Che ve ne pare del Bel Villaggio?

 Centre Georges Pompidou, Paris, France

di Patrizia Catalano

Henry Thoreau, Beaubourg, 2010

Henry Thoreau, Beaubourg, 2010

Settantamila opere di arte moderna ovvero design, dipinti, arti grafiche, sculture, cinema, fotografia e arti multimediali, questo è in sintesi il Centre Georges Pompidou di Parigi, voluto dal presidente della repubblica francese Georges Pompidou (1969-1974).

Presentation on of the second avant-projet sommaire, 1972, © Centre Pompidou

Presentation on of the second avant-projet sommaire, 1972, © Centre Pompidou

Un’istituzione culturale dedicata ai molti linguaggi dell’arte, dotata di una biblioteca pubblica, un museo del design, aree destinate ad attività musicali, cinematografiche e audio-visive.

The building under construction., ph Bernard Vincent, © Centre Pompidou

The building under construction., ph Bernard Vincent, © Centre Pompidou

Insomma un modello che avrebbe cambiato il concetto di museo e di modo di usufruire la cultura, perlomeno in Europa e più in generale in Occidente.

The start of the earthworks
, ph H. Beranger & Cie, © Centre Pompidou

The start of the earthworks
, ph H. Beranger & Cie, © Centre Pompidou

Cosa succede quando il 31 gennaio 1977 si inaugura il Centro Internazionale d’Arte e di Cultura Georges Pompidou?

Renzo Piano and Richard Rogers 1977, ©Jacques Minassian, Courtesy Studio Piano & Rogers, Fondazione Renzo Piano

Renzo Piano and Richard Rogers 1977, ©Jacques Minassian, Courtesy Studio Piano & Rogers, Fondazione Renzo Piano

Un’emozione incredibile, perché l’edificio costruito da Renzo Piano e Richard Rogers era davvero una macchina del futuro. Una macchina di design – non perfetta si dice, ma impressionante per la Parigi di allora – che si era calata nel centro del Marais, nel cuore della capitale e aveva stravolto una città molto conservatrice, qual era allora Parigi.

Henry Thoreau, Beaubourg, 2010

Henry Thoreau, Beaubourg, 2010

La ville lumiere con il suo Beaubourg nuovo di pacca, fatto da due architetti ‘stranieri’, torna al centro il sistema artistico internazionale.

Elevation of competition design, © Studio Piano & Rogers, architects© Fondazione Renzo Piano

Elevation of competition design, © Studio Piano & Rogers, architects© Fondazione Renzo Piano

L’architettura decisamente trasgressiva, che poco interagiva con i bei tetti in ardesia e le architetture del XVIII secolo che la circondano, come si direbbe oggi, ‘spaccava’.

Henry Thoreau, Beaubourg, 2010

Henry Thoreau, Beaubourg, 2010

Sensazionalista, giocoso, radicale, colorato: questo era il nuovo tempio dell’arte moderna. Ma soprattutto, disinibito, come voleva la cultura sociale del periodo.

Henry Thoreau, Beaubourg, 2010

Henry Thoreau, Beaubourg, 2010

Beaubourg mette ben in mostra quello che generalmente viene celato nell’architettura, anche quella moderna: impianti e tubature segnano il volume di un corpo altrimenti anonimo.

Henry Thoreau, Beaubourg, 2010

Henry Thoreau, Beaubourg, 2010

Peggio, il brutto, il celato, si delinea come elemento di decoro, come marca che segna il nuovo prodotto contemporaneo.

Every night certain streets were closed, Ph: Bernard Vincent, © Studio Piano & Rogers, architects © Fondazione Renzo Piano

Every night certain streets were closed, Ph: Bernard Vincent, © Studio Piano & Rogers, architects © Fondazione Renzo Piano

 “Questo è design bellezza!”, verrebbe da dire. Se non altro è marketing.

Henry Thoreau, Beaubourg, 2010

Henry Thoreau, Beaubourg, 2010

I due giovani ed allora ancora sconosciuti architetti che avevano convinto l’establishment francese a sì tanta innovazione, avevano, inconsapevolmente o meno, creato un paradigma con cui tutti da allora in poi avrebbero dovuto (o voluto) confrontarsi.  

Renzo Piano and Richard Rogers Beaubourg team 1972, © Studio Piano & Rogers © Fondazione Renzo Piano

Renzo Piano and Richard Rogers Beaubourg team 1972, © Studio Piano & Rogers © Fondazione Renzo Piano

La cultura, l’arte, le mostre, diventano oggetto di consumo. Si va a Parigi perché si va al Beaubourg. Si entra nella grande hall e si fa parte del nuovo sistema dell’arte moderna e contemporanea.

Henry Thoreau, Beaubourg, 2010

Henry Thoreau, Beaubourg, 2010

Si salgono le (lentissime) scale mobili e dalle vetrate di plexiglass si ammira la piazza antistante che essendo un piano inclinato in ciottolato di pietra, permette alle persone di sedersi a terra come in un agorà.

Henry Thoreau, Beaubourg, 2010

Henry Thoreau, Beaubourg, 2010

Poi, a sinistra, si può vedere la grande macchina scenica di Jean Tinguely e Niki de Saint Phalle: la fontana Stravinsky (dal 1983). Ma soprattutto, si gode la città, le sue lievi alture, se ne percepisce la storia, i suoi splendori e le sue miserie, la sua innegabile bellezza.

Henry Thoreau, Beaubourg, 2010

Henry Thoreau, Beaubourg, 2010

Il Centre Pompidou diventa la nuova cattedrale dove è possibile vivere in prima persona un’esperienza autoriale. Si visitano le mostre, ci si lascia incantare dalle installazioni permanenti, si fa shopping al museo, si sfoglia l’ultimo catalogo al bookshop.

Henry Thoreau, Beaubourg, 2010

Henry Thoreau, Beaubourg, 2010

E poi c’è la caffetteria: finalmente al museo “si mangia”. Cos’altro si può volere di più?

Henry Thoreau, Beaubourg, 2010

Henry Thoreau, Beaubourg, 2010