L’architetto e l’idraulico

Breve storia della poltrona Wassily

di Patrizia Catalano

Marcel Breuer, Fotografia del periodo del Bauhaus Dessau

Era nato il 21 maggio del 1902 quel Marcel Breuer che tutti conosciamo come il padre della poltrona Wassily. Era ungherese di famiglia ebraica, religione che fu costretto a sconfessare a causa delle persecuzioni razziali, ed era un ragazzo molto acuto, curioso e ingegnoso. Terminati gli studi liceali a Pécs, sua città natale, l’appena diciottenne Lajkó, così gli amici amavano chiamarlo, lasciò l’Ungheria per Vienna dove si iscrisse all’Accademia di Belle Arti. Ma l'atmosfera dell'accademia non soddisfava le sue aspettative, ben presto abbandonò il corso per lavorare come apprendista presso un architetto viennese ed entrò nella bottega di ebanisteria del fratello dell'architetto. In seguito, definì i giorni trascorsi a Vienna come “tra i più infelici della sua vita”.

Andiamo sempre meglio, Serie di fotografie pubblicate sulla rivista del Bauhaus n.1, 1926

Un anno a Vienna gli bastò, nel frattempo aveva sentito parlare del Bauhaus da un amico che gli aveva mostrato la brochure della scuola tedesca. Il Bauhaus, definita una scuola radicale di arti e mestieri, fu fondata a Weimar nel 1919, con la missione di integrare il design funzionale ai principi dell'arte. Breuer fu uno dei primi e più giovani studenti a entrarvi: aveva appena 19 anni. Walter Gropius, a capo del corso di architettura, notò immediatamente le capacità di Breuer e dopo solo un anno di frequenza gli propose di diventare responsabile del laboratorio di falegnameria. Durante questo periodo, Breuer riuscì a produrre la serie di sedie “africane” (1921) e “a doghe” (1922), suo marchio di fabbrica.

Marcel Breuer, In alto: Sgabello usabile all’occorrenza anche come tavolino, Tubo d’acciaio di precisione, parti in legno nere opache, 1927. In basso: Sedia pieghevole modello B8, tubi d’acciaio di precisione, sedie e schienale di legno nero opaco, 1927,

Creativo e giocoso, Breuer era anche un appassionato ciclista. Amava la bicicletta perché la considerava un oggetto senza tempo, il mezzo di trasporto che aveva subìto ben poche modificazioni strutturali nel corso degli ultimi vent’anni, resistente ai continui cambiamenti in corso della società dell’epoca. Fu proprio quel suo andare in bici che lo spinse a pensare di sperimentare il tubolare del manubrio estremamente elastico e leggero nell’ambito del furniture design. Il tubolare d’acciaio cromato piegato (di 20 millimetri di diametro) fu usato da Breuer per creare la struttura di una sedia. A ben vedere la Model B3, questo il primo nome conferito a quella che in futuro venne rinominata Wassily, rappresentò un vero atto rivoluzionario, la poltrona o sedia se la vogliamo chiamare tale, nel progetto di Breuer perde completamente la sua forma tradizionale, la struttura fatta in tubolare diventa l’ossatura dell’oggetto, bellamente in vista e ne rappresenta anche l’elemento decorativo. Ricordiamo che schienale e seduta altro non erano che due fasce di tessuto ricucite intorno al tubolare metallico realizzate in un un tessuto denominato Eisengarn (“filato di ferro”), un filo di cotone cerato molto resistente e dall’aspetto lucido, inventato alla fine dell’Ottocento, poi ulteriormente sviluppato nei laboratori del Bauhaus grazie soprattutto all’apporto di un’allieva di Breuer, Margaretha Reichardt, artista e tessitrice.

Breuer inizialmente per il suo progetto chiese il supporto per la realizzazione a un’azienda tedesca produttrice di biciclette la Adler che però non si rese disponibile. E allora si comportò come un autentico makers: si rivolse alle acciaierie Mannesmann, che avevano inventato un tubo d’acciaio privo di saldatura, prodotto verso la fine del XIX secolo, un materiale che poteva essere piegato e rimodellato senza perdere gran parte della sua resistenza e se la fece da sé la poltrona nel suo laboratorio al Bauhaus trovando l’immediato consenso della scuola che la adottò per arredare l’aula magna della sede di Dessau (1926).

 

Mobili metallici di Breuer, Inserzione pubblicitaria della “Standard-Mobel” di Berlino, dalla rivista del Bauhaus, 1928.

Racconta Robert McCarter, nella biografia che dedicò al maestro ungherese “Breuer acquistò tubi di 2 centimetri di diametro (corrispondenti alle dimensioni della sua bicicletta), li pre-piegò secondo le sue specifiche, quindi assunse un idraulico per aiutarlo a saldare insieme i tubi di acciaio per farne telai da arredamento. Al primo progetto che utilizzava l’acciaio tubolare piegato fu dato il nome ‘B3’, un sistema di numerazione che Breuer avrebbe utilizzato per tutti i suoi mobili negli anni successivi. Si trattava di una poltrona realizzata con tubi di acciaio nichelato saldati a formare un telaio rigido con quattro gambe verticali che si piegavano e poi si abbassavano a sostenere la seduta e lo schienale, entrambi telai inclinati in acciaio, sui quali veniva allungato. Breuer trovò questa versione troppo rigida, priva della resilienza o della flessibilità che riteneva necessaria per la comodità dell’occupante, e modificò e perfezionò il design per arrivare a quella che considerava la versione ‘definitiva’, anch’essa datata 1925; infatti Breuer continuò a perfezionare il disegno della poltrona fino all’inizio del 1928, quando arrivò alla versione che conosciamo oggi”. La sedia originale, dopo essere stata utilizzata già nel 1926 per arredare l’aula magna del Bauhaus di Dessau, venne messa in produzione alla fine degli anni Venti dallo stesso Breuer, che aveva fondato un’azienda chiamata Standard Möbel. Ed è forse questo il passaggio più interessante che segna la fusione tra arte, il pezzo è un sequel concettuale della poltrona Red & Blue di Gerrit Rietvel, design perché stiamo parlando di un oggetto che diventerà iconico nel mondo del furniture e industria, perché per la prima volta nella storia del Bauhaus si passa da una produzione artigianale a un oggetto seriale prodotto con tecniche industriali. Il nome successivo di “Wassily” è stato coniato molto più tardi da Dino Gavina quando Breuer raccontò al patron della Gavina SpA che aveva rimesso in produzione la sedia dopo aver conosciuto Marcel breuer a New York, che Kandinskij (suo amico e mentore), all’epoca del primo progetto, gli aveva chiesto di poter ricevere il primo esemplare della nuova sedia per la sala del suo appartamento.

In un certo senso Kandisky fece un’operazione interessante con l’allora B3: si prese il primo prototipo da autentico artista ebbe un idea da collezionista.

Oggi la poltrona Wassily è prodotta da Knoll, al tessuto della Reichardt è stata sostituito il cuoio che nobilita la poltrona, pezzo ambito per i salotti borghesi di mezzo mondo.

Marcel Breuer, Sedia a braccioli in tubo d’acciaio, sedile schienale e braccioli in stoffa, progetto del 1925.