Il mestiere delle arti III
by HoperAperta
L’esperienza di William Morris verrà portata in Germania da Hermann Muthesius, architetto e teorico tedesco, che fonda il Werkbund, un’associazione che si occupa del rinnovamento delle arti industriali. Il lavoro di Morris trova in Germania un fertile terreno, poiché a differenza dell’Inghilterra, vi erano molti artigiani ancora attivi. Muthesius, in quanto sovraintendente delle scuole professionali prussiane, impone il modello morrisiano nelle Handwerkschulen, e inizia la riforma delle Kunstgewerbenschulen. L’unico esempio di scuole con laboratori attivi all’interno si trovava in quel tempo a Monaco.
Walter Gropius a Weimar, 1920
Nel 1901 viene dichiarato da Olbrist che “l’unico modo veramente giusto per insegnare le arti applicate è di servirsi delle botteghe” e Joseph Hoffmann, che insegna a Vienna, dichiara che “insisteva con gli studenti perché facessero tutto in botteghe specializzate”. Henry van de Velde apre a Weimar nel 1902, nella sua scuola, laboratori specializzati per la ceramica e la tessitura. Il problema che si pone Muthesius con il Werkbund è che”…il compito complesso della scuola di arti e mestieri nell’età della macchina doveva essere quello di fornire all’allievo una conoscenza costruttiva dei materiali e dei procedimenti meccanici e manuali e di proporre un’ampia gamma di scopi tanto al futuro artigiano-artista, quanto al futuro disegnatore per la produzione meccanica…”.
Bauhaus Weimar, Officina dei Metalli
Bauhaus Weimar, Officina di Tessitura
La figura dell’artigiano-artista non è ancora uscita di scena, ma è ben presente nelle intenzioni di lavoro del Werkbund tedesco. Rimaneva all’orizzonte dell’insegnamento dell’arte sempre aperta la questione della grande differenza tra domanda e offerta. Sempre van de Velde, nel 1894, a Bruxelles dichiara:”…volesse il cielo che le accademie accanto agli studi di pittura e scultura, instituissero botteghe per la tessitura, il ricamo, il merletto e l’oreficeria e la stampa! Volesse il cielo che rivelassero i segreti della ceramica! Il giovane allievo potrebbe allora trovare facilmente la sua strada e, ciò che è più importante, tutti questi rami dell’arte sarebbero sottratti all’ingiusto disprezzo in cui sono caduti…”
Wilhelm von Bode scriveva nel 1896 che l’ordinamento delle Accademie era insostenibile, per la congestione che veniva a creare nelle professioni legate all’arte, e proponeva l’istituzione di corsi propedeutici comuni per l’artigiano, l’artista e il disegnatore industriale, indirizzando la maggioranza degli studenti verso le Kunstgewerbe, in modo da decongestionare le accademie. Il passo successivo sarà di riportare ad una certa unità le istituzioni che governano l’insegnamento delle arti belle, delle arti applicate, delle arti industriali. Si può già prefigurare una tipologia di formazione che si attiva intorno a tre polarità, e includerà anche l’architettura nell’insegnamento delle arti applicate.
Così sarà anche per il Bauhaus, che si innesta nella scuola fondata da van de Velde a Weimar, per riunire l’ex Istituto Superiore di Belle Arti all’ex Scuola di Arti Applicate, con l’aggiunta di una sezione per l’architettura, diretta da Walter Gropius, che ne tratteggia il programma con estrema chiarezza in uno scritto divenuto famoso: “ Il Bauhaus si propone di raccogliere in un’unità ogni forma di creazione artistica, di riunificare in una nuova architettura, come sue parti inscindibili, tutte le discipline pratico artistiche: scultura, pittura, arti applicate e artigianato. Il fine ultimo, anche se non remoto, del Bauhaus, è l’opera d’arte unitaria- la grande architettura-, in cui non c’è una linea di demarcazione tra l’arte monumentale e l’arte decorativa. Il Bauhaus preparerà architetti, pittori e scultori di ogni grado ad un buon artigianato o ad una attività creativa autonoma e fonderà una comunità di lavoro di abili artisti-artigiani…L’arte sorge indipendentemente da ogni metodo, essa è qualcosa che non può essere insegnata; suscettibile di insegnamento è l’artigianato…”
L’innovazione più importante, rispetto agli altri esperimenti didattici che l’avevano preceduto, come già accennato sopra, era l’introduzione di un corso propedeutico (Grundkurse). Gestito successivamente da Johannes Itten, Moholy Nagy e Joseph Albers, che assoceranno a questa delicata fase pedagogica, ricavata dal modello della scuola che Itten aveva portato a Vienna tra il 1916 e il 1918, con un’impostazione legata ad alcuni movimenti esoterici, alcuni tra i più importanti pittori e scultori (Lyonell Feininger, Gerard Marcks, Oskar Schlemmer, Gherard Muche, Paul Klee, Wassily Kandinsky) e una figura curiosa come Frau Grunow, un’attempata signora, voluta da Itten come consulente pedagogica, con una grande fede nei poteri educativi della sinestesia.
Wassily Kandinsky negli ultimi anni del Bauhaus
Gropius vuole realizzare da un lato il programma di Morris, mentre dall’altro aggiorna la questione pedagogica attraverso le teorie di Dewey: educazione come ricostruzione e riorganizzazione continua dell’esperienza, per accrescerne da un lato il significato, e dirigerne successivamente il corso; educazione come preparazione alla mobilità, come maturazione di tratti dinamici indipendenti, attraverso un processo di apprendimento attivo. Analizza per altro le differenze tra mondo scolastico e bottega, la scissione tra lavoro manuale e lavoro intellettuale: “…l’interesse dell’io per un oggetto o un fine indica che l’io ha scoperto la sua via o i suoi bisogni…” per poter passare dalla scuola del ‘che cosa’ alla scuola del ‘come’, dalla scuola incentrata sul contenuto a quella incentrata sul metodo.
Al corso di base si aggiunge un percorso incentrato sull’importanza delle officine e dei laboratori, dei luoghi di formazione artigiana, che divengono anche i luoghi di progettazione, l’individuazione di un nuovo modello di produzione grafica, e con Dessau, architettonica. Parallelo il caso di Bruno Paul, che nello stesso periodo mette mano alla riforma della Kunstgewerbeschule di Berlino: “…Tutti gli allievi, siano rivolti verso la pittura o verso la scultura o verso le arti applicate, abbiano un’unica identica formazione in una Einheitskunstschule. Nessuno, salvo rare eccezioni dovrebbe essere ammesso in una scuola senza avere fatto prima un periodo completo di apprendistato in un mestiere. Sarebbe auspicabile di poter disporre di laboratori artigiani e di botteghe…” Paul progetta il passaggio dalla Kunstfachschule alle Meisterklassen organizzate come laboratori, dove pittura e scultura siano aperte solo ad un numero molto ristretto di allievi. Anche Paul. Intuisce il pericolo di un’arte isolata dalla domanda e propone il passaggio dal modello dell’art pour l’art all’idea dell’arte come servizio, attraverso l’idea dell’unità di tutte le arti.
La scuola di Bruno Paul pur nascendo come scuola professionale, viene messa sotto la giurisdizione del Ministero dell’Istruzione, in quanto parte integrante del Museo di Arti Decorative.
La fusione tra la scuola di arti e mestieri e la Hochschule produrrà le Scuole Statali per le Arti Libere e Applicate.