Paesaggio con Orizzonte

un progetto di Maurizio Barberis

“...sono gli orizzonti di varie distanze dall’occhio, conciossiaché quello è detto orizzonte dove la chiarezza dell’aria termina col termine della terra, ed è in tanti siti veduto d’un medesimo perpendicolare sopra il centro del mondo, quante sono le altezze dell’occhio che li vede; perché l’occhio posto alla pelle del mare quieto, vede esso orizzonte vicino un mezzo miglio o circa; e se l’uomo si innalza con l’occhio, quant’è la sua universale altezza, l’orizzonte si vede remoto da lui sette miglia, e cos in ogni grado di altezze scopre l’orizzonte più remoto da sé, onde accade che quelli che sono nelle cime degli alti monti vicini al mare vedono il cerchio dell’orizzonte molto remoto da loro; ma quelli che infra terra non hanno l’orizzonte con egual distanza, perchè la superficie della terra non è egualmente distante dal centro del mondo; onde non è di perfetta sfericità, come la pelle dell’acqua, e quest’è causa di tale varità di distanze infra l’occhio e l’orizzonte” (Leonardo da Vinci, Qual sia il vero sito dell’orizzonte, in ‘Trattato della pittura’)

Impromptus (improvvisazione prima in cinque istanze)

I°- Del paesaggio d’invenzione, dell’invenzione del paesaggio

Tutti i paesaggi, reali o immaginari che siano, vivono come proiezioni di stati d’animo o viceversa come innocui tentativi di comprendere la natura attraverso un’immagine. La pittura di paesaggio può essere quindi considerata a pieno titolo come una forma poetica, mentre l’orizzonte ci appare come un puro oggetto fenomenico, privo di una reale consistenza materiale, un mero attributo della sensazione di limitatezza o di illimitatezza dello spazio pittorico, una modalità fondamentale della percezione dello spazio che rappresenta nella storia dell’arte occidentale il primo segno tangibile dell’affrancamento dell’immagine dalla necessità di una narrazione. Se la vita è conoscenza, l’immagine del paesaggio è la forma più sublime  di questa conoscenza...

“ ...Sebbene nel caso dei paesaggi e delle nature morte stesse coscienziosamente difronte all’oggetto, lo recepiva comunque per vie estremamente complicate. Cominciando dalla tonalità più scura copriva la sua profondità con uno strato di colore che faceva andare oltre essa fino al punto di giungere, attraverso ampiamenti successivi di colore su colore, in maniera progressiva a un altro elemento figurativo contrastante, a partire dal quale egli poi, prendendo le mosse da un nuovo centro, procedeva in maniera simile...” (Reiner Maria Rilke, Lettere su Cezanne,)

 II°- Paysages Orientés

...l’ orizzonte è uno degli elementi visivi che compongono l’immagine del paesaggio, come le nuovole, i fiumi, le colline, gli alberi, l’erba e i cespugli, e, naturalmente, la luce. La luce è molto importante per la linea dell’orizzonte, poiché ne determina profondità e distanza assieme alla qualità delle emozioni che ne derivano. L’ orizzonte esprime tutte le qualità che caratterizzano la percezione del paesaggio: luce, distanza, forma, ma quando altresì vogliamo indicarlo parliamo di qualità che si presentano solo come figure retoriche: l’orizzonte infuocato, l’orizzonte vicino o lontano, il sole che cala all’orizzonte... cosicché assume le caratteristiche del contesto in cui è rappresentato, via via sino alla scomparsa dell’orizzonte come elemento di separazione tra cielo e terra. Come forma dell’illimitatezza dello spazio fenomenico diviene simbolo del sublime...

III°- Le seduzioni dell’orizzonte

Esplorare l’orizzonte, riuscire a raggiungerlo e finalmente a penetrarlo. Al silenzio iniziale, sospesi dentro una caligine appiccicosa, subentra un rumore lontano, come acqua che scorre violenta dall’alto verso il basso, lontano ma in modo continuo e persistente. Immagini si materializzano, saltellano intorno come forme nemiche, che non conosciamo, che non ci appartengono, approfittando del momentaneo silenzio della mente. Da questo nulla nasce la nostra silenziosa apatia, si riproduce e si moltiplica negli anfratti segreti della caverna, saldandosi rapida con l’intenso azzurro di un cielo lontano. L’invisibile nasconde il visibile. Le antiche tecniche della meditazione ci permettono di far tacere il pensiero, di arrivare a quel silenzio della mente che consente anche in stato di veglia di accedere agli strati più profondi dell’essere. Affacciati su questo abisso, percorrendolo sino in fondo per quanto ci è permesso, ci troviamo improvvisamente in compagnia di quelle figure fantastiche che appartengono a ciò che con un certo eufemismo viene chiamata coscienza universale. Grazie alla visione, resa possibile dal silenzio, l’immagine diviene reale, concreta, e il sogno la porta che ci introduce nel mondo magico del mito, popolato dagli antichi dei.
Un infinito senza un centro, nel quale vaghiamo e del quale siamo parte, come l’acqua nel mare. Consideriamo infine l’orizzonte come una soglia, laddove l’esperienza della soglia, che per altre civiltà è un’esperienza eccezionale, per il nostro mondo costituisce la norma. La nozione di spazio virtuale non ne è che l’ultimo pendant, l’estrema appendice di questa infinta finitezza della dimensione del reale.

