Siamo ancora futuristi?
di Serena Guardabassi
Perché proporre un testo sul futurismo? Questa è stata la prima riflessione di Luca Violo, curatore di “Futuristiconardore” - un piccolo ma delizioso tascabile edito da New Press - circa l’opportunità di proporre un tema nato agli albori del XX secolo di cui tutto è già stato detto.
Si tratta di quattro manifesti programmatici scritti a oltre un secolo dalla loro prima pubblicazione (tra il 1909 e il 1913) da Filippo Tommaso Marinetti teorico del Movimento, e dal suo massimo artista Umberto Boccioni: “La Scultura futurista” dell’aprile 1912, è un testo, come scrive il curatore, “con una capacità di sintesi programmatica che ancor oggi toglie il fiato per la lucidità della visione e l’originalità delle soluzioni”.
Pertanto, cosa pensare? In effetti, è sufficiente leggere le prime pagine di “Uccidiamo il Chiaro di Luna!” di Marinetti, dell’aprile 1909, per restare un po’ sorpresi, un po’ frastornati, un po’ divertiti, dall’arditezza e dalla perentorietà delle parole che suonano come proiettili, dai numerosi punti esclamativi, dall’assoluta libertà da ogni obbligo grammaticale e tipografico, da “uno sconfinato entusiasmo avanguardista nel potere del linguaggio” e quindi della comunicazione, come risulta evidente nel laboratorio lingustico della “Distruzione della sintassi. Immaginazione senza fili” (maggio 1913): “Per immaginazione senza fili, io intendo la libertà assoluta delle immagini o analogie, espresse con parole slegate e senza fli conduttori sintattici e senza alcuna punteggiatura”.
Soprattutto, è la visione degli assunti messi in evidenza nel testo introduttivo che convincono: l’arte per essere compresa deve essere comunicata; la parola è lo strumento per costruire l’espressione che abiura il passato per vivere in una continua proiezione verso il futuro, che si manifesta attraverso lo sviluppo tecnologico e dei mezzi di comunicazione; la forma, nella scultura, deve interagire nello spazio con un molteplice punto di vista che si evolve nella dinamicità della visione, per essere liricamente simultanea ora e ovunque. Un bel progetto che l’editore Andrea Di Gregorio, a cui piacciono e divertono le sfide, ha sostenuto con entusiasmo; il primo di una nuova collana dedicata a piccole perle d’arte. Quindi, rotti gli argini, messi da parte i dubbi, con umore goliardico e spirito avanguardista, il curatore ci sorprende con un’introduzione libera e futurista “per vivere con travolgente entusiasmo la forza vitale delle PAROLE IN LIBERTÀ!!!!”.