Oltre il giardino l’infinito
di Andrea Schubert
Oltre il giardino, hortus conclusus, c'è l'infinito, uno spazio estremo di cui non potremo mai conoscere la fine.
Credo possa essere dato per assodato che l'artista, per sua oggettiva natura, sondi ed esprima se stesso nell'opera della propria creazione. Un sondare e un creare che svolge in vari modi, assecondato dalla propria tecnica. Alcuni agiscono in maniera razionale, logica; altri per naturale e inconscia propensione. Alcuni, ma forse tutti, trovano nell'operare artistico una via di fuga dal sé e, soprattutto, da quel sé più materiale e sovrastrutturale che negli anni si è formato e sedimentato calcificandosi, venendo a costruire così quell'hortus conclusus che è l'individuo. Un individuo chiuso sempre in un sé materiale. Quasi un "corpus mecanicum", per dirla in altri termini e per distinguerlo dal "corpus misticum" imprigionato in quel "giardino ambulante" che è l'individuo.
Questi individui un po' speciali, che sono gli artisti, riescono, grazie alla loro arte, a fuggire. Una fuga che nelle opere di alcuni alcuni appare palese e lampante, mentre per quella di altri più celata tra le righe, sibillina, sottintesa. Una fuga comunque che non è mai alienante, anzi. Si tratta di una fuga alla ricerca del sé e non dell'altro dal sè. Una "non fuga" potremmo forse chiamarla anche se la cosa potrebbe apparire una contraddizione. Una fuga "non fuga" sarebbe una contraddizione se non fosse che, per certi versi e per certi scopi, si deve "uscire fuori" per "entrare dentro" e poter scoprire l'infinito racchiuso in sè. Uscire per entrare quindi. Andare oltre il giardino ed esplorare l'ignoto. L'artista poi, con i suoi modi, lo racconta al proprio pubblico. Per alcuni artisti questa narrazione viene realizzata in un gesto. Tra questi potremmo ascrivere certamente Fontana, Hartung e Vedova. Per altri attraverso una costruzione mentale, surreale. Tra questi non possiamo non ricordare Rothko e Pollock per citare due personaggi immensi. Ma che sia un gesto o una costruzione poco importa. Il "dentro" e il "fuori" perdono la loro relazione geometrica fondendosi in una unicità formale essenziale.