Palacio del Cuzco, Viznar

di Maurizio Barberis

 “… Debbo la scoperta di Uqbar alla congiunzione di uno specchio e di un’enciclopedia. Lo specchio inquietava il fondo di un corridoio in una villa di via Gaona, a Ramos Mejia;….Dal fondo remoto del corridoio lo specchio ci spiava. Scoprimmo che gli specchi hanno qualcosa di mostruoso. Bioy Casares ricordò allora che uno degli eresiarchi di Uqbar aveva giudicato che gli specchi, e la copula, sono abominevoli, perché moltiplicano il numero degli uomini… ‘ per uno di questi gnostici l’universo visibile è illusione, o-più precisamente-sofisma; gli specchi e la paternità sono abominevoli perché lo moltiplicano e lo divulgano’…” (Jorge L.Borges, ‘Tlön Uqbar, Orbis Tertius’)

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Nel 1795 Don Juan Manuel di Moscoso y Blaza, arcivescovo del Cuczo e successivamente vescovo di Granada, terra d’arabi e di gitani, decise di costruire una residenza estiva per il proprio ordine, accanto alla chiesa parrocchiale del Pilar.

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Juan Manuel de Moscoso y Peralta, del Consiglio di Sua Maestà, fu Vescovo delle Sante Chiese di Arequipa, sua patria, e di quelle di Córdoba del Tucumán, di Cuzco, nel Regno del Perù, e fu promosso Arcivescovo di Granada per aver riconquistato quelle province dopo la rivolta generale che ebbe luogo nel 1780. Per i cui meriti il Re gli assegnò la Croce del Regio e l’ Ordine spagnolo di Carlo III.

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La facciata del palazzo reca infatti il cartiglio: "Arequipa ciudad noble y hermosa del gran Moscoso fue cuna dichosa La España premia así con francas manos el mérito y virtud de sus vasallos de Moscoso en América el primero con tres mitras premió Carlos III."

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Completa il palazzo un bel giardino all’italiana, al cui centro, all’incrocio di quattro sentieri, si trova una fonte decorata con doppia scodella.

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La casa si estende per 2500 metri quadri, un vero e proprio labirinto, abbondantemente dotato di specchi, che spesso sostituiscono o arricchiscono, moltiplicandole, le decorazioni parietali, rendendo infinito e impercorribile lo spazio interno della casa.

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Juan de Moscoso divenne celebre anche per un’altra sua passione, oltre a quella della guerra e del potere, ovvero il Don Chisciotte della Mancia.

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Grande ammiratore del ‘mancego’, fece decorare alcune parti della casa infinita con ghirlande e grandi medaglioni, raffiguranti scene e paesaggi ricavati dall’ ‘obra cervantina’, utilizzando, come modello, le illustrazioni dell’edizione del Chisciotte curata da Vicente de los Ríos ed editato per la Real Academia, nel 1778 dal  tipografo Joaquin Ibarra ( vedi ‘La Nona Porta’, inquietante film di Roman Polanski), ispirandosi alle magnifiche tavole disegnate da Antonio Carnicero, José del Castillo, Bernardo Barranco, Gerónimo Gil, e Joseph Brunete.

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Dalle finestre e dalle gallerie del palazzo si gode una splendida vista della Vega granadina e della sierra Elvira e forse da quelle finestre si può vedere anche il luogo, tra Viznar e Alfacar dove fu portato dagli osceni falangisti spagnoli un altro grande poeta spagnolo, Federico Garcia Lorca, per essere fucilato assieme ad altre tre persone, un maestro zoppo e due toreri anarchici. Il corpo non fu mai ritrovato.

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Nella sola Granada sparirono quell’anno, per mano dei fascisti spagnoli, più di 25.000 persone.

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"En un eminente cerro, entre frescas arboledas, al pie de la Sierra de la Alfaguara, gozando de la vista de la Vega granadina, está el Lugar de Víznar, deleitoso y agradable sitio. Hay en él casa de recreación donde se suelen retirar los arzobispos de Granada algunos días de estío."

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