Firenze: l’educazione al bello

 di Luca Violo

Passeggiare per Firenze molto presto la mattina è un privilegio, perché ci offre l’occasione di cogliere con maggiore attenzione i dettagli dei monumenti che la rendono quello straordinario concentrato di bellezza rinascimentale che il mondo ammira. Ho sempre amato il Battistero di San Giovanni, perché è un luogo magico dalle origini misteriose. Forse edificato nella tarda romanità come tempio pagano a Marte, o forse di epoca paleocristiana tra il IV e V secolo, la sua forma ottagonale riporta alla mente all’Octava Dies, il giorno successivo alla creazione, che nella simbologia cristiana è il tempo dell’eternità che inizia con il Giudizio Universale. Solo attraverso il battesimo, infatti, il fedele può aspirare alla salvazione. 

Luca Violo, Intersezioni architettoniche, 2021, Battistero di San Giovanni di Firenze

Mi perdo nelle geometrie della decorazione esterna in marmo bianco di Carrara e verde di Prato, che tanto ricorda quella della facciata di San Miniato al Monte, e un perdurare nella città di una tradizione architettonica della romanità classica.

Luca Violo, Le righe all'angolo, 2021, Battistero di San Giovanni di Firenze

Osservo con estatica voluttà le copie delle tre porte bronzee: quella Sud di Andrea Pisano (1320 - 1336), tipicamente gotica nell’uso delle cornici quadrilobate nelle formelle quadrate, dedicata alle Storie di San Giovanni Battista, e sormontata da un incantevole gruppo scultoreo manierista di Vincenzo Danti del 1571, con L’esecuzione del Battista di fronte a Salomè; la porta Nord di Lorenzo Ghiberti (1403 - 1424) - realizzata dopo aver vinto il famoso concorso del 1401, che vedeva fra i partecipanti Filippo Brunelleschi e Jacopo della Quercia - con le Storie del Nuovo Testamento e le figure dei Quattro Evangelisti e Dottori della Chiesa, che reca sopra la Predica del Battista del leonardesco Giovanni Francesco Rustici (1506 - 1511); e, infine, sempre del Ghiberti, la Porta del Paradiso (1425 - 1452), con le Storie del Vecchio Testamento sottostante il Battesimo di Gesù di Andrea Sansovino (1502). 

Luca Violo, La partita è aperta, 2021, Battistero di San Giovanni di Firenze

Come spesso accade in città monumentali come questa, le epoche si sovrappongono creando delle immortali armonie, che appaiono come la sintesi di un’educazione al bello che diviene patrimonio sedimentato della città. La rinascenza economica e sociale trecentesca getta le solide basi di quel Rinascimento delle arti e della cultura quattro-cinquecentesca, che dialoga con le forme, il pensiero e le parole classiche. 

Luca Violo, Sublime equilibrio, 2021, Battistero di San Giovanni di Firenze

Pochi passi mi separano dalla Sagrestia Nuova di San Lorenzo (1520 - 1533), apogeo dell’architettura e della plastica michelangiolesca, dove spazio e forma sono elementi di un equilibrio di assoluta beltà.

Luca Violo, Le morbide membra d'Aurora, 2019, Michelangelo Buonarroti, Sagrestia Nuova, Basilica di San Lorenzo, Firenze

Voluta da Leone X venne iniziata dal Buonarroti nel 1520, quando fu rescisso il contratto per la facciata della basilica, e deciso di creare un nuovo spazio di sepoltura come pendant della Sagrestia Vecchia del Brunelleschi e Donatello (1421 - 1450), capolavoro insuperabile del primo rinascimento. 

Luca Violo, Perdersi nel corpo d'Aurora, 2019, Michelangelo Buonarroti, Sagrestia Nuova, Basilica di San Lorenzo, Firenze

La fantasia progettuale è audace, e si manifesta in uno spazio complesso suddiviso in piani diversi, con elementi classici come archi, pilastri, balaustre e cornici disposti con schemi assolutamente inediti. Michelangelo con titanica creatività riscrive i canoni vitruviani attraverso una sensibilità di eclettico tormento, dove le certezze del Cenacolo di Lorenzo il Magnifico si infrangono nell’offesa del Sacco di Roma del 1527 da parte dei lanzichenecchi. 


Luca Violo, L'infinita torsione del Giorno, 2019, Michelangelo Buonarroti, Sagrestia Nuova, Basilica di San Lorenzo, Firenze

Le figure del Giorno e della Notte sul sepolcro di Giuliano duca di Nemour, e del Crepuscolo e dell’Aurora su quello di Lorenzo duca d’Urbino, sono un meraviglia della scultura e un repentino quanto stupefacente sviluppo verso un movimento della linea che anticipa le morbide sinuosità barocche, e una modernità d’approccio che eleva la complessità simbolica e filosofica ad architrave della rappresentazione artistica.