Nodi

di Maurizio Barberis

Architetture come nodi: spazi o forme che stanno all'incrocio, nel punto rizomatico dove gli assi principali si incontrano. Il nodo, punto di sparizione della forma, della sua trasformazione in processo. Soglia, elemento di attraversamento problematico, emergenza formale, pone un problema di discontinuità all'interno del tessuto che connette la città, isola di funzioni, griglia di urbanità, la cui forma è in teoria, e solo in teoria, la ripetizione dell'uguale. Il nodo pone la domanda, senza offrire risposta: alterazioni del nostro sistema nervoso, non addomesticate dalla forma, spazio non ridotto a linguaggio. Come si controlla il tempo, allora? Attraverso quali emergenze, segni forti nel paesaggio, leggiamo il senso e la continuità?

Vedute di Roma , disegnate e incise da Giovanni Battista Piranesi, Architetto Veneziano, Veduta del sepolcro di Caio Cestio, dettaglio

Edifici segreti, architetture nascoste, tirano i fili dei nodi rizomatici della città moderna.

Mosca-cieca. Così si chiama quel gioco dove, per gli occhi bendati da un panno, un nodo impone una cecità. Si cerca a tentoni, per afferrare, per riconoscere toccando. Il nodo decide l'approccio. Se scegliere l'errore, il caso o l'arbitrio per tentare la conoscenza del mondo. Consapevolezza e deriva.

 Architetture che si ribaltano come un guanto e l'abitare diviene un rovescio, per i nodi che non esistono più, fuori, poiché scorrono nelle strade dell'informazione globale. La forma è il sangue fertile che scorre nelle architetture senza corpo, ma con molto spazio e con molte domande, nodi, questioni irrisolte. L'emergenza sottolinea la necessità di avere come funzione primaria la forma, nient'altro che la forma. come unica risposta alla domanda che aspetta risposta, una risposta che è ancora domanda, e così all’infinito parziale e relativo, all’infinito sporco della forma rizomatica dell’immateriale contemporaneo.

Vedute di Roma , disegnate e incise da Giovanni Battista Piranesi, Architetto Veneziano, Veduta dell’avanzo del Castello, che prendendo una porzione dell’Acqua Giulia dal Condotto principale, parte ne diffondeva in una magnifica fontana che gli era aderente..., dettaglio

 

Così le città e le architetture, non emergono più come segni pensati, voluti, riflessi. Forma urbis? I nodi, fuori, sono gli stessi di sempre: un punto di traffico intenso, l'ipermercato globale delle merci planetarie, le rotaie dei tram, dei treni, i fili degli autobus, la ragnatela che incespica nei nodi. La città è sogno sognato, l'architettura non traccia più il percorso dei nostri sensi narranti, il percorso dello spazio si arresta nell'infinita, possibile, accidentale, deriva del flusso. Deriva è termine nautico: indica il percorso lungo una rotta laterale, eccentrico all'itinerario deciso. Inutile dirlo: anche 'nodo' è termine nautico. Attraverso un doppio significato: unità di misura della velocità marina e struttura primaria utilizzata per legare vele e velacci, per impedire all'imbarcazione di mollare l'ormeggio.

Indica al medesimo tempo l'unità di misura del movimento e la forma prima dell'immobilità.  

Vedute di Roma , disegnate e incise da Giovanni Battista Piranesi, Architetto Veneziano, Veduta del Castello dell’Acqua Paola sul Monte Aureo, dettaglio

Tutto quello che ci dava identità, a cui ci aggrappavamo per spremere il senso, scivola via, lungo i canali fangosi del villaggio multimediale, del meta-verso prossimo venturo: una finestra, una porta, un ponte, un gradino di pietra, la voluta di un arco, l'occhio rotondo che sta in fronte alle chiese, il ferro battuto dei cancelli e dei poggioli, tutto questo ci sfugge, privo di senso. L'architettura non ci aiuta più a riconoscere i luoghi, a impedire la deriva, non ci consente più di toccare con mano la vista, di percorrere l'errore. La funzione della forma è ormai solo inganno, e il nodo si scioglie senza farci conoscere l'errore.

Vedute di Roma , disegnate e incise da Giovanni Battista Piranesi, Architetto Veneziano, Veduta del Tempio di Cibele, dettaglio

L'Errore, la possibilità di scegliere o la necessità di sciogliere. Scegliere, nel buio deciso per noi dal nodo o dal tessuto, dalla benda o dalla vela, cercando ciechi l'oggetto amoroso, usando le mani come occhi. 'Osservare' la 'skepsis', per conoscere la conoscenza. Che cosa ci permette allora di distinguere ancora i nodi generali della forma, di leggere nello spazio costituito dalla intercapedine minima posta tra lo sguardo e la carezza che riconosce la superficie di un luogo ciò che può, per suo stesso statuto, sciogliere le ambiguità? Facciamo un passo indietro, un flash back, come fossimo al cinema.

