Un guru in erba

by Olivia Cremascoli

Guillaume Legros (classe 1989), nome d'arte Saype (acronimo di Say peace), ha oggi solo 31 anni. E' nato a Belfort, in Francia, ora vive a Bulle, in Svizzera, e, dal 2015, è diventato così internazionalmente noto che Forbes lo ha inserito, nel 2019, fra i 30 giovani più influenti d’Europa nell’ambito di arte e cultura. E' diventato celebre per la sua attività artistica, esercitata in modo decisamente peregrino: vale a dire, dipinti sull'erba di enormi dimensioni, e, in questo senso, ha fatto scalpore il suo debutto a La Clusaz, sul Col des Aravis (valico francese dell'Alta Savoia), dove ha realizzato L’amour, un'effige femminile spalmata su ben 1.400 metri quadrati. In effetti, i suoi effimeri 'giganti su erba' occupano sempre migliaia di metri quadrati (fino a 12mila) di prati, parchi, colline o monti, raffigurando prevalentemente bambini, che per l'artista sono simbolo di speranza per il futuro. Anche se in due casi, con i due ciclopici Un grand homme (2016), a Leysin (canton Vaud, Svizzera), e L’avenir (2017) al Kufa’s Urban Art Festival, a Esch-sur-Alzette in Lussemburgo, ha invece omaggiato uomini decisamente âgé: il primo, sdraiato di schiena sull'erba, a godersi solitariamente il tabacco della sua pipa; il secondo, con pipa e un manico di vanga, accovacciato sull'erba vicino a una bambina, che, a mani nude, sembra tentare di dissotterrare qualcosa. Spiega, infatti, Saype: “Le mie opere nascono dalla simbiosi che sento con il luogo e con la gente locale, con cui creo una sinergia autentica”.

Saype mentra lavora davani alla Tour Eiffel a Parigi

Saype mentra lavora davani alla Tour Eiffel a Parigi

Appassionato di filosofie orientali e di ecologia, in toto auto-didatta, l'artista, equipaggiato di una pistola a spruzzo e di un drone, crea opere al 100% bio-degradabili grazie a un amalgama di sua invenzione (pigmenti naturali, acqua, farina, olio di lino, caseina del latte, carbone, blanc de Meudon, cioè carbonato di calcio e argilla), che, nel corso del tempo, vengono inevitabilmente modificate dagli agenti atmosferici e dalla crescita dell’erba, che “rendono l'opera impermanente, ma più viva”, come dice con filosofia Saype. In ogni caso, i suoi lavori sono destinati a soccombere in un arco di tempo che può oscillare tra i 15 ai 60 giorni. Nell'ambiente dell'arte è ovviamente il pioniere di quest'originale 'tecnica erbacea' e questa sua peculiare forma artistica gli ha in pratica permesso il salto dalla street art alla land art, quando, nel 2013, ha iniziato a sperimentare in atelier nuove tecniche miste al fine di utilizzarle all'aperto nel paesaggio. Dove, in primis, fotografa il soggetto prescelto e ne fa poi una cartacea griglia millimetrata, in seguito taglia l’erba dell’area prescelta per l'installazione, successivamente ne disegna la sagoma nell'erba piantando paletti ogni quattro metri, infine inizia a spruzzare il suo amalgama ecologico e controlla il work in progress dall'alto attraverso un drone.

