Elsa Peretti:
 "Ho fatto qualcosa per divertimento ed è diventato un successo"

di Silvia Budai

Talentuosa, eclettica, bella, anticonformista.
 Modella di alta moda e designer di Tiffany per oltre 40 anni, Elsa Peretti, lontano dal bel paese, ha rivoluzionato il mondo della gioielleria dagli anni ’70 fino a oggi. Nata a Firenze nel 1940, dopo gli studi di interior design a Roma e i primi passi da ribelle nel mondo della moda a Barcellona, Elsa inizia la sua carriera come jewelry designer nella New York degli anni ’70. Grazie all’amicizia con il celebre designer Halston, assiduo frequentatore dello Studio 54, la Peretti crea i suoi primi gioielli per lo stilista Giorgio di Sant’Angelo, mentre Helmut Newton la immortala in una delle fotografie più iconiche di quegli anni, in cui la giovane posa vestita da coniglietto per la rivista americana Newsweek. Tuttavia, il successo di Elsa arriva grazie alla linea di bijoux da lei disegnata per Tiffany nel 1974, quando firma il primo contratto con la maison.

Elsa Peretti, Still Life nello Studio, ph by Alvaro Bujons

Elsa Peretti, Still Life nello Studio, ph by Alvaro Bujons

Le sue creazioni, dal design inedito e minimalista, la rendono un’icona e fanno fin da subito il giro del mondo grazie alle foto delle celebrities. “Amo ciò che puoi indossare, ma anche mettere sul tavolo come un oggetto d’arte”. I gioielli della Peretti sono una combinazione tra scultura e oggetto di design, con linee fluide ispirate alla natura e alle sue forme organiche. Si tratta di una vera e propria rottura con l’estetica tradizionale e, nella realizzazione del progetto, Elsa si accosta a temi come la portabilità e la riproducibilità. Le forme dei suoi modelli, infatti, vengono portate all’essenza tramite un continuo lavoro di sottrazione. “L’eleganza è semplicità e ogni oggetto deve essere comodo e attraente”, affermava.

Elsa Peretti, Still Life nello Studio, ph by Alvaro Bujons

Elsa Peretti, Still Life nello Studio, ph by Alvaro Bujons

La seconda importante innovazione che la Peretti introduce nel mondo della gioielleria luxury è l’utilizzo dell’argento (oltre al legno, la lacca e la seta), sdoganando un nuovo concetto di lusso. La democratizzazione del gioiello, che diventa così acquistabile da tutti, è stato un importante contributo al mondo del design e a quello femminile. La designer inaugurò un’era in cui le donne, che vivevano una vita “libera” e lavoravano per se stesse, compravano i gioielli da sole, invece di aspettare che un uomo li acquistasse per loro. Alcune delle creazioni più celebri della maison portano la sua firma: il pendente Open Heart, per il quale si è ispirata allo scultore Henry Moore, il Bone Cuff, bracciale che riprende la forma di un osso umano, e il pendente Bottle, ispirato alle gardenie che le giovani ragazze degli anni ’60, a Portofino, portavano tra le mani.

Elsa Peretti, Still Life nello Studio, ph by Alvaro Bujons

Elsa Peretti, Still Life nello Studio, ph by Alvaro Bujons

La prima mostra dedicata a Elsa Peretti, intitolata Fifteen of My Fifty, si tenne al Fashion Institute of Technology di New York nel 1990, in occasione del suo cinquantesimo compleanno e dei 15 anni di collaborazione con Tiffany e, nel 2001, il FIT le conferì una laurea honoris causa in Belle Arti. Anni dopo, ormai ritirata nella sua casa a Sant Martí Vell, vicino a Barcellona, anche al British Museum e al MET di New York, la Peretti venne onorata di un'esposizione dei suoi gioielli. A ottobre 2019, nella sua Firenze, le venne conferito il premio “Leonardo da Vinci” alla carriera durante la “Florence Biennale”, che ospitò la mostra The Modern Vision of Elsa Peretti.

Elsa Peretti, Still Life nello Studio, ph by Ian Sanderson

Elsa Peretti, Still Life nello Studio, ph by Ian Sanderson

Oggi, le creazioni di Elsa Peretti sono conservate nelle collezioni permanenti di prestigiosi musei: il British Museum, il MET e il Cooper Hewitt di New York, l’Indianapolis Museum of Art e i musei di Fine Arts di Boston e Houston. I modelli di Elsa, che mantengono un valore al pari di un’opera d’arte e si distinguono per le forme sobrie e piacevoli al tatto, hanno innescato un cambiamento culturale nell’ambito del design che riflette l’evoluzione socio-culturale portata dalla designer stessa, grazie al suo anticonformismo naturale. La Peretti, infine, viene ricordata anche per l’impegno umanitario con la sua Fondazione Nando e Elsa Peretti, che supporta la scolarizzazione, le arti, la ricerca medica, la cultura e la lotta contro l’inquinamento.

Nel futuro la moda, così come il design, dovranno tornare alla semplicità.” Elsa Peretti

Elsa Peretti, ritratto, ©Eric Boman

Elsa Peretti, ritratto, ©Eric Boman