Un luminoso completo color crema: Sergio Dangelo

di Andrea Schubert

Era lui. Quasi luminoso nel suo completo color crema.

Sergio Dangelo, Table mise en fiandre, 1970

Sergio Dangelo, Table mise en fiandre, 1970

Le scarpe inglesi intonate come del resto il Borsalino in testa. Il gilet era di una tonalità leggermente più scura, come la cravatta.
Le porte del treno si aprivano lente in un tempo sospeso. Una dilatazione che ora, a distanza di anni, si accentua nell'inganno della memoria e dello stupore del momento. Davano l'impressione di essere le tende di un sipario che si aprivano, inquadrandolo perfettamente nel suo personale palcoscenico. La mia attenzione era focalizzata su di lui, in un treno affollato della metropolitana milanese, circondato dai passeggeri a rispettosa distanza, quasi a fargli da quinta inconsapevole.

 Sergio Dangelo, Senza Titolo, 1964

 Sergio Dangelo, Senza Titolo, 1964

Sergio mi vide inebetito ancora sulla banchina e quando gli dico "Ma ... sei bellissimo" gongola un po' tronfio e con un leggero inchino da maestro di Aikido, che ricambio, mi saluta. Varco la porta poco prima che si chiudano e da spettatore che ero divento attore. Parliamo. Mi racconta della conferenza che ha appena tenuto e dell'ignoranza del mondo che lui ben conosce e che detesta senza mai dimenticarsi di ricordarmene esempi che mi lasciano stupito, ammirato e curioso.

Sergio Dangelo, Rumore del Pacifico, 1957

Sergio Dangelo, Rumore del Pacifico, 1957

Le fermate si susseguono e ancora la calca rispetta il nostro spazio. Le persone intorno a noi incuriosite ci fanno da barriera, i nuovi arrivati li imitano velocemente forse sospettosi di qualche telecamera nascosta.
Arrivata la mia stazione mi scusai e senza mai dargli le spalle indietreggiai fuori dal palco, oltre il sipario aperto. Sulla banchina io e in palcoscenico lui ci salutammo con un leggero cenno del capo.

Sergio dangelo, L’inatteso, 1963

Sergio dangelo, L’inatteso, 1963

Rimasi a guardare il treno che ripartiva e Sergio che nella carrozza si metteva in posa per permettermi di ricordarlo al meglio. E così io lo ricordo.

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“Nasce a Milano nel 1932, dove vive prima di proseguire gli studi in Svizzera e Francia, fino al trasferimento per alcuni anni a Bruxelles, città che gli permette di entrare in contatto con esponenti del gruppo COBRA e scrittori surrealisti. Nel 1951 firma con E. Baj il Manifesto della pittura nucleare, movimento a cui rimane legato fino al 1958; nello stesso anno realizza la sua prima mostra personale alla Galleria Prisma di Milano. Nel 1955 è tra i fondatori della rivista Il gesto. Le opere di Dangelo hanno una componente surreale e delle incidenze segnico-formali, caratterizzate da un linguaggio pittorico colto e raffinato”