Finzioni
Museo della fotografia o centro di documentazione? Towards a critique of the contemporary museum
di Maurizio Barberis
Note in margine ad alcuni scatti fotografici realizzati presso la sede del Centro della Fotografia Italiana di Brescia a Palazzo Martinengo Colleoni.
Notes to accompany photographs made at the facility of the Centro della Fotografia Italiana of Brescia at Palazzo Martinengo Colleoni.
Quale aporia contiene l’idea di un museo della fotografia e perché, di fatto, questa categoria museale è quella che più risente di criticità curatoriali ed espositive?
What aporia is contained in the idea of a photography museum, and why, in practice, is this museum category the one that most vividly reveals critical aspects of curating and display?
Documentare la documentazione. Il museo è un luogo dedicato al culto della Memoria, e la fotografia, come ben ci spiegò Roland Barthes, è essa stessa luogo della Memoria. Una tautologia quindi? Che cosa si pone quindi al culto dei viventi, se non l’opera del singolo Autore?
To document documentation. The museum is a place devoted to the cult of memory, and photography – as Roland Barthes aptly explains – is the very locus of memory. Tautology? What is presented for the worship of the living, if not the work of the individual author?
Il museo, così concepito, come epitome del vivente, diviene luogo di tutti coloro, un’affollata schiera, che cercano immortalità a buon mercato. Ai posteri l’ardua sentenza, ché noi ci rimettiamo al giudizio divino. In ogni caso la storicizzazione del vivente, la sua quota di immortalità, è sempre doppiamente pericolosa, perché in un caso si forza il giudizio su un autore al di là del necessario distacco temporale e critico, e nell’altro caso crea un’aura di potere, culturale ed economica, attorno ai candidati a quest’empireo critico. La fotografia è una professione, con un proprio mercato e con proprie regole economiche che funzionano anche e soprattutto nel mondo reale.
The museum thus conceived as the epitome of the living becomes the place of all those – in their crowded ranks – who seek immortality at an affordable price. We’ll leave the difficult verdict up to the future, in our deference to divine judgment. In any case, the historicization of the living, its share of immortality, is always doubly dangerous, because in one case we force the judgment on an author in spite of the necessary temporal and critical distance, while in the other we create an aura cultural and economic power around the candidates for this critical firmament. Photography is a profession, with its own market and its own economic rules, which also function in the real world.
Diverso e ben più meritevole è un lavoro dedicato a chi alla fotografia ha dato un contributo in epoche passate, un contributo tecnico, culturale, sociologico, che soli meritano l’attenzione dello storico e del critico, affinché ne formalizzi il ruolo e il peso all’interno di un percorso che riguarda la Storia dell’Uomo e perciò tanto meritevole del tempio delle Muse. Ai viventi spetta l’arduo compito di guadagnarsi la storia attraverso un lavoro che non sia fatto di ambizioni personali ma di volontà artistica, autoriale e documentaria. Fino all’ultimo respiro.
By contrast, and by greater merit, there is the work on those who have made a contribution to photography in past eras, technical, cultural, sociological contributions that deserve the attention of the historian and the critic, in order to grant formal recognition to their role and weight inside a path that has to do with the history of man, and thus belongs in a museum, the temple of the Muses. The living are faced with the arduous task of attaining a place in history, through work that is not made of personal ambitions but of artistic, authorial and documentary intention. Down to the very last breath.