Giò Ponti, Trionfo da Tavola,1926

Giò Ponti, Trionfo da Tavola,1926

 Dell’Oggetto Celibe

di Patrizia Catalano

Nel 1926 il Ministero degli Affari Esteri Italiano chiese a alla manifattura Richard Ginori di produrre un centrotavola per decorare le tavole delle principali ambasciate italiane nel mondo. L’azienda fiorentina si rivolse a un ancor giovane Gio Ponti e Ponti, a sua volta, si avvalse della collaborazione di Tommaso Buzzi per l’ideazione e di Italo Griselli per la realizzazione plastica. Nacque così il Trionfo Barocco, un progetto onirico e scenografico, molto più vicino alla visione della Saliera di Benvenuto Cellini che non allo stile novecentista dell’architetto milanese. Il Trofeo prevedeva al centro una figura femminile adagiata su una grande conchiglia e  tutt’intorno, una teoria di festoni, coralli, scoiattoli e, naturalmente, gli stemmi sabaudi. Ponti con il suo Trionfo fece un pezzo unico e irripetibile non tanto nella sua serialità (ne furono realizzati un centinaio di copie) quanto nella sua concezione espressiva e formale: voleva ricordare al mondo da dove partiva la cultura italiana.

Saliera di Francesco I, Benvenuto Cellini 1540-43, Kunsthistorisches Museum, Vienna

Saliera di Francesco I, Benvenuto Cellini 1540-43, Kunsthistorisches Museum, Vienna

Questa direzione, dove la poetica e l’espressività di un’opera sono strettamente legate al valore della sua realizzazione, sono anche i punti saldi della collezione di HoperAperta, che quest’anno raggiunge la sua terza edizione proponendo una mostra di ispirazione squisitamente duchampiana  dal titolo “L’OGGETTO CELIBE”.

Marcel Duchamp,Untitled from The Bride Stripped Bare by Her Bachelors, Even (The Green Box) (La mariée mise à nu par ses célibataires, même [Boîte verte)1934 Moma, NY

Marcel Duchamp,Untitled from The Bride Stripped Bare by Her Bachelors, Even (The Green Box) (La mariée mise à nu par ses célibataires, même [Boîte verte)1934 Moma, NY

Il tema dell’Oggetto Celibe - ovvero di un oggetto non riproducibile perché non in grado di generare nulla al di là di sé stesso - è stato lanciato come provocazione da HoperAperta a un gruppo di artisti e architetti, chiedendo loro un progetto che fosse unico nella sua precipua poetica artistica - tanto da farne un pezzo autoriale limited edition - ma anche plurale nell’interpretazione di un tema dall’impossibile soluzione. Il concetto di célibataire è ‘assolutamente contemporaneo’, ma poco indagato perché complesso da definire in maniera univoca. L’essere ‘celibi’ può al contrario avere molte valenze positive: significa avere una chiara idea della propria identità, chi sono, dove sono e, soprattutto, in che direzione mi sto orientando. Vuol dire cercare, attraverso la propria unicità, un dialogo con gli altri, non in virtù della similitudine, ma attraverso una dinamica integrazione tra le differenze, che significa non cadere in un manierismo fine a se stesso – perché di moda – ma la ricerca di una propria cifra interpretativa da condividere con gli altri. Questo può generare, come nella mostra milanese, un racconto plurimo e diversificato, fatto di molteplici narrazioni, tante quanti sono gli autori in mostra.    

Constantine Brancusi, Colonna senza fine a Tirgu Jiu, Romania

Constantine Brancusi, Colonna senza fine a Tirgu Jiu, Romania