Hotel for Art, Art for Hotel
di Patrizia Catalano
In questi anni, di frenesia progettuale, di offerte legate al consumo turistico, il mondo dell’hotellerie si è difeso egregiamente. Soprattutto per quanto riguarda le proposte legate agli alberghi five stars. L’hotel è diventato un ‘prodotto’ ambito dagli architetti più à la page e, di conseguenza, nomi come Zaha Hadid, Antonio Citterio, Patricia Urquiola, per citarne solo alcuni, portano valore aggiunto alla struttura del cui progetto sono incaricati. Nel nuovo millennio gli hotel griffe si sono diffusi con grande rapidità nel mondo intero, complici i giornali di lifestyle pronti a pubblicare l’ultima novità e “ad alimentare il sogno di una notte d’estate”. Ma esattamente qual è il sogno, che tipo di servizi ‘five stars plus’ offrono queste strutture? Generalizzando, l’hotel contemporaneo offre tantissime opportunità. Confort a tutti i livelli, dalle camere da letto con materassi a prova di principessa, alle lounge indoor e outdoor, per non parlare di Spa con trattamenti da Roma Imperiale per arrivare a piscine con acqua salata e a un’offerta gourmet da houte cousine. Anche sull’accoglienza e il servizio si punta sul meglio: non ci si sente mai soli, tutti sanno chi sei, come ti chiami, e se per caso hai qualche attimo di smarrimento sono pronti (sorridenti) a risolvere ogni tipo di problema.
Is the Hotel boring? Non possiamo dire certamente questo ma si sa, la perfezione a volte può essere, a lungo andare, leggermente soporifera: il magnifico Lost in Translation, film del 2003, girato in un noto hotel di Tokyo da Sofia Coppola, è appunto dedicato al ‘disagio’ dei due protagonisti (Bill Murray e Scarlett Johansson) verso il sistema perfetto proposto dall’hotel ai loro ospiti. E allora che fare? Semplice, ‘sporcare’ tanta perfezione. L’arte per esempio è un perfetto rigeneratore di spazi essendo di per sé unconventional porta un pubblico anomalo e contaminante. Così l’arte può diventare una alternativa di forte comunicazione e identità, un elemento di aggregazione per il luogo in cui l’hotel è ubicato.
Questa è stata la filosofia portata avanti da HoperAperta nei sui viaggi esplorativi in collaborazione con alcune interessanti strutture ricettive.
Nel settembre 2021 la collezione Totem e Tabù, prodotta nel 2020, viene ospitata, in occasione dell’apertura, dal nuovo Palazzo Touring Club di Radisson Collection, progetto a cura dello studio Marco Piva, inserendosi con buona parte della collezione in aree che non avevano ancora preso ‘servizio’, come la grande sala convegni, o ‘disturbando’, con I Busti Imperatori di Dario Ghibaudo e la Piroga di Davide Valoppi, l’ingresso dell’hotel o illuminando con la luce della scultura di Angela Ardisson il piano dove si trova l’imponente scala Liberty dell’edificio.
Un’operazione ancora più estrema è stata operata lo scorso giugno in occasione della Milano Design Week, all’Ariston Hotel, il primo in Europa ad aver ottenuto nel ’92 il riconoscimento di hotel ecosostenibile.
HoperAperta si è inserita nell’hotel – appena ristrutturato in occasione dei suoi 30anni – con una mostra sulla terrazza: un luogo ancora libero, non messo a registro per gli ospiti dell’albergo, letteralmente magico, da cui si gode una vista a 360 sulla città.
Qui, è stata allestita la mostra ‘Cosmologie Domestiche’ a cura di Martina Barberis, Patrizia Catalano e Benedetta Scarella, invitando una serie di prestigiosi autori attivi nel mondo del design e dell’architettura (da pluripremiato architetto francese Rudy Ricciotti, all’architetto Duccio Grassi, ai cool designer Zanellato Bortotto, al designer artist Andrea Mancuso di Analogia Project e Matteo Pellegrino di Gallria Luisa delle Piane, alla sperimentatrice Anne-Sophie Oberkrome…) a lavorare sul tema del vaso come oggetto di alto valore simbolico.
Ultima esperienza, tutt’ora in corso, la laison nata con Palazzo Salis a Soglio in val Bregaglia. La mostra Ein Traumgedicht _‘Un sogno in forma di opera’ di Maurizio Barberis, a cura di Carlo Biasia e Benedetta Scarella, è forse l’esperienza più incisiva tra quelle citate.
Soglio, in val Bregaglia, è piccolo paese di 150 anime nella regione dei Grigioni, un centro straordinariamente intatto che vanta la presenza di alcune architetture del XVIII secolo di particolare valore. Tra queste Palazzo Salis, un tempo Casa Battista, edificio della nobile casata dei von Salis, dalla struttura di origine medioevale, decisamente rivisitata in epoca tardo barocca. Palazzo Salis, che possiede un meraviglioso giardino dominato da due giganteschi alberi di sequoia vecchi di cinquecento anni, è da oltre un secolo un hotel di grande fascino.
Il motivo è molto semplice: il luogo non ha subito nessuna sostanziale modifica: l’impianto dell’edificio è ancora quello barocco, non ci sono ascensori e alcune camere non prevedono il bagno in camera.
In compenso c’è un’importante quadreria del XVII e XVIII secolo e vi si respira un’atmosfera ormai dimenticata, dico meglio, ‘superata’, certamente assai diversa da quel tipo di griffe hotel precedentemente citato.
Per esempio, i più fortunati hanno la possibilità di dormire nell’appartamento che ospitò la famiglia del pittore Giovanni Segantini nei suoi soggiorni estivi o in quella più intima dove Rainer Maria Rilke scrisse alcune delle sue più belle poesie sul tema del paesaggio.
La famiglia Cigognani, che gestisce l’hotel da molti anni, ha fortemente voluto mantenere intatta l’atmosfera di questo luogo.
In questo contesto e nell’intenzione di ospitare progetti fuori dalla consuetudine, si è inserita la mostra di Maurizio Barberis inaugurata lo scorso 18 giugno (fino al 24 ottobre) a cura di Carlo Biasia e Benedetta Scarella.
L’idea dei Cicognani e della communication director, Fabiana Fumasoni è stata di intervenire con un’installazione nel punto più magico e remoto del giardino: la Casetta secentesca in pietra accanto alle due sequoie. Barberis, che ama lavorare con più media (disegno, fotografia, scultura), ha concepito l’installazione in due momenti, il primo, detto dell’Aprés-midi d’un Faune nel piccolo edificio e il secondo, detto della Visione Panica, nel giardino, all’ombra della secolare sequoia. “L’esperienza a Palazzo Salis ha per me un doppio valore: il rapporto con la natura, segnato dal magnifico giardino e dalla maestosità del paesaggio e la storia dell’hotel e di coloro che lo hanno vissuto”. La mostra è patrocinata dalla Associazione Segantini Maloja (fino al 24 ottobre).