La superficie assoluta come utopia olistica

di Andrea Schubert

La superficie assoluta o del regime scopico

Con il concetto di "Superficie assoluta" si vorrebbe andare oltre la nozione
di “regime scopico”, cioè il rapporto che si instaura tra sguardi, dispositivi ottici/media ed immagini.

Gustave Moreau, Le muse lasciano Apollo per andare a illuminare il mondo, 1868, Parigi, Museo Gustave Moreau

decostruzione

Si vorrebbe vedere questo nuovo concetto come un ineludibile fatto conseguente alla ricostruzione mentale della realtà percepita tramite la decostruzione perpetrata dai sensi ed elaborata secondo le regole che ciascuno di
noi ha appreso nell'arco di una vita. Alcune di queste regole attengono alle specfiche fisiologiche individuali dell'osservatore (un daltonico ricostruirà una realtà differente da quella ricostruita da un normodotato visivo) ed altre acquisite con l'esperienza (un sarto distinguerà meglio i colori di un filo isolandolo da altri attigui nella scala cromatica).

Sergio Dangelo, Table mise en fiandre

complessità

Più aumenteranno i gradi di complessità nell'osservazione della realtà maggiori saranno le differenziazioni nei regimi scopici individuali. La superficie assoluta od olistica, che dir si voglia, bene può accogliere e comprendere tutti i fatti che il processo di costruzione della realtà necessita, così come avviene per il concetto di regime scopico.

Alessandro mendini, Costume per Danna e Arpa, con Lidia Prandi e Ines Klok, performance

retroazione

Dato che ognuno nel proprio regime scopico, utilizza le forme come catalizzatore di emozioni proiettate sulle forme osservate traendole dal proprio personale bagaglio culturale, nel caso di una forma la cui funzione progressivamente scompare per lasciare spazio crescente all'emozione e che sia ascrivibile all'idea di superficie assoluta, una superficie che per sua definizione contiene sia l'osservatore che l'osservato, essa, divenendo promessa di emozioni future e quindi di cambiamento, innescherebbe un fenomeno di retroazione positiva paragonabile solo a quanto sia stato il "ghiaccio 9" per la distopia di Kurt Vonnegut. La superficie assoluta come utopia olistica, innescherebbe così nell'osservatore un processo a catena retroattiva nel personale regime scopico, dove l'oggetto osservato, frutto della ricostruzione mentale, conseguente alla scomposizione sensoriale, operata attraverso le regole del proprio bagaglio culturale, diventerebbe a sua volta generatore di emozioni la cui forza comporta una mutazione del bagaglio culturale stesso alterandone le regole e il complesso del regime scopico in cui si colloca. Una dinamica in grado di generare una progressione emozionale positiva auto alimentata.

funzione

Più l'oggetto si distanzierà dalla propria funzione originaria, maggiore sarà
  la quota emozionale del suo contenuto costituente e di conseguenza, nella ricostruzione dell'osservatore, maggiore sarà la quota parte dipendente dal suo personale retroterra culturale. L'interpretazione sarà quindi preponderante rispetto alle componenti universalmente condivisibili, cioè quelle componenti legate alle leggi della fisica.

Hap Tivey, red wall, , Led Light and Acry 1977

emozione

Parlando di leggi della fisica intendo semplicemente, per esempio, che un tavolo è un oggetto che si oppone alla forza di gravità; ma "Tulip" di Saarinen evoca emozioni di natura e misura differenti a seconda dell'osservatore. Tanto più l'oggetto diventa celibe, svincolato cioè dalla funzione, tanto maggiore sarà la forza retroattiva che muta il regime scopico dell'osservatore e le sue regole interne; tanto più l'oggetto si avvicinerà all'utopica superficie assoluta quanto maggiore sarà la reazione a catena che potrà innescare.

possono formarsi ostacoli al processo di retroazione

In questo processo autoalimentato potranno anche formarsi degli elementi d'ostacolo che possono impedire di mostrare la realtà che si cela dietro il velo di Maya, ma le caratteristiche definite nella teorizzazione della Superficie Assoluta riusciranno a spezzare le ultime resistenze delle radicate convinzioni cartesiane che ci legano ancora ai fenomeni fisici distraendoci da quelli emozionali.

Maurizio Barberis, Mobile d’Invenzione n. 7, Floor lamp detta ‘Pandora Sketchs, dai cataloghi perduti del prof. Marcelino Do Campos

le caratteristiche della superficie assoluta ostacolano le resistenze cartesiane

In altri termini, per buona pace dei più razionalisti, tale processo retroattivo, generato dall'utopica superficie assoluta, può essere considerato un lavoro, come quello definito dai nostri liceali libri di fisica. Come non ricordarsi che il lavoro è quella cosa che frena l'entropia? In altri termini, che il lavoro è una forma dinamica di entropia negativa?

Campana Brothers, Abbraccio Armchiars, Morbido Collections, 2018, Giustini e Stagetti Gallery

la superficie assoluta produce lavoro

Chiusa la parentesi di definizioni vorrei poter ripetere i principi su esposti applicandoli all'Estetica e quindi parlare di un "entropia estetica", intendendo con questo quella perdita di emozioni per tutte le forme artistiche. Un processo degenerativo che progressivamente ammorba sempre più ampi strati della popolazione. Un progressivo diluirsi e stemperarsi, in vario modo e per varie ragioni la cui enumerazione sarebbe obiettivamente tediosa in questo contesto. Ma l'approccio concettuale che spinge all'utopia della "superficie assoluta" crea un processo di "entropia estetica" negativa la cui inarrestabile forza propulsiva permane fino a che l'osservatore rimane al cospetto dell'oggetto osservato. Kurt Vonnegut aveva ipotizzato la fine della vita sul nostro pianeta dovuta al suo ghiaccio 9. In questo ipotetico scenario di utopica superficie assoluta forse la sindrome di Stendhal sarebbe da considerare un possibile effetto perenne, un estasi continua, una sorta di kundalini.

Per fortuna nostra le utopie sono condizioni da perseguire e mai raggiungere.