On the move: Arthur Elgort alla Staley Wise Gallery
di Patrizia Catalano
La fotografia, arte per eccellenza dell’istante congelato, si confronta con il movimento.
Come conciliare queste due posizioni estreme se non cercando nello specifico della forma l’espressione di una trasformazione, un flusso che si congela nel fluire dell’oggetto? Arthur Elgort, per decenni fotografo prestato alla moda, ha il vizio del paradosso. Congelare l’istante, dando conto di quella specificità che si forma solo nel cambiamento, è impresa assai ardua. La passione per la musica e per la danza ha orientato molto probabilmente questa sua scelta.
Musica jazz, ovviamente, i cui ritmi sincopati influenzano lo scorrere veloce della luce sulle superfici trans-lucide dei preziosi tessuti, degli abiti indossati dalle modelle di Vogue, a cui lo scandire dei passi di una danza (Meredith Monk?), sottesa all’elegante leggerezza dei movimenti dei corpi, restituisce quell’idea di movimento a cui l’artista aspira.
Classe 1940, ha lavorato forse nella stagione più felice e fausta dell’universo newyorkese, vivendo intensamente e da protagonista la città più trendy dell’epoca, dove le arti, tutte le arti, concorrevano verso un obiettivo comune, una coralità di voci che ha costruito il mito di quel magnifico periodo. Arte come sintesi di musica, danza, fotografia, cinema, performances teatrali, pittura e arti visive, provocazioni culturali di una città che di questo viveva. Dalla pittura Elgort ricava i primi rudimenti di un’estetica dell’immagine moderna e dinamica, ma ben presto si accorge che il pennello non basta, e la fotografia diviene il suo fardello, l’idea di movimento la sua cifra stilistica. Da Gus Peterson, di cui diviene assistente, ricava il taglio fotografico spontaneo e naturale che cerca di cogliere l’istante più performativo nello scorrere del tempo. Nel 1971 i primi reportages per l’edizione inglese di Vogue, cui farà seguito una brillante carriera professionale al servizio delle maggiori e più prestigiose testate internazionali.
Il suo lavoro, esposto alla Staley-Wise Gallery di New York a partire dal dicembre ’22, riassume cinque decadi di progetti fotografici centrati sullo stile ‘snapshot’, che caratterizza il personale modus della sua ‘fashion photography’.