA

Too Much and not the mood (Choosy)2_Davide Sgambaro_ph.Leonardo Morfini, ADRYA.