Rivoli, uno Shelter per l’arte contemporanea.
di Patrizia Catalano
Il castello di Rivoli, ex fortezza sabauda, ospita da oltre trent’anni la più importante collezione di arte contemporanea italiana. Il suo direttore, Carolyn Christov-Bakargiev, rivela che l'edificio, grazie alle sue grandi dimensioni, è diventato anche sede per le vaccinazioni anti-covid. E per raggiungere le sale dedicate si passa attraverso una mostra: alcune sale infatti, a cui si giunge attraversando gli spazi dedicati a una mostra di wall painting, sono adibite a sedi vaccinali.
L'arte quindi come terapia, l'arte come spazio di cura del pensiero. Questo il punto di vista di Carolyn Christov Bakargiev, direttrice del Castello di Rivoli che ce ne parla in prima persona. “L’arte ha sempre contribuito alla cura della società”, esordisce Carolyn ChristovBakargiev. “Non è un caso che alcuni dei primi musei al mondo fossero precedentemente degli ospedali. Adesso vorremmo restituire il favore, per così dire, mettendo a disposizione le sale del Castello di Rivoli per il piano di vaccinazione nazionale. Il nostro Museo, situato in un edificio barocco, è infatti ben attrezzato per questo scopo, gli spazi sono sufficientemente ampi da poter accogliere un centro per le vaccinazioni in sicurezza, perché si possono rispettare le distanze, e i nostri custodi sono accoglienti e abituati a monitorare il pubblico.
Si tratta di un impegno condiviso anche con altri musei: quello di creare un luogo accessibile e al servizio della comunità. Sebbene le mostre siano attualmente chiuse al pubblico, i nostri edifici possono continuare a servire al loro scopo e contemporaneamente adempiere alla nuova missione: curare con l’arte. Una delle caratteristiche di Rivoli è la sua ubicazione: distante dalla città di Torino, in cima a un monte, in un luogo piuttosto isolato. Ebbene, quello che prima sembrava un difetto ora rappresenta un asso nella manica per il futuro. Si tratta di un bellissimo edificio, un castello sabaudo progettato da Filippo Juvarra nel 1734, un unfinished building, perché i lavori si interruppero a fine '700.
Nella seconda metà del '900 la regione Piemonte decise di ristrutturare il Castello e affidò il progetto all’architetto Andrea Bruno, maestro nel mantenere intatta l’identità delle costruzioni storiche pur conferendo ai suoi lavori un carattere contemporaneo. E così, nel 1984, Rivoli divenne un luogo con una doppia anima: contemporanea e al tempo stesso barocca. A quel punto la sfida fu di creare dal nulla un museo importante in un posto dimenticato (era una tendenza in voga negli anni Ottanta). Questo entusiasmò gli artisti di quel periodo, che amavano l’idea di andare in un luogo remoto. Fu così che il direttore di allora, Rudi Fuchs, portò autori del calibro di Joseph Beuys e tutti i maestri dell’arte povera a lavorare per un museo che era appena agli esordi.
“È nato così quello che amo definire un museo-cittadella per artisti distratti. Negli anni, grazie all’attività dei direttori che si sono succeduti, Rivoli è diventato un museo ‘trend setter’, in grado di percepire la direzione in cui si stava muovendo l’arte contemporanea. Siamo stati, e siamo tutt’ora, come degli insetti dalle antenne sensibilissime. E abbiamo fatto un grande lavoro di scouting lanciando autori che poi sono diventati famosi nel mondo. Il museo si è affermato anche grazie al suo archivio: avere molto spazio a disposizione ci ha permesso di organizzare uno degli archivi per l’arte contemporanea più importanti a livello internazionale. Oggi siamo nell’era dell’archivio. I più giovani adorano la memoria, vanno su you tube e trovano una lettera di un artista del 1970: gli piace moltissimo.
Ma la forza del museo, ripeto, risiede nell’essere fuori dalla città, con la disponibilità di ampi spazi e tanti servizi. Nel 1999, sotto la direzione di Ida Gianelli, è stato restaurato e aperto al pubblico l'edificio della Manica Lunga del Castello, con un progetto sempre a firma di Andrea Bruno. Sono stati realizzati un bookshop, una caffetteria, una biblioteca di 1000 metri quadri che oggi è la più grande biblioteca di arte contemporanea, e al terzo piano è stato inaugurato un enorme spazio di 140 metri per sette, la nostra ‘White Cube’.
“In questi anni il museo si è proposto anche come spazio di studio. Questo è stato possibile dando massima visibilità al CRRI (Centro di Ricerca Castello di Rivoli), che potenzia la vocazione scientifica del museo, la sua natura d’istituzione dedicata allo studio, alla ricerca e la produzione culturale. Il nostro non è un pubblico da musei blockbuster: operiamo in sintonia con il territorio in cui ci troviamo e sentendo la vicinanza dei presidi slow food abbiamo dato vita a un museo lento, molto amato dagli appassionati di arte.
Da noi vengono i giovani artisti come il jet set dell’arte internazionale. Sotto la mia direzione ho voluto infine creare un terzo momento per Rivoli, che segnasse un superamento dei confini tra l’arte contemporanea e le arti in generale. Così abbiamo integrato un terzo edificio che ospita la Collezione Cerruti (lascito di Francesco Federico Cerruti, collezionista di arte del '900 ndr). Una bellissima residenza a tre minuti di macchina e otto minuti a piedi dal castello, che custodisce una straordinaria raccolta di quasi trecento opere scultoree e pittoriche dal medioevo al contemporaneo, libri antichi con legature pregiate e più di trecento mobili e arredi tra i quali tappeti e scrittoi di celebri ebanisti.
Ho fortemente voluto questa unione, perché ormai abbiamo superato il tempo della Fenomenologia, dell’hic et nunc: ora siamo nel periodo del ‘Contempore’. Gli artisti immaginano ancora di appartenere a un tempo circolare e stratificato e non pensano che possano esserci dei tempi lineari e di compresenza. Ci troviamo in una fase storica diversa in cui va abbandonato il tema del ‘passato’ e del ‘futuro’: oggi tutto è contemporaneo”.