Mutazioni evolutive?

by Massimo Negri, EMA (European Museum Academy) Scientific Director

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Le occasioni per raccogliere le idee sulle ragioni ultime della forma museo in un contesto storico caratterizzato da accelerazioni del tutto imprevedibili, anche solo all’inizio del nostro secolo, sono sempre benvenute. Del resto è indicativo dell’affollarsi di domande e di una sorta di continua trasformazione nelle pratiche oltre che nelle concezioni,  il fatto che il COM lo scorso hanno abbia rimandato l’approvazione della ennesima definizione di museo sottoposta alla Assemblea Generale, poiché la bozza proposta dopo lungo dibattito non ha trovato il necessario consenso. Che, in media, ogni 6-7 anni si senta la necessità di elaborare una nuova definizione è altrettanto indicativo. Non c’è niente di male, ne questo è indice di confusione mentale…il fatto è che il museo  muta continuamente sotto i nostri occhi , anche se la sua immagine pubblica in alcuni paesi tende a indicare una istituzione piuttosto statica e restia alle trasformazioni. La realtà è molto diversa. Basti pensare che in cinquanta anni il numero dei musei nella sola Europa è almeno triplicato.

Roma, Maxxi, project by Zaha Hadid, ph. by Maurizio Barberis

Roma, Maxxi, project by Zaha Hadid, ph. by Maurizio Barberis

Alcune domande quindi si ripropongono ciclicamente, altre emergono sulla spinta delle rivoluzioni comunicative  che caratterizzano il nostro tempo. La questione Covid-19 sembra avere aggiunto ulteriori insidie sul percorso evolutivo del museo contemporaneo, poiché gran parte di ciò che si fa nel museo e per il museo presuppone una partecipazione collettiva. Chi lavora nel settore si rende oggi conto, quasi all’improvviso, che la partecipazione fisica è sempre stata la pietra angolare della vita del museo. Pochi o tanti che fossero, motivo di entusiasmo o di frustrazione, i visitatori sono sempre stati il punto di riferimento ovvio, scontato, dell’azione museale.

Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna, ph.by Maurizio Barberis

Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna, ph.by Maurizio Barberis

Non che il tema sia del tutto nuovo: con l’affermarsi di Internet, il passaggio dalla equivalenza pubblico=visitatori a pubblico=utenti (visitors/users) era già motivo di ripensamenti e urgenti sperimentazioni. Ma senza dubbio gli effetti della pandemia hanno determinato una presa di coscienza dei limiti del museo del tutto inattesa per radicalità e velocità. Come in altri campi della attività culturale (in primis il teatro, più ancora del cinema forse) il museo si è ritrovato a fare i conti con i “fondamentali”, proprio mentre era impegnato a ridefinire il proprio ruolo a cospetto dei grandi temi sociali (migrazioni, globalizzazione, supremazia della economia nel discorso pubblico, ecc.) e della rivoluzione permanente del digitale.

 Sicché oggi l’agenda è diventata così fitta da non sapere quasi da che parte cominciare.