Pietro e Maria
di Henry Thoreau
“..Quand’ ero ragazzo mi chiedevano che cosa mi piacesse. Tutti i miei amici rispondevano ‘ la fessa’, io rispondevo ‘ l’odore delle case dei vecchi’…” ( Gep Gambardella ne ‘La grande bellezza’)
Pietro e Maria, Filemone e Bauci. Una vecchia casa sperduta nella campagna pugliese, una coppia inseparabile. Tutta una vita assieme, giorno dopo giorno, mese dopo mese, anno dopo anno.
Arare, seminare raccogliere. La casa odorava di buono. Il profumo della campagna si mescolava agli odori di casa, alle vecchie, semplici, povere cose, frutto di una vita di fatica e di dignitosa povertà.
Il ritratto di papa Giovanni, l’immancabile statuetta della Madonna, fluorescente. E poi vasi, vasettini, brocche e piccole ceramiche, disposte in bell’ordine sulle mensole di casa, le scatole vuote d’orzoro, ricordo di un antico sapore, appoggiate in ordinata fila sopra il camino.
E il souvenir del matrimonio, di un tempo lontano, che parla dei loro anni migliori, un piccolo arazzo un po’ sgualcito dal tempo con quattro cigni simmetrici, appeso alla parete, simbolo di un po’di bellezza più sognata che desiderata.
Filemone a Bauci, Pietro e Maria, in attesa degli dei, che portino finalmente quel poco di fortuna che la vita ha loro negato. Mentre scrivo mi piace pensare che gli dei, o gli Angeli, finalmente arrivati, se li siano portati via, assieme, tutti e due di notte, in silenzio, in punta di piedi, per non disturbare.
“..C’est la Mort qui console, hélas! Et qui fait vivre; C’est le but de la vie, et c’est le seul espoir Qui, comme un élixir, nous monte et nous enivre, Et nous donne le cœur de marcher jusqu’au soir
A travers la tempête, et la neige, et le givre, C’est la clarté vibrante à notre horizon noir; C’est l’auberge fameuse inscrite sur le livre, Où l’on pourra manger, et dormir, et s’asseoir
C’est un Ange qui tient dans ses doigts magnétiques Le sommeil et le don de rêves extatiques, Et qui refait le lit des gens pauvre et nus;
C’est la gloire de Dieux, c’est le grenier mistique, C’est la bourse du pauvre et sa patrie antique, C’est le portique ouvert sur le Cieux inconnus! ”
( Charles Beaudelaire, ‘ La mort des Pauvres’)