Ettore Sottsass

di Patrizia Catalano

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Ettore Sottsass jr rappresenta forse la figura più letteraria della storia del design italiano. Figlio di Ettore Sottsass e dell’austriaca Antonia Peintner, dopo una laurea in architettura al Politecnico di Torino, intraprende molte strade, prima tra tutte quella d’artista. Dalla partecipazione al MAC, Movimento di Arte Concreta, passando attraverso le riviste e le improvvisazioni a due mani – le sue e quelle di Fernanda Pivano – come Room East 128, il giornale hand made nato durante un soggiorno negli Stati Uniti, sino al più sofisticato Terrazzo, realizzato in collaborazione con Barbara Radice, e con l’indimenticabile Memphis.

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Difficile pensare che tutto questa ricchezza di immagini, non sia derivata anche dal lungo sodalizio con la Pivano e dalla conseguente frequentazione dei circoli letterari americani degli anni ’60, nonché dal contributo della poesia radicale dell’America del ’68, Ginsberg, Corso e Ferlinghetti in primis. Viceversa sarà il design industriale e autoriale a renderlo famoso. Designer decisamente atipico, formatosi negli anni più fecondi dell’intelligenza italiana, quelli che giravano intorno all’olivettiana Comunità, una rivista di cultura, un sogno d’umana intelligenza.

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Nel ’57 Sottsass diventa art director di Poltronova l’azienda che, negli anni intorno al ’68, realizzò alcuni dei pezzi più rappresentativi del radical Design. Contemporaneamente, nel ’58 inizia la sua collaborazione trentennale con Olivetti e Marcello Nizzoli, dove tra i molti progetti di macchine calcolatrici e computer realizza, nel 1968, la macchina da scrivere portatile Valentine, uno dei pezzi iconici più glamour del design made Italy.

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Ma certamente è il periodo della contestazione  quello in cui Sottsass diventa uno dei protagonisti assoluti della sua generazione, dove lo slogan “Il design come critica sociale” diviene il motivo conduttore, almeno in apparenza, del suo lavoro di progettista. Rimane però sullo sfondo l’orizzonte poetico di un’opera che non si è mai conclusa negli uffici tecnici e commerciali delle aziende, ma piuttosto ha trovato ultima ragione di essere nell’esperienza, condivisa con molti altri artisti e letterati della sua generazione, di una spiritualità coltivata con molti viaggi in Oriente, che troverà espressione attraverso gli scritti, i disegni e le fotografie.

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