Vedute di Roma , disegnate e incise da Giovanni Battista Piranesi, Architetto Veneziano, Veduta del Tempio di Bacco, dettaglio

I templi sorgono nelle antiche città come uno dei nodi delle quattro dimensioni dello spazio istituzionale ( religione, commercio, scuola e leggi). Le loro piante riassumono allo sguardo la loro forma nodale: gli assi si intrecciano, e giungono da tutte le direzioni al cuore dell'edificio. Una pianta ottagonale riassume e moltiplica per due il segno della croce, il senso dell'intrecciarsi di un nodo, che mentre congiunge si apre. Sciogliere, disfare il nodo, aprire le sue pieghe nelle direzioni implicite, illuminando l'intreccio e le forme di una conoscenza limitata nell'errore. L'analisi si apre a ciò che è stato chiuso, scioglie le pieghe e rende libero il senso, i suoi sviluppi, i suoi percorsi. L'analisi, come il sestante, ci indica la posizione e ci permette di tradurre le distanze in nodi, attraverso segni complessi che quantificano il significato e qualificano il numero. Rimane il 'dubbio', l'attenzione sospesa, (Carneade, chi era costui?), dichiarazione d'impotenza di fronte a ciò che supponiamo non sia dato allo sguardo ottimista e neutrale, agli occhi bendati e al nodo.

Vedute di Roma , disegnate e incise da Giovanni Battista Piranesi, Architetto Veneziano, Veduta del Ponte Salario, dettaglio

Un dipinto del Bramante lega il Cristo alla colonna, e la colonna al tempio: San Pietro in Montorio. se il cerchio è "figura del mondo", Bramante fissa questa figura in un luogo preciso. Un punto che sembra un nodo, un nodo che àncora alla terra la rete delle relazioni. La colonna è il punto vitale che non dispiega un'infinita modularità, come il nodo del tessuto, ma delimita uno spazio preciso, lo rende conforme, lo assoggetta alle regole del sacro. Pietro è pietra, fondamento e decoro, che predica la forma come antagonista del nulla, "......Pietro, fondatore della città di Dio...",  è un nodo nella rete dei significati dell'urbe, collocato "inter duas metas", tra le architetture dei due fondatori della Roma pagana.(222)

Vedute di Roma , disegnate e incise da Giovanni Battista Piranesi, Architetto Veneziano, Veduta del Tempio di Giove Tonante, dettaglio

Il nodo è forma che scioglie. Che consente, attraverso i legami, di costruire, di 'portare acqua al nostro mulino ' (derivare, appunto). E'dunque il nodo che costituisce il fondamento scientifico della conoscenza che possiamo prender per vera solo a partire dal presupposto che sia falsa?

Vedute di Roma , disegnate e incise da Giovanni Battista Piranesi, Architetto Veneziano, Veduta del Porto di Ripa Grande, dettaglio

Porto più che nodo. Il Gianicolo è sacro a Portumno, dio dei porti e delle porte (223) La simbologia del tempietto colloca in un punto chiaramente identificabile (Monte Aureo) il segno della croce di Pietro, che entra nella terra, e da questo punto si irradia, come un sole, per tutto l'occidente. Bramante dà vita a una "scena urbana in miniatura", inseguendo un modulo che cresce: dalla divisione cruciforme all'interno del cilindro centrale si moltiplica per due, sino alle colonne. Quattro, otto, si conta sino a sedici, per misurare il respiro dello spazio, rerum concordia discors, per costruire un'architettura vivente. Diviso per tre nell'alzato, il cerchio si inscrive in un quadrato, descrivendo la forma della città ideale nella serie degli anelli che si succedono l'uno dopo l'altro. Figura vitruviana. Il nodo è il modello che racchiude, in sintesi, l'immagine della totalità. Così ciascun nodo, ciascuna colonna, porta il significato per il tutto.

Vedute di Roma , disegnate e incise da Giovanni Battista Piranesi, Architetto Veneziano, Veduta del tempio detto della Tosse, dettaglio

L'augurio di una gnosi fondata su una desmologia, di un discorso sui legami, sui nodi, sposta l'attenzione verso l'agire, sposta l'attenzione dalla forma verso la sua deriva. La cecità è il legame che il nodo crea per brancolare nel buio. Ma solo in virtù del fatto che ci tiene ancorati a un tessuto, a una trama di eventi, a una catena, ché il nodo ci invita a chiarire, a percorrere un’eccentrica strategia. Poniamo così il punto di luce fuori dalla portata della skèpsis visiva. La trama dei nodi dà forma concreta ai nostri significati, annoda i fili che portano fuori, in direzioni lontane. Si costruisce così la tenuta visiva dell'oggetto, che solo la mano può sperimentare. Diurno e notturno, analisi che applica la ratio, e sintesi che lega alla notte il lavoro della tessitrice, nodo dopo nodo, per trattenere la materia che sfugge per troppa chiarezza.

