Mimesis
Alfonso Femia
SULLA MIMESI NECESSARIA
L’imitazione come forma di rappresentazione del reale si esprime attraverso una varietà di strumenti e significati al netto di perimetri, traguardi o riferimenti. La pittura, la scultura, i video, le performance, le improvvisazioni e le ponderazioni; l’architettura, la scrittura, il fare artigiano, il fare industriale sono tutti mezzi di ricerca e di avvicinamento alla mimesi, esercizio di mimesi essi stessi. Oggetti dei quali trasformare la forma, oggetti da imitare o che vogliono imitare sempre reali, anche quando non siano fisici, umani, zoomorfi o bio-formi, anche quando siano sentimento, emozione o frutto dell’allucinazione. La realtà sta nel loro presente e nella metastoria che, a loro volta, li hanno generati.
Dunque, la mimesi è un’intenzione che trascende dello specifico dell’arte nel senso dell’arte visiva.
Mimesi contemporanea, per esempio, è l’opera incompiuta di Pier Paolo Pasolini “La Divina Mimesi”, attualizzazione della realtà infernale dantesca calata nello scenario neocapitalista moderno, paradigmatica nella sua declinazione eterodossa. La mimesi del contemporaneo è un concetto complesso, meno perimetrato perché si applica ai processi di transizione, alla trasformazione “nel mentre”, su scale differenti, in scenari visibili e invisibili, dalla geografia al suo sconfinamento, dal pensiero ai suoi paradossi, dal futuro prossimo al futuro remoto, ma identificabile con il paradigma aristototelico. Nella mostra “Role Play” curata da Melissa Harris che si tenne, nel 2022, all’Osservatorio Fondazione Prada a Milano, focus dei giovani artisti internazionali interpellati era l’esplorazione dell’individualità com’è e come potrebbe essere. Mimesi paradigma.
Il gioco di ruolo, la creazione di alter ego, in una visione a-specifica, altro non sono che una mimesi: nel senso più elementare, l’imitazione di quello che si vorrebbe essere, altro da sé, altro dalla natura umana; nel significato più complesso una mimesi aspirazione verso dimensioni parallele, diverse. Le forme espressive, fotografie, quadri, video e performance rappresentavano una tensione alla ricerca e alla realizzazione di potenziali identità alternative diverse dalla propria, imitazioni di altre.
Mimesi.
Come distorsione
Come fuga dall’ortodossia
Come aspirazione all’ortodossia
Come allontanamento dalla distopia
L’antinomia si risolve in una mimesi che si riferisce a un oggetto imitato e a un oggetto imitante. Anche quando l’imitazione sia rigettata, come, per esempio, nel Manifesto del Futurismo «disprezzare profondamente ogni forma di imitazione; esaltare ogni forma di originalità, anche se temeraria, anche se violentissima» (Marinetti, 1909), la mimesi si insedia come elemento che rende possibile l’originalità.
Mimesi, dunque, come fattore necessario per andare oltre, per “passare”, generatrice non limite della progettualità.