La Casa Perfetta
Villa Sonneveld, Nieuwe Bouwe e le ‘Machine à Habiter’.
di Henry Thoreau
Rotterdam è una città strana agli occhi di un uomo del sud. Possiede la freddezza del Nord, mai addolcita da una curva o da un ricciolo. Affacciata dell’imbocco del canale della Manica, ha il più importante porto industriale d’Europa. Popolazione linda e civile, gentile quanto basta, schiettezza olandese, con una decisa vocazione per la linea retta, per il quadrato e le sue proiezioni tridimensionali.
Villa Sonneveld non fa eccezione. Forme squadrate e ideologia machinista. Siamo dalle parti delle ‘machine à habiter’ di Le Corbisier. Funzionalismo esponenziale, ma di grande fascino.
Albertus Sonneveld, direttore di una factory urbana dedicata alla produzione e commercializzazione di the, caffè e altre tipologie, la cui sede venne realizzata, tra gli altri, da Mart Stam,, decise nel 1933, in piena rivoluzione funzionalista, razionalista, neoplasticista, di incaricare lo studio Brinkman e Van der Vlugt di progettare, costruire e arredare la Casa Ideale, ovvero la Casa Perfetta.
E cosi fu. Esponenti di punta della corrente olandese del funzionalismo europeo Nieuwe Bouwen, l’illustre coppia di architetti progettò una casa che più perfetta non si può. Una vera macchina da Abitare
Oltre alla squadratura delle superfici, ingentilite dalle volute armoniose delle scale che uniscono i tre piani dell’edificio, unica concessione alle memorie baroccheggianti delle antiche città olandesi, la casa presenta una distribuzione degli spazi interni decisamente all’avanguardia, che riflettono il pensiero del miglior funzionalismo dell’epoca.
Un piano terra che dal giardino conduce allo studio, un primo piano in cui, in un unico spazio virtuale, convivono cucina pranzo soggiorno e biblioteca, un secondo piano dedicato alle camere da letto, molto confortevole, nei limiti di quella poetica industrialeggiante e un poco fredda. Dimenticativi Vermer e i suoi caldi interni riccamente decorati. No, in ogni parte della casa predomina l’acciaio, il legno laccato e le superfici tessili sono ridotte al minimo, come per altro voleva il rigido dettato funzionalista.
Infine una dotazione tecnica che fa vibrare la maison come un vero e sensuale automa alla Auguste de Villiers de L'Isle-Adam. Musica stereo in tutte le stanze, e siamo solo negli anni trenta, montacarichi interno per trasporto merci, campanelli per far accorrere la servitù, docce con dieci soffioni massaggia corpo, da far invidia ai nostri super attrezzati bagni moderni. E molto altro.
Il risultato? La felicità, immagino, almeno quella domestica, a giudicare dai volti sereni della famiglia Sonneveld