Dell’acqua, in forma di Sentimento alla Biennale dello Stretto

 di Alfonso Femia

Il cambiamento climatico e il comportamento dell’acqua stanno trasformando il modo di abitare e vivere e ridisegnando la geografia del mondo. Emerge, come conseguenza, la necessità di cambiare i paradigmi della progettazione urbana e delle infrastrutture idriche per controllare sia l’eccesso sia la scarsità di acqua.

Tuttavia, nonostante la gravità, il problema dell’acqua come risorsa limitata non esce dalla sfera scientifica e tecnica. Stiamo diventando consapevoli della necessità di ridurre il consumo di energia, grazie alle campagne di sensibilizzazione e soprattutto agli eco incentivi fiscali, ma non ci preoccupiamo degli effetti “water impact” del costruito. L’acqua è bene comune, elemento essenziale dell’habitat e dell’abitare, riferimento per l’antropizzazione, è condizione per la nascita e lo sviluppo delle città. Attraversa tutte le geografie, nel tempo ha tracciato la storia, la cultura, lo sviluppo dei luoghi.

L’acquedotto romano, matrice dell’infrastruttura in rete, replicato, nel tempo, in modelli via via sempre più tecnologicamente raffinati, ha espresso architetture monumentali che, per centinaia e centinaia di chilometri, attraversano i territori di buona parte del mondo. L’acqua è stata, dunque, il primo grande tema progettuale che ha influito sull’espansione e sulla crisi dei centri urbani ed è, oggi, il parametro per valutare l’efficacia di tutte le azioni volte a contrastare il cambiamento climatico: è il comportamento dell’acqua che decreta il successo o il fallimento delle strategie di forestazione urbana, di riduzione delle emissioni climalteranti, delle azioni di mitigazione e adattamento, arretrando dai litorali e bilanciando la sua presenza alle diverse latitudini.

Le esperienze del secolo scorso – la più drammatica nel contesto europeo è stata l’inondazione causata dal mare del Nord, in Olanda, nel 1953 - hanno dato avvio a una revisione dell’ingegneria tradizionale. La lentezza e la velocità dei comportamenti geomorfologici indicano proprio la necessità di trovare ipotesi permeabili e trasformabili. Come è successo per il “green”, agli esordi della consapevolezza ambientale, ora l’accelerazione della crisi climatica impone di assumere l’acqua come materia alla quale fare riferimento nei progetti.

L’acqua è il tema della prima edizione della Biennale dello Stretto, in corso fino al 18 dicembre prossimo,  che si svolgendo tra Reggio Calabria e Messina. Inaugurata lo scorso 30 settembre a Campo Calabro, al Forte Batteria Siacci, un fortificazione di epoca umbertina, mai utilizzata per fini bellici o di difesa..

Curata da me e da Francesca Moraci, il tema della Biennale è “Le tre linee d’acqua”, espressio e che identifica una geo-morfologia comune a tutto il territorio mediterraneo. Attraverso una call to Action internazionale abbiamo raccolto proposte progettuali sul tema dell’acqua e una challenge to action sulla relazione tra acqua e parole, rivolta ai giovanissimi. Abbiamo coinvolto artisti locali, attivi e riconosciuti sul piano internazionale per interpretare il tema con sensibilità e visioni meta-progettuali.

Fortissima la relazione tra l’arte e il luogo: il Forte reinventato offre, nelle singole stanze, una dimensione intima nella quale si gioca il rapporto tra l’artista e l’opera e tra l’opera e il pubblico.