IV°- Il paesaggio necessario
L’orizzonte come tao, la rappresentazione del paesaggio come disciplina spirituale

Il paesaggio è il motivo pittorico che più ci aiuta a capire la continuità tra parola e immagine. Così come nella poetica petrarchesca della contemplazione del paesaggio ritroviamo la necessità della descrizione di un mondo interiore, anche nella pittura cinese ritroviamo nella resa atmosferica un compendio delle qualità poetiche del gesto calligrafico, che per lunga abitudine e tradizione tende alla sintesi perfetta di pensiero ed emozione.

Così il paesaggio diventa per i pittori letterati cinesi un satori che apre la mente a un sentimento cosmico della natura e, più ancora, al sentimento sublime della perfezione dell’io, che attraverso lo sguardo ci apre alla verità del mondo. L’orizzonte scompare in una perfetta sintesi di cielo e terra, laddove i due estremi si compenetrano senza soluzione di continuità.

V°- Delle montagne fluttuanti, Wang Wei e il segreto della pittura,

“…Nel regno di Lai il riso è fiorito, presso gli abitanti di Chu grassa è la zizania: alla porta appoggiato io fantastico. E da lontano riconosco la veste del vecchio Lai…” ( Wang Wei, A un amico che ritorna a Sud)

Wang Wei e il segreto della pittura, Wang Wei, pittore e poeta, saggio taoista, maestro di quelle brevi composizioni atmosferiche che combinano nella parola l’immagine e nell’immagine la parola, è considerato assieme a Li Bo e Du Fu uno dei principali poeti cinesi dell’VIII secolo, quella, per intenderci delle raffinate corti della Cina classica d’epoca Tang.              E’ soprattutto grazie alla poesia atmosferica e di contemplazione del paesaggio che conosciamo la sua opera, non essendoci pervenuto alcun dipinto o disegno di certa attribuzione. E’ rimasto però un breve trattato di ‘tecnica pittorica’, che allude all’arte della Pittura come alla Via maestra della conoscenza. A lui di questo, superati gli oceani del tempo, siamo grati.

                                       

“...Nella Via della pittura, supremo è l’acquarello a inchiostro, perché esso inizia con la natura nella sua essenzialità e prosegue fino al compimento delle sue qualità attraverso le creazioni-trasformazioni. Alcuni, in un minuscolo disegno, arrivano a registrare la visione di mille li: l’est, l’Ovest, il Sud e il Nord, sembrano davanti agli occhi; la primavera, l’estate, l’autunno, l’inverno nascono in punta di pennello.

Cominciate ponendo le acque e i loro limiti evitando assolutamente le montagne fluttuanti. Dispiegate in seguito i percorsi e le loro congiunzioni, senza però tracciare delle strade ‘finite’. Che la cima-ospite domini dalla sua altezza le montagne-convitati che le corrono incontro. Il monaco vivente in queste pieghe e queste cavità vi può costruire la sua capanna; le genti che vivono sul bordo dell’acqua vi collocano la loro casa...

E’ bene porre, nella cavità di uno strapiombo, su una protuberanza pericolosa, un albero fantastico... Le montagne lontane e le nuvole uniscono le loro forme. E il cielo distante e le acque mescolano la loro luminosità...

Le scene lontane sono imprigionate nella nebbia; i picchi scoscesi racchiusi tra le nuvole... Mantenete la pietra-per-inchiostro nella vostra mano e, di tanto in tanto, lasciatevi andare al ‘raccoglimento ludico’. Nel corso di lunghi mesi e lunghi anni, entrerete in una dimensione sottile e misteriosa.   

Il risveglio misterioso non ha bisogno di lunghi discorsi: che il bravo studente faccia sempre riferimento alle regole del metodo!..” .