Lo spazio della memoria
di Luca Violo
Il museo è uno spazio della memoria, dove le idee primigenie divengono archetipi. È un’ambiente sospeso dove si sedimentano le emozioni assolute, i ricordi, le visioni abbacinanti di una forma, di un segno e di un colore.
È un luogo dove la mente è proiettata in una dimensione dove il tempo si trasforma in spazio, e dove la felicità si misura nella capacità di perdersi, per ritrovare intatta, la vibrazione dei colori felici di Matisse, la maestosità suntuosa e dorata di Rembrandt e Klimt, l’eterea e opulenta bellezza dei blu e dei verdi del Veronese e Giovan Battista Tiepolo, gli aranci e rossi di Rothko che si insinuano come totem silenti negli abissi profondi dell’anima.
E come non dimenticare l’umana grazia del Caravaggio dove la realtà è più vera perché l’azione diviene catarsi in una luce che nel momento in cui radente colpisce esseri e cose è rivelazione di un afflato divino umile e misericordioso, o la forma della passione di Gian Lorenzo Bernini che rende palpitanti e tormentati i gelidi marmi, che nelle sue mani si liberano della gravità per divenire materia dello stupore della forma.
Un museo è un sacrario inviolabile dove si celebra l’immortalità della bellezza, una wunderkammer dell’idea del sublime che nei millenni hanno spinto l’artista a rendersi sciamano della propria epoca.