Vedute di Roma , disegnate e incise da Giovanni Battista Piranesi, Architetto Veneziano, Veduta interna del Panteon, dettaglio

Comares è parola spagnola dalla difficile etimologia. Potrebbe derivare dalla parola araba Qumriyya, che significa vetrata colorata. Possiamo avere altre due interpretazioni: da Comes, governatore, deriva Comes-res, colui che amministra la giustizia. Forse per noi più interessante è la derivazione dall'arabo Qum-arx, che significa più o meno "altura celeste" o "cielo sovrano". Esiste, nel complesso dell'Alhambra granadigna, un palazzo, una torre, un patio d'acqua, e una sala chiamate delle Comares, ed esiste una volta come un cielo sovrano, che Abul-Hyyay, Yussuf I, principe ammalato d'alchimia, edificò nel 1300, per avere sulla testa la sutra 67 del Corano, quella dei sette cieli sovrapposti. Minuscole lamelle di legno policromo costruiscono uno straordinario intreccio di colore, di luce che filtra da fuori, di forme geometriche allusive. Un tessuto costruito da abili carpentieri a gloria di Dio e di Yussuf I, compendio geometrico dei significati della decorazione.

Vedute di Roma , disegnate e incise da Giovanni Battista Piranesi, Architetto Veneziano, Veduta interna del Pronao del Panteon, dettaglio

La forma è tradita dai nodi. L'intreccio ne rappresenta la manifestazione sensibile. Intreccio che coniuga due direzioni, legandole, ripiegandole l'una sull'altra.

Nulla di ciò che accade sopra la testa di Yussuf è dovuto al caso, tutto è garantito dalla legge del numero e dalla corrispondenza analogica. La volta è divisa in tre settori: nel primo le stelle che significano il 1°, il 2° e il 3° cielo, nel settore intermedio le stelle del 4° e del 5°, in quello più in alto il 6° e il 7°. L'intera volta si conclude nella stella principale, l'8° cielo, che le riassume tutte. Ciascuna stella é il nodo che l'anima deve sciogliere, per procedere verso l'alto.

Vedute di Roma , disegnate e incise da Giovanni Battista Piranesi, Architetto Veneziano, Veduta interna dell’antico tempio di Bacco, dettaglio

Lo spazio è la decorazione, e la decorazione è il significato dello spazio.  Il nodo è un elemento decorativo fortemente astratto e a forte componente simbolica; man mano che la decorazione perde riferimenti simbolici e si materializza attraverso l'imitazione di forme naturali, il nodo. Con la sola eccezione dell'arabesco, dove si ha la sensazione che tutto il disegno sia collegato a due fili, e che tirando questi si faccia sparire d'incanto tutto quanto, le linee e le volute della decorazione. Le quattro coste della volta ripetono il disegno dell'albero islamico che simbolizza il Paradiso. Percorrendole con gli occhi siamo costretti a ricordare, a rivivere la volta come un teatro della memoria: " Dijo el Profeta: en el cielo està el àrbol de la felicidad, cuya ràiz està en mi morada y cuyas ramas dan sombra a todos los alcàzares del cielo, sin que existan alcàzar ni morada que no posean algunas de sus ramas" (Miguel Asin Palacios, La escatologia musulmana en la Divina Comedia)

Vedute di Roma , disegnate e incise da Giovanni Battista Piranesi, Architetto Veneziano, Veduta del Tempio di Minerva Medicea, dettaglio

Escludere e includere. L'analisi contro l'enciclopedia dei saperi che tutti concorrono alla forma del tessuto, nodo contro nodo, per trattenere ciò che per nostra chiarezza priva del dubbio. La forma del nodo include e pianifica le differenze. Il nodo è come la piega, che includendo ci dirige verso la possibilità di un pensiero senza esclusione.

L'albero è come il serpente: ascendenza e discendenza, cielo e inferno, errare ed errore, essere nell'errore, andare errando, rompere il ciclo dell'ineluttabile per ricongiungersi al centro che determina la natura delle cose senza esserne partecipe. Metà dell'albero partecipa alla natura divina, metà a quella infernale. E' solo il moto, verso l'alto o verso il basso che trasforma la grazia in collera, il bene in male. L'altra metà dell'Alhambra scorre nelle sue fontane, nelle acque che ritmano ossessivamente le architetture e i giardini, che scorrono dove meno te l'aspetti, nei corrimani delle scale, e scivola via senza farsi mai usare, forma che forma inavvertitamente.

