Paralipomeni
Empatie
di Maurizio Barberis
1. L' immagine potrebbe inoltre avere la funzione di una protesi. Protesi ostensiva, dal latino ostendere, mostrare. Mostrare la propria o l'altrui immagine per motivi politici od economici, per comunicare la propria potenza e la propria onnipresenza.
Ovvero estensiva, in grado cioè di estendere le capacità operative dei sensi, come nel caso dell'endografia, il vedere attraverso, il vedere l'interno, o il vedere oltre.
L'immagine riassume in sé il valore, magico, di qualcosa che potenzia enormemente le nostre possibilità cognitive, come nel caso della grafofagia, l'ordalia magica basata sul divoramento rituale di fogli compilati con frasi e immagini dal contenuto ignoto. La potenza della scrittura diviene quella dell' Imago, ne rappresenta il senso più profondo.
Le immagini dotate di potere sovrannaturale, tutte le antiche rappresentazioni che rendono immanente la potente spiritualità degli iniziati, le immagine religiose dotate di carisma, o viceversa le immagini diaboliche, hanno il potere di sedurre cambiando il corso della vita delle persone: «La magia prepara immagini fatte di pasta, di argilla, di cera, di miele, di gesso, di metallo o di cartapesta, di papiro o di pergamena, di sabbia o di legno … la magia scolpisce, disegna, dipinge, questi diversi mestieri le procurano immagini di dei e di demoni, figurine di maleficio, simboli. Essa fabbrica portafortuna, talismani, amuleti, tutti oggetti che devono essere considerati riti continuati» (Marcel Mauss, Teoria generale della magia,)
2. L'icona ‘magica’ ci introduce al tema delle relazioni empatiche, della costituzione e del dissolvimento dell'aura, delle reazioni emotive analizzate da David Freedberg nel suo lavoro dedicato al potere risolutivo delle immagini. Nella società contemporanea viceversa si pone il problema della contraddizione tra la banalità seriale dell'immagine, che vuole e deve mostrare tutto il mostrabile, e la proposizione della singolarità dell'immagine, che rappresenta un momento unico nella conoscenza del mondo.
Si costruisce così una sorta di empatia tra un'immagine che si rende soggetto, quindi individuo, nel senso di individuare, indicare, connettere e trasformare attraverso la connessione, e il soggetto vedente, che diviene in tal modo oggetto dell’operazione magica che sta alla base della trasformazione della figura in icona. In virtù di questa trasformazione, di questo passaggio da soggetto ad oggetto, si rinnova ogni volta il miracolo dell'emozione, che si ripresenta sempre come un unicum esperienziale.
3. Un problema si presenta qui per via della nostra riluttanza a considerare l'emozione come parte di un processo cognitivo. Le arti visive sono soprattutto composte da immagini pittoriche, che di fatto sono immagini dotate di un alto potenziale magico-emotivo, che incatena l'attenzione critica e rimodella le linee di una sorta di rappresentazione conoscitiva dello spettatore. Theatrum Cognitionis, per esempio, vedi a questo proposito Giulio Camillo. Un’icona vive e si moltiplica all’infinito nella serie delle interpretazioni, razionalmente emotive o emotivamente razionali, che hanno cercato e cercano a tutt’oggi di spiegarne le ragioni ultime attraverso l'emozione che l’immagine, quell’immagine, può scatenare.
Nell'arte le emozioni agiscono cognitivamente, producendo la necessità e la volontà di conoscere. L'immagine diviene il tramite essenziale di questa trasformazione, che pone lo sviluppo del momento empatico come cuore del rapporto tra figura e figurazione, ponendole sull’orizzonte di un’aumentata consapevolezza. Il ruolo della sensazione, del sentire, si accresce vieppiù attraverso la reazione all'immagine, all'immagine vissuta come immagine viva, come icona presente.
4. Il rapporto empatico tra opera e fruitore infine ci introduce al tema dell'immagine sinestetica / immagine sintetica. Nella sinestesia è infatti contenuta, sin dall'origine, la ricerca dei rapporti armonici che rendano congruenti i suoni e lo spazio all'idea di numero, alla trasformazione delle forme in numero. La sinestesia si presenta come l'anima e lo spirito della mutazione dell'analogico in digitale, del discreto in continuo. Prima traducendo l'estetico in empatico, e poi l'empatico in proporzionale e congruente. Compare così il numero, come registro finale della possibile messa in opera di fattori differenti. Va ricordato che, tra gli elementi inziali che contribuirono alla relazione sinestesia/numero, si trova la tetractys pitagorica, una simmetria dinamica che regola le relazioni proporzionali tra lo spazio e il tempo. Ma la sinestesia perfeziona anche il meccanismo dell'illusione nell'immagine-rappresentazione, attraverso tecniche performative periferiche, come la cornice che stabilisce l'inizio dell'opera, le differenze tra realtà e illusione. La cornice delimita la rappresentazione differenziandola dal mondo, e al contempo ci introduce al tema dell'illusione attraverso la sospensione della credulità, matrice fondamentale della rappresentazione artistica. La cornice comporta in effetti l'introduzione nell’opera di un oggetto ‘atopico/atipico’, pares inter pares delle realtà del mondo dei fenomeni. L’immagine è dunque realtà diversificata, che appare come illusoria e circoscritta, e solo in quanto illusione degna di interesse e di credibilità.
La dimensione atopica dell’immagine ci ripropone inoltre la vexata quaestio dell'esistenza o meno di un referente esterno alla rappresentazione. Referente che si rende disponibile sia attraverso la ‘memoria’, grazie all’accesso ad una immagine mentale, sia attraverso la ‘mimesis’, una rappresentazione iconica basata sulla relazione tra somiglianza e analogia, sia, appunto, attraverso la ‘sinestesia’, ovvero un'immagine-rappresentazione non-iconica, astratta, basata sulla congruenza empatica tra forma e materia.