Arte versus Design?

di Patrizia Catalano

Big Easy Chair, autoproduzione Ron Arad per One Off.

Big Easy Chair, autoproduzione Ron Arad per One Off.

Arte e design si sono piaciuti negli anni, ma per molto tempo hanno viaggiato seguendo traiettorie molto diverse. La storia del design italiano per esempio, trovò la sua dimensione a partire dal Dopoguerra, periodo in cui gli architetti si misero al servizio dell’industria dell’arredo per creare una serie di oggetti straordinari, molti dei quali ancora in produzione o di recente riedizione, dedicati a un nuovo ceto emergente, desideroso di essere “absolument moderne”.

Tutto ciò succedeva a scapito di quelle che allora venivano chiamate le arti minori, o arti applicate: la modernità, il design, rinunciava al pezzo unico a favore delle grandi tirature. Ma come brace sotto la cenere, ecco riaffiorare negli anni soprattutto a partire dalla fine degli anni Ottanta – un rinnovato interesse verso il mondo degli oggetti autoriali. Il valore artistico di un oggetto, la relazione tra le qualità artigianali e il mondo delle forme, concorrono a dare vita a quel fenomeno che sarà più comunemente chiamato, a partire dal XXIesimo secolo, Art Design.

Thinking Man’s Chair, Jasper Morrison 1988, il pezzo unico fu presentato da Morrison nel 1988 a Cappellini che l’ha tutt’ora in produzione.

Thinking Man’s Chair, Jasper Morrison 1988, il pezzo unico fu presentato da Morrison nel 1988 a Cappellini che l’ha tutt’ora in produzione.

Sneeze, chandelier in metacrilato 2005, di Jacopo Foggini

Sneeze, chandelier in metacrilato 2005, di Jacopo Foggini

Con alcune motivazioni specifiche. Prima fra tutte, il valore del pezzo unico, o, al più, a serie limitata. Il designer, proprio come l’artista, torna ad appropriarsi dell’oggetto d’uso e ad intervenire in prima persona sui manufatti, generando una nuova forma di collezionismo con modalità molto più vicine a quelle dell’arte contemporanea.  Emblematica l’esperienza di Ron Arad con One Off, il designer-fabbro che nella sua officina londinese forgia, a partire dagli anni Ottanta, sedute in metallo curvato ispirate al lavoro scultoreo di Henry Moore.

O l’italiano Jacopo Foggini che interpreta il metacrilato dei fanali delle auto per creare in fantasmagorici chandelier. Come lui, molti altri seguono la strada dell’oggetto self-made. Alcuni lo fanno per mettersi in luce e poi abbracciare la produzione del forniture design d’avanguardia è il caso dell’inglese Jasper Morrison, la cui Thinking man’s chair diventò vessillo del design minimalista. Proprio come gli artisti del contemporaneo, nascono collezioni di pezzi unici o limited edition che vengono proposti nelle gallerie o battuti nella case d’asta: la poltrona Proust, di Alessandro Mendini, è forse l’esempio più iconico, totalmente in ceramica dipinta a rapide pennellate dal tratto divisionista ma con la forma di una poltrona barocca, diventa il simbolo dell’anti-design.

Poltrona Proust, Alessandro Mendini 1978, qui nella versione in tessuto attualmente prodotta da Cappellini.

Poltrona Proust, Alessandro Mendini 1978, qui nella versione in tessuto attualmente prodotta da Cappellini.

Il secolo nuovo segna un’esplosione del fenomeno supportato anche da fiere dedicate, prima fra tutte Design Miami lanciata da una giovanissima Ambra Medda in Florida nel 2005 in contemporanea con la fiera d’arte contemporanea Art Basel Miami seguite da una proliferare di gallerie specializzate attive nelle principali capitali del design internazionale.  Si affermano nuove figure, come i fratelli brasiliani Fernando e Humberto Campana, i californiani Haas Brother, una nutrita squadra di autori sfornati dalla  scuola di Design Eindhoven tra cui gli olandesi di Studio Job, gli italiani di Forma Fantasma, attualmente in mostra alla Serpentine Gallery di Londra e moltissimi altri. Possiamo affermare che il destino del design limited edition è oramai tracciato. Si tratterà ora di seguirne gli sviluppi che andranno sì verso un’autoproduzione autoriale ma più consapevole del periodo storico che stiamo attraversando. Ci troveremo sempre più spesso a parlare di pezzo autoriale e di qualità artigianali, ma si ritornerà anche a riflettere sul valore simbolico delle cose, sulla loro sostenibilità, sulla capicità di comunicare un’emozione che esuli dalla mera funzione d’uso.

Abbraccio, Fernando e Humberto Campana 2019, by Giustini Stagetti Gallery.

Abbraccio, Fernando e Humberto Campana 2019, by Giustini Stagetti Gallery.

Patrizia Catalano