Mimesis

La mimesi della mimesi

Alessandro Melis

Pavel Markus, Una preghiera di PW 20/LW, 2001, frame da video

L’evoluzione della teoria mimetica nel corso della storia riflette la complessa relazione, attraverso le nostre percezioni, tra l’arte e le sue rappresentazioni della realtà. La comprensione di quest’ultima può essere affidata ad espressioni artistiche e ad astrazioni che evolvono nel tempo e che, secondo Michel Foucault, hanno significato solo quando sono utili. Ma oggi, in tempi in cui il significato di funzionalità si è spostato dal riduzionismo dell’ortodossia evoluzionista verso forme imperscrutabili di adattamento all’ambiente che ci circonda, c’è da chiedersi: utili per cosa?

La mostra, curata e organizzata da HoperAperta, si apre quindi a scoperte inaspettate. Il concetto di mimesi diventa sfuggente quando le realtà si moltiplicano e si increspano sotto l’effetto ridondante delle onde evolutive. In termini più semplici, poiché il reale è un concetto variabile, anche la mimesi diventa una nozione trasformativa. Anche questo testo, come qualsiasi altro tentativo di parlare o rappresentare la mimesi, è quindi un’imitazione della mimesi, la mimesi della mimesi, appunto. Così, l’esposizione d’arte, anche su questo tema, potrebbe procedere attraverso un numero infinito di strati e livelli, come nella traduzione cinematografica dei sogni fatta da Christopher Nolan con Inception, con l’unico appiglio possibile alla materialità. Ma anche in quel caso, l’illusione dell’immanenza della materia, cara ai sostenitori della fenomenologia in architettura, si infrange contro le barriere dei labirinti della psicoanalisi, che aveva già svelato la natura non esclusivamente razionale del nostro cervello e suggerito che la nostra percezione del mondo è significativamente plasmata dal nostro inconscio. Vale quindi anche l’idea che la materia nell’arte possa rappresentare un dato reale o sia l’eco di una patologia da arto fantasma.

Consequentemente la teoria mimetica ha moltiplicato le sue traiettorie e permeato diversi campi di studio, dalla letteratura e dalle arti fino alla psicologia che ne spiega il suo ruolo cruciale nello sviluppo cognitivo e sociale dell’individuo, dal biomimetismo all’imitazione della cultura in antropologia. Facendo un passo indietro alla sua genealogia storica, la mimesi può essere ricondotta allo scetticismo di Platone, manifestato nella sua “Repubblica”, verso la possibilità di rppresentare il mondo reale nell’arte, nel pensiero e nella vita, dovuto alla sua convinzione che il mondo fisico sia già un’imitazione delle Forme (o Idee), che sono le realtà ultime e immutabili su cui si basa tutto ciò che esiste. Le Forme rappresentano la verità e la perfezione, mentre il mondo sensibile in cui viviamo è solo una loro copia imperfetta. Di conseguenza, l’arte, imitando il mondo fisico, si trova ad essere un’imitazione di second’ordine, una copia di una copia, e quindi ancor più lontana dalla verità e dalla realtà ultima delle Forme.

Per Platone, quindi, la mimesi artistica non solo fallisce nel rappresentare accuratamente la realtà, ma può anche essere dannosa per l’anima, in quanto distoglie gli individui dall’aspirazione alla conoscenza delle Forme, che è la via verso la saggezza e la virtù. La sua visione ideale della società, come descritta nella “Repubblica”, prevede un ruolo limitato per gli artisti, i quali dovrebbero essere soggetti a censura e guidati a produrre opere che promuovano valori morali e verità piuttosto che inganni sensoriali o emozioni effimere. Al contrario, il trattamento della mimesi, da parte di Aristotele nella sua “Poetica”, offre una prospettiva più affermativa. Egli sostiene che la mimesi è intrinseca alla natura umana, suggerendo che gli umani imparano attraverso l’imitazione fin dalla giovane età. Per Aristotele, arte e letteratura fungono da mezzo per comprendere verità universali sull’esperienza umana e sulla realtà, svolgendo quindi un ruolo cruciale nell’educazione e nella coltivazione dell’empatia attraverso gli effetti catartici del dramma. L’interesse per i principi classici durante il Rinascimento ha rivitalizzato la mimesi come un aspetto fondamentale della creazione artistica e letteraria. Questo periodo ha particolarmente enfatizzato la rappresentazione della natura e della forma umana con l’ambizione umanista di descrivere il principio dell’”arte che imita la vita” in termini assoluti.

L’Illuminismo ha invece spostato l’asse dell’interesse per l’imitazione della realtà dalla rappresentazione artistica alla ricerca scientifica, superando così i confini della percezione visuale in favore della comprensione delle leggi della natura. L’avvento del modernismo ha segnato un punto di svolta rivoluzionario, con artisti e scrittori che hanno messo in discussione il valore e la necessità dell’imitazione diretta. Questo periodo ha visto l’emergere, infatti, di movimenti che hanno esplorato realtà soggettive, oniriche, ed astratte, divergendo divergendo rispetto alle posizioni piu’ tradizionali. Nell’era contemporanea, le interpretazioni della mimesi si sono ulteriormente moltiplicate. L’approccio contemporaneo alla curatela delle mostre d’arte ha, per esempio, favorito l’introduzione di strumenti digitali, e di prospettive alternative della realtà, tra cui la virtualita’. Inoltre il progresso tecnologico e la natura metafisica dei nuovi materiali consentono, oggi, la realizzazone di opere che coinvolgono gli spettatori in un’esplorazione immersiva del possibile, del plausibile e dell’impossibile. L’ascesa delle piattaforme multiversali ha inoltre aumentato l’attivazione di forme di creatività collettiva. Molti dei confini convenzionali dell’autorialità si sono dissolti, lasciando il posto espressioni artistiche più inclusive e democratiche. Infatti il moltiplicarsi di opportunità mimetiche condivise, grazie all’avvento dell’intelligenza artificiale generativa, consente il superamento deii limiti della produzione di massa tradizionale, e la creazionie di opere individuali che sono al contempo simili e diverse da tutte le altre.

Il riaccendersi dell’interesse per il concetto di stile, si manifesta attraverso opere che, pur condividendo le stesse forme geometriche, possono divergere nei materiali utilizzati; o, al contrario, in opere che, pur utilizzando gli stessi materiali, consentono infinite iterazioni della forma. Tale polimorfismo non solo arricchisce l’esperienza estetica ma invita anche ad una riflessione più profonda sulla natura dell’arte stessa, e sia sul ritorno a fome di artigianalità preumanistiche che verso espressioni postumane. Nel campo dell’arte generativa, la mimesi si evolve dunque in uno strumento complesso e ambiguo che sfida i confini percettivi convenzionali e sottolinea come l’arte sia in essenza un atto evolutivo piuttosto che creativo (ex nihilo) radicato in un processo adattativo. Le interpretazioni odierne della mimesi approfondiscono quindi la relazione simbiotica tra l’umanita’ e le dinamiche evolutive dell’ambiente. L’arte funge, cosi, da strumento di navigazione, attraverso cui la nostra esistenza si orienta all’interno di una estesa rete ecologica. E suggerisce che cio’ che noi indichiamo come creativita’, intesa come un isolato lampo di genio, sia i realta’ uno sforzo evolutivo e collettivo indispensabile per decifrare il nostro ruolo interno alla natura (anziché alternativo).

Cesar Domela, Ruthsspeicher,1928, dettaglio