Saype, Un grand homme et l’avenir_, 2017, Kufa’s Urban Art Festival, Lussemburgo

Saype, Un grand homme et l’avenir_, 2017, Kufa’s Urban Art Festival, Lussemburgo

Comunque, l'adolescente Guillaume già a 14 anni aveva iniziato a imbrattare muri con i basilari segni del graffitismo, cioè i tag vandalici, e a 16 anni pare esponesse già in una piccola galleria. Tutt'oggi espone in gallerie e musei di Francia e Svizzera, nelle fattispecie narrando, in formati decisamente più ridotti (disegni preparatori, immagini, modellini), la sua poetica eco-artistica, insieme a suoi dipinti su plexiglas o tela, di cui sono note le serie Métros (opere iperrealiste basate su fotografie scattate di prima mattina in metropolitana, che mixano pittura a pennello, aerografo, graffiti e collages) e Les Aurores (opere che sembrano dipinte su un finestrino di treno, alle prime luci dell'alba, realizzate con pennello e aerografo su plexiglas trasparente). In ogni caso, Saype afferma che il suo museo preferito è il mondo, in quanto accessibile a chiunque, e perché a lui interessa “avere impatto sulla gente senza intaccare la natura”. Ma, oltre alla sua profonda matrice eco-sostenibile, Saype possiede anche una naturale vocazione alle cause umanitarie, e pensa che, per l'arte, sia essenziale non trascurare le istanze sociali, come per esempio dimostra l’opera Message from Future, realizzato nel 2018 sul lago Lemano di Ginevra, difronte alla sede dell'Onu, dove una bambina, seduta sull’erba, protende il braccio per mettere in acqua una barchetta bianca di salvataggio. L'opera è stata infatti dedicata a SOS Méditérannée, ong che salva i naufraghi nel Mediterraneo, mentre per A Story of Resilience, l’artista ha appositamente scelto Decazeville (Francia), sede dell’ex-miniera di carbone a cielo aperto più estesa d'Europa, dove un tempo minatori di diverse etnie lottavano per i loro diritti basilari. In effetti, l'opera di Saype è ormai diventata anche sinonimo di solidarietà umana, e non a caso, nel 2017, la presidente della confederazione elvetica, Doris Leuthard, lo ha pubblicamente ringraziato per la visione anche sociale della sua attività artistica, mentre nel 2018 la casa editrice francese Gallimard lo ha inserito tra i 25 artisti internazionali del suo volume Green Art: la nature, milieu et matière de création (collana Alternatives), insieme ad altri noti autori – tra cui il messicano Ivan Juarez, l'olandese Scarlett Hooft Graafland, l'americano Lewis Miller, lo spagnolo Gonzalo Borondo – che utilizzano la natura, intesa nella sua accezione più ampia (anche corpi fisici), per il loro lavoro.

Saype, Present by Future, 2018, Eurockéennes, moats of the Porte de Brisach in Belfort

Saype, Present by Future, 2018, Eurockéennes, moats of the Porte de Brisach in Belfort

Ormai popolarissimo, il disegno di Saype delle due mani che s'allacciano, salde, ai polsi (il gesto che issa a bordo i migranti dai gommoni) fa parte di Beyond Walls Project, articolato progetto per andare “oltre i muri che separano gli esseri umani e li isolano in spazi mentali e geografici”, che ha appunto lo scopo di creare la più lunga e simbolica catena umana del mondo, realizzando di conseguenza il medesimo disegno in 20 diversi Paesi nel giro di un triennio (iniziato lo scorso anno, ma il Covid-19 sta posticipando la tabella di marcia). L'artista ha debuttato con l'installazione a Parigi, davanti alla Tour Eiffel (otto giorni lavoro, 1.500 litri di eco-pittura, su una superficie di 600 x 25 metri degli Champs de Mars), in seguito ad Andorra, Ginevra, Berlino, e quest'anno c'è già stato il debutto dell'Africa, in cui Saype ha realizzato la sua opera a Ouagadougou (Burkina Faso) e Yamoussoukro (Costa d'Avorio); in futuro porterà il progetto a Belfast, Londra, Dubai, Città del Capo, Buenos Aires,  creando così un interminabile messaggio per la coesione umana, nel nome della natura. Attualmente bloccato in Svizzera causa Covid-19, Saype ha però deciso d'inviare al pianeta un messaggio di speranza con Beyond Crisis (Oltre la crisi), ultimissima opera inaugurata lo scorso 25 aprile, vale a dire 3mila metri quadrati dipinti di nuovo nell'elvetica Leysin (1.500 metri d'altitudine), sul terreno privato di un agricoltore. “Ci sono diversi livelli di lettura dell'opera – ha spiegato l'artista – ma l'idea principale è quella d'interrogarsi sul mondo che seguirà alla crisi, sull'importanza di guardare tutti nella stessa direzione. Come per altre mie opere, voglio trasmettere una visione ottimistica e una certa idea di convivenza".

Olivia Cremascoli