Design Et the Wondrous

Sulla natura dell’ornamento

di Patrizia Catalano

Neri Oxman, Remora, Pelvic Series 2012

Neri Oxman, Remora, Pelvic Series 2012

Da tempi immemorabili Il Centre Pompidou colleziona e organizza mostre legate al mondo del design, educando e sensibilizzando anche i più digiuni i materia alla cultura del progetto. Al Centre Pompidou x West Bund Museum Gallery di Shanghai è di scena fino al prossimo 28 febbraio Design & the Wondrous, una mostra che si interroga sulla relazione che si è venuta a creare tra la decorazione e le nuove tecnologie di produzione digitale. Un’indagine che si muove sul confine tra il mondo immaginifico delle forme e quegli oggetti che, grazie alle nuove modalità di produzione e a una nuova sensibilità per la sostenibilità ambientale, andranno a definire i futuri scenari dell’abitare. In mostra, circa un centinaio di pezzi in cui si sancisce la relazione tra il polo francese e quello cinese del Pompidou, dove i molti cinesi esposti, spesso poco conosciuti in Europa, sembrano rimarcare un nuovo atteggiamento nei confronti del design da parte del mondo Orientale, decisamente più contemporaneo e aggiornato.

YMER et MALTA and Benjamin Graidorge, Fallen Tree Bench, 2013

YMER et MALTA and Benjamin Graidorge, Fallen Tree Bench, 2013

Punti focali di ricerca portati avanti dalla curatrice, la relazione tra arte e artigianato, l’utilizzo delle nuove tecnologie per la produzione e la laison tra passato e contemporaneo.

Andrea Branzi, Tree 5, 2010

Andrea Branzi, Tree 5, 2010

E al centro la decorazione, o meglio, il nuovo concetto di decorazione che si declina in un design organico e vegetale bandito per decenni dalla storia (razionale e spigolosa) del design del Novecento. In questa raccolta di pezzi, di cui una parte prodotti per l’esposizione, ci sono infatti molteplici riferimenti alle culture estetiche passate: dalla tradizione sei-settecentesca della Wunderkammer, all’idea di decorativismo e artigianato espresso

Marcel Wanders, Bon Bon Chair, 2010

Marcel Wanders, Bon Bon Chair, 2010

Natura e Ornamento, Frattali, Arabeschi, Ornamento e digitale, Design e Meraviglia, la Camera delle Curiosità, sono le sei sezioni in cui si suddivide il percorso a delineare, almeno nelle intenzioni, un manifesto del design del primo secolo di questo millennio dove la parte del leone è costituita da una empatia con il mondo naturale. Dalla capacità che il mondo del design avrà, grazie ai suoi autori, all’utilizzo di materiali vecchi e nuovi,  alle nuove strumentazioni digitali, di riportare l’uomo e il suo habitat a uno stato di ritrovata naturalità.

Francois Azambourg, Lampe à poser Bouclette, 2009

Francois Azambourg, Lampe à poser Bouclette, 2009

Quello che sembra totalmente mancare in questa ricca rappresentazione è il piglio autoriale di autodeterminazione dei designer.

Ron  Arad, Lovely Rita Bookshelf, 1996

Ron  Arad, Lovely Rita Bookshelf, 1996

Contrariamente  alle realtà movimentiste radicali della seconda metà del Novecento, i vari Memphis, Alchimia, Superstudio, qui ci troviamo di fronte a una scelta dettata più da una sorta di dichiarazione formalista che culturale.

Zang Zhoujie, Object #son1-F2A

Zang Zhoujie, Object #son1-F2A

Manca, sembra, una relazione reale con la cultura in corso. I movimenti del Novecento si chiamavano appunto ‘movimenti’, ed esprimevano, attraverso il sovvertimento dei principi allora in corso, il valore del ‘nuovo’.

 

Matthew Plummer, Digital Natives 1L 2012

Matthew Plummer, Digital Natives 1L 2012

Ciò che invece sembra segnare la cultura del design contemporaneo è una sorta di virtuosismo atonico che teme l’emozionalità. L’eleganza, la composizione, l’eco sostenibilità diagnosticano un design corretto, anche ricercato formalmente, ma privo di quello spirito progressista e dissacrante del design sperimentale del secolo scorso.