IL PIANO INCLINATO

Sensazioni, memoria o meglio ricordo

by Odilia Prisco

Credo che si possa essere tutti d’accordo sul fatto che stiamo vivendo una realtà rapida, per i nostri ricordi mutata, deviata (anche) dalla linea continua della nostra percezione dei ricordi. Chissà perché quando parliamo di digitale e di ricordi scomponiamo nella nostra mente, quasi istantaneamente, le due parole quasi non fossero accostabili, e attribuiamo a una il presente e all’altra un tempo passato, quasi lento e nostalgico. E che dire delle sensazioni nel digitale? Come le percepiamo o meglio, come le capiamo?

Penso che l’apprendimento che di minuto in minuto ci viene incontro nell’usare il digitale, quell’adattarsi ad una velocità quasi imposta, il surfare per apprendere nel mare digitale, ci porti, come in un piano inclinato, a convogliare dentro di noi tantissime informazioni che rotolano tutte in una direzione come tante gocce di mercurio, si avvicinano e si fondono, crescono e attraversano il setaccio/filtro della nostra facoltà immaginativa, quella che si presenta come “ …una sola facoltà che attiva tutto il mondo interiore dell’ apprendimento, cioè il potere immaginativo o facoltà immaginativa, che varca immediatamente le porte della memoria ed è tutt’uno con la memoria…” ( da Frances Yates, Arte della memoria)

Non ho trovato ancora frase più bella, completa e centrata per spiegare questo dualismo. Il fatto che Yates abbia scritto questo quasi 60 anni fa, mi fa riflettere. Esiste, nel procedere, un “lasciare indietro” che però non viene dimenticato ma che, resta intrappolato nelle nostre pieghe, viene ripreso nell’apprendimento, gestito inconsapevolmente e che poi lo ritroviamo nel momento dell’elaborazione. Gestiamo l’irreale come fosse realtà senza spaventarci, perché sappiamo esattamente cos’è un bosco vero, anche quando lo vediamo su uno schermo che sia quello di un computer o quello di un cinema, o nella realtà virtuale bardati con degli occhiali senza lenti, vagando in una stanza vuota.

Apprendiamo e non dimentichiamo e poi alla fine valutiamo e scegliamo. Creare dal nulla: una silente stratificazione che solo noi umani abbiamo e che riusciamo a gestire, a trasformare. Proprio come una grande goccia di mercurio che si è formata su un piano inclinato.

Tante piccole gocce che insieme non perdono memoria: diventeranno un ricordo indelebile nella trasformazione.