Espressione vs impressione?
Note sulla pittura di paesaggio
di Maurizio Barberis
Queste brevi note vogliono essere una modesto e frammentario contributo ad una riflessione sull’esperienza pittorica che in questi anni si è caratterizzata attraverso una linea anti-impressionista.
1- La pittura, collocata storicamente al centro dell’esperienza artistica, è stata in questi ultimi decenni oggetto di una rimozione collettiva dalla scena dell’arte. Rimozione che ha assunto in quest’ultimo periodo, grazie alle vicende delle grandi esposizioni d’arte, Biennale innanzitutto, il tono di una commedia ambigua, periodicamente ripescata solo per opportunismi mercantili.
Di fatto però la pittura si trova oggi in una condizione paradossalmente privilegiata, poiché ancora una volta si dimostra esatta la tesi che nei momenti di crisi del sistema dell’arte le categorie storiche più autentiche ritornano prepotentemente sulla scena.
La pittura cessa di essere al centro della scena artistica per divenire qualcosa ancora più vitale e moderno, ovvero la linea di margine che consente di aprire una riflessione alle discipline che hanno arricchito in questi anni il panorama dell’arte, come l’architettura e il design. Insieme alla pittura, intesa come grande categoria di riferimento, anche i generi e i temi ritornano in auge: si torna a riflettere su temi classici della tradizione, come il paesaggio, assolutamente ricontestualizzato dalla ultime e più recenti esperienze artistiche. La pittura di paesaggio, più intensamente della natura morta o della rappresentazione architettonica del giardino, ci aiuta a districare il nodo del vedere, ci aiuta a distruggere un certo modo di guardare, per premiare lo sguardo disinteressato di chi ama l’arte come esperienza autonoma, priva di riferimenti a culture altre.
Il paesaggio ci permette di costruire un punto di vista interessante per l’arte contemporanea, che, se rapportato alla categoria estetica della pittura, consente di definire un altro confine, un altro bordo, tra le derive surrealiste dei concettuali inglesi e il paesaggismo forzato dei Land Artist americani.
Matrice comune di queste due tendenze è un sentimento della pittura che si esprime attraverso il paesaggio vissuto ancora emblematicamente dentro la tradizione romantica dell’espressione, di un sentire che risuoni empaticamente attraverso lo sguardo e coinvolga lo spettatore.
Un tema come questo è di fatto un tema di confine che assume storicamente, per poi riperderla immediatamente, una rilevanza di straordinario interesse, a cavallo di due secoli così determinanti per lo sguardo contemporaneo, soprattutto grazie al lavoro degli impressionisti. La pittura a cui si fa qui riferimento è viceversa sostanzialmente anti-impressionista, anti-realistica e di tradizione romantica, poiché si basa non sulla percezione e sulla riproduzione diretta di un sentire, bensì sul lavoro di scavo interiore dell’artista, la messa in luce di un mondo invisibile fondato su una visione soggettiva e individuale, cui l’immagine corrisponde come un guanto corrisponde al vuoto che racchiude.
2- Molti autori contemporanei, in modo diverso e in anni diversi, hanno lavorato attorno al tema del paesaggio con una sensibilità schiettamente anti-impressionista.
Paesaggisticamente parlando l'interno del vulcano di Turell, per esempio, diviene un luogo totale, un luogo progettato per riappropriarsi fisicamente dell'esperienza della luce delle stelle, rivivendo la sensazione dell'unità del cosmo, inteso come spazio concretamente percepito, ripercorrendo in questo modo l'esperienza eidetica di popolazioni che non avevano esattamente la stessa percezione di spazio e luogo che appartiene alla nostra civiltà.
La struttura interna del vulcano è costruita come una complessa macchina astronomica, che funziona grazie alle continue modificazioni del cielo.
3. Definizioni
3.1 Visibile e Invisibile
“ Ciò che definisce il luogo é dunque la linea, il bordo che rende visibile il visibile, lo limita e lo imita”. (P.Klee)
Il valore che l’opera attribuisce al mondo invisibile ne accentua l'aspetto di relazione, di contro alla Gestalt, o meglio definisce la Gestalt come un insieme di relazioni, piuttosto che la nozione tradizionale di forma intesa come massa contrapposta a un vuoto.
L'invisibile sta prima della traduzione dello stimolo in sensazione, o meglio, si posiziona naturalmente tra lo stimolo e la sensazione, terra terza. L'idea quindi di luogo (stimolo) e di non luogo (sensazione) apre alla coppia morfologica del separare/ connettere, che si manifesta come concretizzazione dell'idea di spazio.
Sono questi elementi fondamentali per la costruzione e la comprensione del senso.
3.2 Discreto e continuo:
Dalle leggi gestaltiche che ci consentono di dare unità percettiva a un luogo, alla percezione dello spazio come continuo, non separato dalle cose che ne compongono il tessuto deriva un' altra nozione molto importante, quella di Ganzfeld, campo visivo totale, dove al discreto come unità significante dello spazio si contrappone l'idea di uno spazio come continuo sensoriale, p.e. la percezione della profondità in assenza di stimoli separatori: gestalticamente la sovrapposizione e l'inferenza.
L'opera diviene viene dispersa in un continuo gestaltico e la dinamica, la fluidità percettiva, si oppone alla stabilità attraverso la perdita di controllo dei bordi: l'opera si frantuma in blocchi generando la perdita di specificità del singolo lavoro, che trova il suo senso solo nel contesto più generale dell'opera di un autore, confondendo i confini tra ciò che è dentro e ciò che è fuori. Questo comporta una rottura dello spazio lineare, dello spazio classico che prevede un inizio e una fine laddove l'inizio è il primo passo nella produzione intenzionale del significato, della produzione di un discreto all'interno di un continuo. Ma la forma in questo caso corrisponde effettivamente all'esperienza vissuta, ad un 'Erlebnis?
“… Tale forma è un modo (non l’unico) di mettere ordine e condurre a un certo grado di stabilità e di chiarezza la nostra coscienza della realtà, la nostra immagine del mondo (Weltbild) che se, lasciata a se stessa, non si presenterebbe altrimenti che come un incessante fluire di stati coscienziali che perennemente nascono e svaniscono in noi, una costante metamorfosi che mai si fissa in una figura compiuta. Questo è almeno il paesaggio che si manifesta quando vogliamo gettare uno sguardo all’intima officina della nostra coscienza…” (Andrea Pinotti, dall’ introduzione a Konrad Fiedler Scritti sulla arte figurativa,)