A proposito di tutti questi orizzonti
Piccola chiosa a ‘orizzonte senza paesaggio’
di Silvio Fuso
Mariano Fortuny, Fotografie e disegni illustrativi delle applicazioni degli apparati per ottenere gli effetti di luce al teatro della contessa di Béarn
Con buona pace dell'entaglement quantistico (ma con un occhio al modello orch-or di Penrose e Hameroff) vorrei dare il mio breve contributo al tema "esperienza" nella sua prevalente accezione all'interno del simbolismo storico.
Mariano Fortuny, Fotografia della cupola pieghevole installata al teatro Kroll di Berlino
Cardine di questa poetica, come ben si sa, è la trasmissione di uno stato d'animo dall'artista allo spettatore (diciamo così) reso possibile da un'opera; in tale contesto il critico è ARTIFEX ADDiTUS ARTiFICI , elemento di garanzia e catalisi.
Mariano Fortuny, Fotografie e disegni illustrativi delle applicazioni degli apparati per ottenere gli effetti di luce al teatro della contessa di Béarn
Di soglie ve ne sono quindi e, tutte, efficaci, non autoreferenziali e/o metalinguistiche: servono, insomma, in pratica si identificano con l'opera stessa che è corpo tecnico/materico, luogo medianico della STIMMUNG. Stimmung che, a ben guardare un po' quantistica lo è davvero (Heidegger e Planck?) essendo, contemporaneamente, dentro e fuori di noi, soggetto e oggetto fusi in uno shine: presenza certa, ma, ahimè, non misurabile, ricorda qualcosa?
Mariano Fortuny, tavola descrittiva della cupola pieghevole
Bene quindi gli esercizi percettivi, magari con qualche ammiccamento psichedelico(personalmente sono affezionato alla vecchia e biennalistica OP-ART),ma non carichiamoli di troppa, filosofica profondità.
Una cupola Fortuny senza rappresenta zione…..impossibile!
Peter Behrens, Bühnenbelecuchtung mit indirektem Bogenlicht, Beleuchtung System Fortuny, G.m.b.H. Berlin, 1907