Horst P. Horst: Perfezione vs espressione?
di Maurizio Barberis
In un saggetto del 1914, “il ritratto e la vita del volto”, Pavel Florenskij, stigmatizzava l’uso della fotografia nel ritratto, considerando l’immobilità del soggetto e l’impossibilità di rendere, attraverso l’immagine fotografica, l’infinita sfumatura dell’espressione del volto e dell’emergere nei segni fisiognomici che lo caratterizzano. In particolare la relazione tra le due componenti fondamentali dell’espressione, bocca ed occhi, ricomposte in un’unità sostanziale, hén kaì pollà, dall’abilità dell’artista nel portare alla luce i riflessi dell’anima del soggetto. Pittura vs fotografia. Due gli straordinari ritratti di Horst, quello di un giovanissimo Luchino Visconti e di un altrettanto giovane e smaliziato Noel Coward, nei quali Horst centra invece l’obbiettivo, rendendo evidente, attraverso l’espressione dei volti sapientemente modulata da un uso ‘espressionista’ del chiaro-scuro, i caratteri profondi e al tempo stesso la storia, passata e futura dei due soggetti. Ad un intimidito e pensieroso Visconti/Von Aschenbach fa da controcanto un giovane ma ormai navigato Noel Coward.
Ma il ritratto non era il focus del suo lavoro fotografico, ché il dorato mondo della moda lo prese definitivamente a partire dagli anni newyorkesi. Ma prima ben altra formazione per il giovane Horst. Certamente il breve periodo passato nello studio di Le Corbusier ebbe un’influenza decisiva nella costruzione architettonica della scena fotografica, sottomessa alle ferree leggi della spazialità chiaroscurale. Bisogna pur sempre ricordare l’importanza che ebbe sempre per il maestro svizzero il rapporto della luce con lo spazio.
Nel 1981 la Staley/Wise Gallery gli dedicò la mostra inaugurale, un’ampia retrospettiva al suo lavoro, che, quarant’anni dopo viene riproposta dalla stessa galleria per salutare il lungo e felice periodo della sua attività.
Tedesco di origine, ma cittadino del mondo da subito, si forma nella Parigi degli anni d’oro, frequentando (e fotografando) tutta l’avanguardia artistica francese. E non solo. Aristocratici decadenti o decaduti, star della moda come Coco Chanel, ne apprezzano sin da subito le qualità fotografiche e mondane. Ma è nella NY del dopoguerra, nella collaborazione con importanti testate del gruppo Condé Nast che trova la definitiva consacrazione del suo talento.
Le muse della moda lo ispirano, e il suo lavoro alterna ad uno spirito perfezionista alla Von Stroheim, un mood più dissacrante e fortemente espressivo, eredità delle sue prime frequentazioni parigine.
La luce, l’eredità espressiva dell’architettura razionalista, l’uso esasperato del chiaro-scuro, è il segno fondante la sua poetica, quello che caratterizzerà, come il fil rouge delle favole, tutto il suo percorso d’autore.
Molti sono i talenti fotografici che animano la NY di quegli anni, e quasi tutti legati al mondo scintillante della moda. Basti ricordare la sacra triade Newton/Penn/Avedon. Ma Horst ha qualcosa di diverso, che lo distingue da tutti gli altri grandi fotografi americani di quel dorato periodo, ovvero l’uso sapiente e consapevole dell’imperfezione nella perfezione, quello iato che nasce dal pendolo franco-tedesco e che crea la sensazione di movimento e l’impressione di forte vitalità delle sue immagini, mai statiche, ma sempre caratterizzate da quell’ élan vital che Florenskij pareva trovare solo nella grande pittura.
Staley-Wise Gallery
Horst P. Horst / George Hoyningen-Huene
Opening: May 26, 1pm - 7pm