Oki Izumi vs Gillo Dorfles
di Andrea Schubert
Banca Popolare Commercio e Industria, Milano
Arrivai abbastanza presto nel prestigioso salone espositivo della Banca Popolare Commercio e Industria. Era una bella passeggiata dalla galleria, ma camminare mi aiutava a distrarmi. Izumi mi viene incontro sorridente e con il suo aggraziato inchino mi saluta, e io ricambio come siamo soliti fare.
Conoscevo bene il suo lavoro avendo fatto negli ultimi anni tre mostre personali ed esponendo spesso le sue sculture tra una mostra e l'altra o in una delle 4 sale espositive che avevo tra via Montenapoleone e via Bagutta, non occupate da personali. Iniziammo il giro di rito parlando delle novità dei suoi ultimi lavori esposti e dell'evoluzione tra quanto a me noto e quanto inedito, quando scorgiamo Gillo Dorfles pensoso di fronte ad una grande installazione.
Si trattava di una struttura composta da oltre settanta lastre di vetro poste in verticale a spirale convergenti al centro e digradanti dal centro alla periferia, sorrette da pietre bianche a creare l'effetto estetico voluto.
Ci avviciniamo. Dorfles ci scorse e ci salutò.
Izumi chiese cosa ne pensasse dell'opera che stava guardando con tanta attenzione e lui di rimando: "La conscevo già. L'ho vista da Schubert - indicandomi con il naso - ma era più grande" Detto ciò, con un cenno ci saluta e ci lascia continuando da solo la visita della mostra, come era solito fare.
Ero lusingato, perché ricordava la mostra del 1991; i sei anni passati e tutte le altre mostre che doveva avere visto non avevano offuscato la sua memoria ottantasettenne, ma, per quanto abituato ai suoi comportamenti originali, non mi capacitavo di quella frase brusca ed indispettita con cui si era accomiatato. Quasi fosse offeso. Izumi mi sembrava gelata dal commento. Ripresasi mi guardò negli occhi e mi disse: "In effeti è vero. Mi hanno rotto una lastra e non ho avuto modo di farla sostituire. ... Ma che occhio e che memoria".