Forma Fluens vs Fluxus Formae

di Maurizio Barberis

 

“...Alcuni che nulla intendono, in tutti i modi vogliono combattere contro l’uso della filosofia. Questo si verifica in modo particolare tra i Predicatori, laddove nessuno a loro si oppone. Sono come animali bruti, che bestemmiano ciò che ignorano...” (Alberto Magno, In Ep. 7)

Ah, quell’Alberto Magno, che fu doctor optimus e padre spirituale di Tommaso d’Acquino, autore di quella Summa Teologica che tolse il sonno a molti prelati nei secoli a venire, e  che tentò di conciliare l’aristotelismo con la filosofia di Averroè e di Avicenna, la forma con il movimento.

E’ la forma nello spazio o lo spazio nella forma?

Cosa si muove, dunque, Eraclito e il Tao, Panta Rei o anche il movimento è illusione e forse è meglio Parmenide? Che è dunque ciò che vediamo, forma o illusione di forma? Se getto un libro in aria (magari la Fisica di Aristotele) che cosa vedo dunque, una forma fluens o il flusso di una forma? Sembra un capriccio, un gioco di parole per intellettuali scalzi (e sa Dio se c’è ne bisogno in quest’epoca grama...) ma in questo modo  si confrontano due mondi, ovvero la solida razionalità dell’occidente vs la fluida e libera mente orientale, Newton vs Chuang Tzu, Leon Battista Alberti vs Wang Wei.

“ ...invece di considerare il mondo come un insieme più o meno integrato di oggetti, il pensiero cinese lo intende come emanazione di un soffio vitale, di un’energia (qi) che si dispiega in diversi gradi di condensazione...la dimensione dello spirito è il qi allo stato più sottile e puro...”( Marcello Ghilardi, Dipingere il non-oggetto,)

Ma veniamo ai giorni nostri. Parrà strano ai più, ma l’avanguardia artistica più chic e à la page del novecento, quella che partendo dal suono gutturale di un infante ha dilagato per tutto il secolo e anche oltre, da là deriva. Dada/Dudu-champ e John Cage, l’inglese Dick Higgins e il lituano Georges Maciunas, fondatore del movimento e coniatore del termine Fluxus, l’equazione imperfetta del flusso della forma con cui si identificano gli sterminatori dell’arte per tutto il il XX°, ovvero l’azione vs l’oggetto, il fluxus vs la forma. Padre putativo Mastro Duchamp, alchimista e teologo mancato. E chissà se sul suo comodino, tra le sue letture notturne, non ci sia stata anche quella Tenebra Luminosissima, commento dell’Alberto Magno alla Teologia Mistica di Dionigi l’Areopagita.

Tra i fedelissimi del movimento La Monte Young , il coreano Nam Yune Paik e la giapponese Yoko Ono. Ancora l’oriente, che fa capolino tra le pieghe della contestazione alle forme perfette del Leon Battista, alle tranquillità semantiche del piccolo mondo borghese occidentale, per predicare la taostica unità delle arti (Higgins) contro la divisione del lavoro intellettuale praticata dalle economie capitaliste nostrane.

Fluxus come anti-arte. Performance musicali e sinestesie architettoniche che rimbalzano tra le gallerie newyorkesi, segnando in modo decisivo e irreversibile l’arte del secondo dopoguerra. Come conciliare quindi diavolo e acqua santa, la forma fluente nello spazio con il flusso delle forme nel tempo?

Qualcuno ci ha provato, espressionismo astratto e arte concreta, action painting e  gestualità viennesi, performanti realtà emozionali altrimenti inespresse, per poi infine, in un rebus impossibile da tradurre, trasformare l’azione in oggetto (fluxus formae x forma fluens).

Ma questa è tutt’altra storia. Bisogna pur mangiare, e il mercato dell’arte, questa famelica piovra, tutto inghiotte e tutto trasforma in valore di scambio. In fondo basta togliere una F e Fluxus si trasforma in Luxus. E’ il danaro che serve all’arte o è l’arte che serve al danaro? Ai posteri…