Lilloni

di Andrea Schubert

Acquario Civico di Milano, 16 novembre 2022-8 gennaio 2023

Chissà perché e chissà come ebbe l'idea. Probabilmente fu plagiato da Salgari o da qualche racconto circolante tra ragazzi di bottega in cui qualcuno millantava trascorsi avventurosi. Certo è che voler fare ingegneria navale era proprio idea stravagante, soprattutto agli occhi del padre. Lui veniva infatti da un paesino agricolo del Mantovano, e approdato giovinetto a Milano per impiantare un'attività di ebanisteria, lo voleva introdurre al mestiere.

Ma il punto é che l'acqua, da quel momento non se ne é mai andata dalla mente di Lilloni. È sempre rimasta lì, salvifica, in ogni suo aspetto e in ogni sua forma. Che sia nella forma dei navigli, un po' narrati dal padre che li vide molto diversi dai canali d'irrigazione delle campagne di suo padre agricoltore, e un po' vissuti da bambino con i suoi compagni di gioco, oppure i fiumi o i laghi poco importa: l'acqua era l'elemento privilegiato nella sua fantasia.

La guerra comunque ne stravolse ogni precedente significato dopo Nervesa. Li, in quel luogo e in quelle circostanze, l'acqua assunse tutto il suo valore simbolico che lo accompagnò per il resto della vita. Di fatto un ragazzo, che io oggi con occhi di padre posso vedere come mio figlio anche se é stato mio nonno, si trovò al fronte separato dai suoi commilitoni dall'improvviso ingrossarsi del fiume appena guadato. Un fiume che lo separò da una morte certa, come morirono tutti i suoi commilitoni rimasti sulla riva sbagliata. Fu una lunga notte di mattanza. Fu un ricordo che lo segnò negli anni successivi. Probabilmente presente, ma sepolto, quando congedato riprese gli studi accademici, ma certamente, in seguito, per tutta in un riaffiorare inconscio e continuo.

L'immagine serena dei suoi dipinti é, come molti critici hanno più volte ribadito, il palese contraltare del suo animo in tormento. Una ricerca nell'arte di quella pulizia dall'orrore della guerra, e l'acqua, in tutte le sue forme, a salvargli ancora la vita.

Ora una mostra curata da Elisabetta Polezzo cerca di dare al pubblico tutti gli elementi per comprendere un artista del secolo scorso, la sua arte e la sua poetica, seguendone un originale filo conduttore che ha per titolo: Acqua, una mostra di Umberto Lilloni all'Acquario Civico di Milano.

Articolata con alcuni esempi nei vari filoni che il maestro del Chiarismo Lombardo ha toccato nella sua lunga carriera. Si passa dalla Milano città d'acqua all'Adda a Brivio. Dal mare a Bardonecchia e la valtellina. Dalle città che si affacciano sull'acqua come Stoccolma o Venezia ai laghi dove era solito recarsi. Tutto in una mostra che tramite una trentina di opere selezionate riesce a dare, con uno sppaccato conciso, una rinnovata visione che definitivamente accantona l'idea di un arte mimetica nei suoi paesaggi, per evidenziarne gli aspetti più intimi ed espressivi.