2- Le cose vanno meglio?

di Silvio Fuso

Tra la morte di Giambattista Tiepolo e la nascita di Mark tobey trascorrono 120 anni, li separa un oceano d'acqua, di storia e di vive "fucine" d'arte. La pittura però resiste, incantata illusione capace dunque di superare i muri dello spazio, del tempo e delle vicende umane. Ma è sempre lei l’ "orizzonte irrinunciabile di qualsivoglia poetica"? O cede anch'essa alle giuste esigenze di un'aggiornata e puntuale antropologia delle immagini?

Mark Tobey, Plains cerimonial, 1956, Hirshorn Museum

Torniamo a Mark Tobey e proviamo ad usarlo come pietra di paragone per tentare di rispondere a queste domande. C’è l'America in primis e il difficile parto del modernismo statunitense, che si vede superato e rimosso fin dai suoi primi vagiti da un'aggressiva estetica dove avanguardia e nazionalismo la fanno da padroni…a occhi inesperti l'Armory Show e la scuola di New York possono sembrare cose praticamente coeve.

Mark Tobey, Night Celbration, 1971

E in questo caso la pittura dovrebbe proprio uscire di scena sostituita da un susseguirsi di gesti che di volta in volta la rendono ancella dell'impegno o del dinamismo individualistico, un manifesto, diciamo pure, non più un linguaggio necessario e autonomo.

Mark Tobey. Lumber Barons, 1957, The Menil Collection, Houston

Ascoltiamo Tobey, per Duchamp: "C'è altro oltre la retina -associazioni, a livello mentale-prima che la vera arte emerga". Per Greenberg (e Pollock): "Pura astrazione per me vuol dire un dipinto in cui non si può trovare alcuna corrispondenza con la realtà, cosa per me impossibile."

Mark Tobey, Untitled Sumi, 1957

Non solo parole,opere come "Threading light" o,ancor più, "Gothic" e White Night"affossano con la loro precoce "scrittura bianca" ogni preconfezionata koiné avanguardistica.

Mark Tobey, Mandarin and Flowers, 1973

L'instancabile nomadismo dell'artista, geografico,culturale, religioso (la conversione alla fede Bahá'í è tutta da approfondire) mostra ai nostri occhi un po' cinici, un po' meravigliati una specie di san Bernardo della pittura….

Mark Tobey, Untitled, 1950

Mark insegna, ovunque e con grande successo, promuove incontri tra artisti e ne sostiene gli sforzi,senza enfasi fa sue le tecniche e lo spirito delle calligrafie orientali, espone molto, è modello per compositori come John Cage e altresì umile studente di pianoforte e teorie musicali. Mi fermo,altrimenti posso scadere in un'agiografia caricaturale, d'altronde qualsiasi  concisa biografia può dar conto della sua multiforme e straordinaria attività nell'arte e per l'arte.

Mark Tobey, Wild Field, 1959, Moma, New York

Eppure aveva iniziato la sua carriera di pittore provinciale facendo l'illustratore di riviste di moda e sfruttato la sua sapiente tecnica dipingendo, per vivere, ritratti di amici e conoscenti, solo pochi anni dopo però, riconosciuto interlocutore della scena europea, discuteva con Feininger di visione metafisica e rappresentazione, affrontando inevitabilmente il confronto con Klee e Kandinskij, maestri dello "spirituale nell'arte": "Non voglio avere un ruolo da protagonista nella pittura americana, voglio solamente dipingere".

Una risposta definitiva. Ma, purtroppo,la storia non finisce….

( “…La ricerca della verità è inerente a una certezza del subcosciente. L’importante è restare nuovi davanti alle esperienze, pronti a coglierne il nuovo apporto. La concezione che l’oriente ha del valore dell’accidentale può essere uno di questi apporti. L’accidentale ci può riportare a una presa di coscienza dell’essenziale se noi sappiamo accettarlo. Se noi sappiamo usarlo, può permettere la creazione artistica…” Mark Tobey, 1958 - N.d.R -)