Vedute di Roma , disegnate e incise da Giovanni Battista Piranesi, Architetto Veneziano, Veduta del Tempio antico volgarmente detto della Salute, dettaglio

La domanda è forse un nodo? La domanda è retorica, contiene la sua stessa risposta. E' tautologica, poiché intreccia due volte lo stesso filo. Ma la domanda è certo anche un modo per recuperare la memoria, per sciogliere il nodo del nostro passato, intellettuale e sentimentale. E' forse allora la domanda che si pone come il nodo che lega la benda che ci rende ciechi, che ci costringe a una nuova cecità, e guarda al nostro passato con più attenzione che al nostro presente?

Vedute di Roma , disegnate e incise da Giovanni Battista Piranesi, Architetto Veneziano, Veduta del Sepolcro di Cecilia Metella, dettaglio

La città moderna nasce dall'incontro del verticale con l'orizzontale. E' un luogo tridimensionale, articolato nello spazio orizzontale dai nodi efficienti dell'urbanistica e nello spazio verticale dai nodi portanti delle architetture d'acciaio. Il nodo è l'indifferente modulo che allunga all'infinito, nel tempo, le possibilità di occupare uno spazio. dal palazzo di cristallo ai nodi di Wachsmann, si percorre un'ellissi metodologica, che tende le maglie delle reti delle forme sino alla scomparsa del significato. La città infinita assomiglia molto alla torre di Babele, al luogo della scomparsa del senso e della moltiplicazione dei linguaggi. Le colonne bramantesche, i cieli traforati dell'Islam, sono sostituiti dai cieli d'acciaio delle reti di Wachsmann, che affermano e negano ciò che ci mostrano: l'assoluta grandezza degli spazi che da quest'architettura possono nascere e l'assoluta monumentalità che a questo si accompagna. Il nodo può quindi mantenere intatta la direzione orizzontale-verticale, sospendendo per un istante il movimento, confondendolo, oppure, invertendone la direzione,  può trasformare il verticale nell'orizzontale. Può infine rappresentare la sintesi dei due movimenti rappresentando l'immobilità del centro, che non è movimento, né verticale né orizzontale. L'architettura di Wachsmann è una funzione dell'infinito postulato dai nodi d'acciaio dei tetti degli hangar, un tubo d'acciaio che si stringe a una morsa, da cui partono altri tubi d'acciaio, che a loro volta contengono nodi da cui all'infiniti altri tubi muoveranno. La rete è la forma. basato su geometrie elementari che non prevedono l'accadimento, la narrazione, la percezione del senso.

Giovan Battista Piranesi, Carceri d’invenzione, tav. VI, 1745, dettaglio

Identità: i nodi sono funzioni di identificazione della forma nello spazio. Arnheim parla di nodi, indicandone una possibile tipologia in relazione al ruolo che questi assumono nello spazio pittorico: i fasci di luce concentrica, la convergenza di vettori verso un centro comune, gli incroci (tessitura) come versione elementare dei nodi, i nodi in senso stretto, la sovrapposizione, azioni che implicano l’afferrare o il circondare, il concentrarsi delle figure nello spazio assoluto. Il nodo funziona come una nozione infra-culturale, trasversale. E' il precipitare di più direzioni in un unico punto, che pone un problema di orientamento (identità). E' l'orientamento dei vettori che determina a sua volta l'identità del nodo come forma formante. Il nodo lega, unisce, blocca e congiunge, ferma. La risoluzione scioglie il nodo, lo rende inutile. D'altro canto il nodo ha un'insostituibile funzione strutturale: "Lo sviluppo delle tecniche di congiunzione degli elementi portanti, di qualsiasi tipo di materiale, si orienta sempre più verso i metodi di produzione determinati dall'industrializzazione. congiunzioni convenzionali sono state spesso sostituite da nodi che, fabbricati con processi meccanici più o meno complicati, possono unire in costruzioni lineari o spaziali qualunque materiale, di qualunque forma e sezione trasversale.” (Konrad Wachsmann, Una svolta nelle costruzioni,)

Nodi che consentono lo scorrimento, nodi che bloccano, nodi che sostengono finti nodi, che con un rapido gesto si sciolgono, così il nodo rappresenta l'indiscreto tricottare, poiché il nodo è la forma che mostra una temporanea interruzione dello scorrere del flusso temporale, Ulisse che tende al ritorno e viene continuamente interrotto da un evento che si costituisce come un nodo nello scorrere del momento.

Così il nodo diviene il ponte che traghetta la forma verso lo spazio, ne annulla i limiti, consente all'architettura di essere spazio. Ma un'architettura senza confini, senza luoghi, priva dei limiti che consentano di identificarla, senza nodi, non è altro che l'estensione in negativo dello spazio, l'implosione di un luogo che, come nella piccola monumentalità di San Pietro in Montorio, ricavava la necessaria adesione alla storia dell'uomo.